di Angelo Alfani
La Georgia è, in questo ultimo periodo, balzata sui media per lo scontro che si va facendo sempre più drammatico tra chi ha scelto di proseguire, senza esitazione, sulla strada di avvicinamento alla Comunità europea e chi, invece, pone ostacoli insormontabili a tale ipotesi, sospingendo di fatto il Paese nell’alveo Russo. E’ di ieri l’approvazione di un provvedimento che di fatto mette fuorilegge le “influenze straniere“.
Insomma i georgiani rischiano di far la fine degli Ucraini e di altri popoli che rappresentano un cuscinetto strategico irrinunciabile per il dittatore Putin. Ben altra importanza ebbe questa striscia di terra, ad oriente del Mar Nero, passaggio obbligato di quella che dai tempi del viaggiatore veneziano venne chiamata via della seta, terra di insediamenti umani antichissimi. La Colchide, questo era il nome di una parte dell’attuale Repubblica della Georgia, conobbe un processo di urbanizzazione molto avanzato già prima dell’insediamento greco. Così’ come fin dalla tarda età del bronzo vide una significativa abilità nella fusione e lavorazione dei metalli iniziata di gran lunga prima che gli europei ne facessero uso. Fanno parte della mitologia la storia del Vello d’oro e degli Argonauti, così come fanno parte dei ricordi scolastici di molti la sua conquista da parte di Mitridate. Basti ricordare che la lingua georgiana ha un suo alfabeto per dare la giusta rilevanza a questo popolo ed alla sua civiltà.
![Cerveteri al Georgian National Museum](https://baraondanews.it/wp-content/uploads/2024/05/WhatsApp-Image-2024-05-13-at-17.02.18-1024x768.jpeg)
Nel mio viaggio,appena conclusosi, in questa splendida e variegata terra, ho avuto l’opportunità di visitare il Georgian National Museum: un bel palazzo, a ridosso del centro di Tiblisi che ospita su tre piani un reparto archeologico,composto soprattutto di gioielli in oro di straordinaria bellezza (cose da me mai viste),statuette e utensili in ferro e bronzo e vasellame, solo in apparenza di fattura modesta.
Ecco,proprio all’ingresso di questo padiglione,come da introduzione al bello,una teca :
contiene un Sarcofago etrusco,probabile la provenienza da Tuscania,accompagnato da un lungo testo dal titolo inequivocabile:Etruschi.
Sotto il testo uno schizzo a colori della Tomba dei Rilievi e la splendida foto di un riconoscibilissimo ampio vaso cervetrano.
Solamente al British Museum avevo provato la stessa fanciullesca emozione nel leggere sotto molti vasi: Provenienza Cervetri,si proprio Cervetri.
Cosa trarre da una esperienza siffatta?
Due conclusioni: la prima che il credito che Cerveteri gode, grazie alla civiltà che ci ha in qualche modo “inzuppato”, è ancora enorme, e non viene assolutamente sfruttato; la seconda, del tutto personale e per la sempre più numerosa categoria di archeologi locali (oramai le sigle sono decine ) pura blasfemia, è che la presenza selezionata di oggetti etruschi( che spesso restano stivati nei magazzini) in mostra nei Musei del mondo sarebbe una mano santa per la conoscenza di questa civiltà e per dare maggiore impulso alla voglia di venirli a vedere da vicino i magici Tumuli e Tumuletti cervetrani.