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AttualitàStoria

Roma, la sorella giovane di Cerveteri

di Giovanni Zucconi

Oggi parleremo dei rapporti tra la potente Roma e l’antica Caere, la nostra Cerveteri.

Partiamo da un fatto storico che abbiamo studiato tutti a scuola. Durante la guerra con in Galli, nel 390 a.C., nel momento in cui tutto sembrava perduto, i Romani decisero di nascondere e di proteggere levestali e i loro oggetti sacri, proprio nell’etrusca Caere. La domanda che nasce spontanea, e che per me è molto significativa, è: perché le nascosero proprio a Cerveteri?

La domanda è legittima perché, vi ricordo, in quel periodo, tutto il popolo etrusco, e quindi anche Caere, era impegnato in un mortale battaglia per la sopravvivenza con la nascente potenza romana.Eppure,se leggiamo le fonti storiche, non emerge neanche il minimo dubbio su dove andare a nascondere le proprie Vestali. Nel passo di Tito Livio che racconta questo episodio, si può osservareche non si parla mai di un momento nel quale venne presa questa decisione. Era come se tutto fosse scontato ed evidente: bisognava solo dirigersi velocemente verso l’amica Caere, dove tutto era già pronto ad accoglierle.

Se volessimo fare un paragone ai nostri giorni, sarebbe come se Israele, attaccato dalla Russia, trasferisse il proprio governo in uno dei paesi arabi circostanti. Credo che apparirebbe a tutti molto strano.

Roma e Cerveteri, nonostante lo scontro più o meno latente in atto tra Etruschi e Latini, erano comunque due città amiche? O erano forse qualcosa di più? Magari Cerveteri la possiamo considerare una “sorella maggiore” di Roma. Legate da un antico e inviolabile legame di sangue. Si tratta chiaramente di una fantasia. Ma proviamo a cercare qualche evidenza, sempre giocando con la Storia,a supporto di questa ipotesi fantasiosa.

Per rendersi conto di come quello tra Roma e Caere fosse un legame particolare, e per nulla scontato in quel periodo storico, consideriamo la cittadinanza romana, senza diritto di voto,che Roma concesse a tutti gli abitanti dell’antica Cerveteri,dopo la protezione data alle Vestali, come ringraziamento per il loro aiuto e la loro fedeltà. Ricordiamo ancora che, in quel momento, i Romani erano in aperta ostilità con gli Etruschi. Quindi questa concessione della cittadinanza qualche domanda te la fa nascere.

Sempre facendo un esempio più vicino ai nostri giorni, è come se, durante la Guerra Fredda, si fosse data la cittadinanza americana a tutti i Polacchi dopo la proclamazione a Papa di Karol Wojtyla. Io sono sicuro che, il governo polacco, pur ringraziando per il pensiero, avrebbero obiettato che la loro Nazione era fatta di Polacchi e che quello che stavano offrendo era inopportuno e, a tutti gli effetti, un’annessione culturale.

Inoltre, ci sarebbe sicuramente stata una sollevazione dell’Unione Sovietica e di tutti gli altri Paese del Patto di Varsavia.Che avrebbero apertamente accusato la Polonia di tradimento. Ma all’indomani della concessione della cittadinanza romana a tutti gli abitanti di Caere, tutto questo, da quello che mi risulta, non accadde. Non ci fu nessuna seria condanna da parte delle altre città etrusche, e nessun sospetto di annessione “culturale” fu mai espresso dai cittadini di Caere. Anche in questo caso, leggendo le fonti storiche, tutto sembrava scontato e naturale.Consideriamo anche che Roma, in quel momento, non era ancora il grande Impero del quale tutti volevano fare parte come cittadini di serie A.E quindi, la cittadinanza romana era, in quegli anni, qualcosa di molto poco significativo,e di cui si poteva benissimo fare a meno.

Raccontiamoadesso un altro episodio che ci fa capire meglio la reale situazione di guerra permanente trai Romani e gli Etruschi. Ci racconta Tito Livio che, dopo circa 37 anni dalla sconfitta dei Galli, i Falisci e i Tarquiniesi insorgono contro i Romani, e convincono anche i Ceriti a partecipare alle loro azioni militari. Erano più scorribande corsare che vere e proprie battaglie, ma questo bastò ai Romani come pretesto per scatenare una guerra. Al Senato romano arrivarono rapporti di saccheggi nelle campagne da parte degli etruschi, ai quali partecipavano anche gli abitanti di Caere, e veniva sottolineato come spesso il bottino veniva trasportato nel territorio ceretano. Roma si indignò, soprattutto nei confronti di Caere che aveva rotto l’antico patto di amicizia, e si mosse come faceva solo nelle grandi occasioni: nominò un dittatore e dichiarò guerra a Tarquinia e a Caere. Questo fa capire come tra Etruschi e Romani ci potevano essere solo delle tregue, ma mai la pace. Caere, non avendo la minima possibilità di resistere ai Romani, a questo punto si sentì perduta, e mandò una delegazione al Senato romano per supplicare il suo perdono, cercando di fare ricadere tutta la colpa su Tarquinia.

Per valutare meglio quello che successe in seguito, facciamo il punto della situazione: Roma è in una fase di rapida espansione, e adesso ha il pretesto e la possibilità di allargare i propri domini diretti a spese dei due potenti confinanti etruschi. In particolare, potrebbe sbarazzarsi molto facilmente della vicinissima e confinante Caere, e preparare così una testa di ponte per attaccare Tarquinia, senza più il pericolo di doversi difendere alle spalle dai Ceriti. Era una strategia semplice e necessaria se Roma voleva espandersi. Eppure, questo non accadde. Caere fu risparmiata da una Roma che si fece “toccare il cuore” da argomenti che una città che perseguiva una spietata politica di espansione non poteva certo permettersi di prendere in considerazione.

AiCeritibastò ricordare come loro avessero accolto le Vestali e le cose sacre di Roma.E, in nome di questo antico gesto di amicizia, chiesero di essere risparmiati dalla guerra che gli era stata dichiarata. A me sembra un po’ poco per evitare una guerra estremamente utile ai Romani.Ma racconta Tito Livio come queste parole ebbero il loro effetto, e Roma concesse a Caere una tregua di 100 anni, e rivolse le proprie truppe solo verso Tarquinia e i Falisci.

Anche in questo caso, inspiegabilmente, non assistiamo a nessun problema di coscienza da parte dell’etrusca Caere e, a quanto mi risulta, a nessuna accusa di tradimento da parte delle altre città del popolo etrusco.

È come se si volesse evitare a tutti i costi una soluzione cruenta per ottenere il dominio sul territorio di Caere. Ma è anche evidente che non c’era posto per due città pienamente autonome e dominanti. E Caere e Roma cominciano a sovrapporsi. Con Roma che naturalmente fa valere la propria superiorità. Nei decenni seguenti Caere è sempre di più un “quartiere” di Roma.E questo accade senza che una guerra l’abbia imposto con la forza. La città non fu mai oggetto di una conquista armata.È possibile che Caere fosse governata e abitata da gente così pavida da ritagliarsi da soli il ruolo di subalterni di Roma? O forse i legami erano così antichi e forti che impedivano una lotta che potremmo definire “fratricida” o, meglio, “sorellicida”?

La storia delle due città prosegue sulla stessa inspiegabile linea di annullamento della natura etrusca di Caere sotto la pressione della sempre più crescente potenza di Roma. Molti abitanti di Caere, soprattutto tra le classi gentilizie, decisero di “farsi Romani”, e di vivere a Roma come latini e non come Etruschi. Ci furono addirittura dei consoli romani che erano nati a Caere.Ma succedeva anche l’inverso.Soprattutto i figli della nobiltà romana venivano regolarmente a studiare nella nostra città.

Ma non è finita qui. Caere è praticamente alleata di Roma nella conquista delle altre città etrusche, e le fornisce interpreti e messaggeri. In seguito, fornisce truppe per la lotta contro Annibale e grano a Scipione l’Africano per la sua campagna contro Cartagine.

Ma la sua condizione di alleata fedele della potente Roma non le bastò a scongiurare la completa perdita di identità della città di Caere. Senza una linea politica autonoma, Caere si avviò verso un inesorabile declino.Diventando in seguito addirittura solo una semplice Prefettura di Roma, e quindi completamente soggetta alle leggi romane.

Roma attirando a sé le classi nobili e produttive di Caere, ne segnò la fine, assorbendo completamente quella che era una potente città etrusca, e che conservava ormai solo il ricordo del proprio antico prestigio e splendore.

Ma è stata veramente una fine poco gloriosa o solo un passaggio di consegne? A noi piace sognare. Ci piace vederlo come un inevitabile passaggio di testimone da Caere, alla città sorella più giovane e più forte. Sorella che aveva visto nascere e tenuta per mano nei primi passi. Che ha aiutato nei momenti di difficoltà, come sempre si fa sempre in famiglia. Per questo, Caere, raggiunto il momento, ha potuto serenamente chiudere gli occhi sicura che il nome di sua sorella Roma sarebbe stato ricordato per sempre. E che anche qualche ricordo dell’antica Caere sarebbe sopravvissuto e continuato nell’impero.

Sono solo fantasie, ma ci piace pensarla in questo modo…

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