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Emmanuel Gallot-Lavallée: “Mi piacerebbe aprire una scuola di circo a Cerveteri”

Intervista al maestro internazionale di teatro

di Giovanni Zucconi

Ci sono i grandi personaggi, i VIP, che appena mettono piede sul nostro territorio non mancano mai di essere riconosciuti, e di essere omaggiati da qualche articolo. Oggi non parleremo di questi, ma di un personaggio, un artista internazionale, che vive, praticamente ignorato da tutti, nel nostro comprensorio.

Si tratta del francese Emmanuel Gallot-Lavallée, un artista poliedrico, ma soprattutto grande clown, che ho avuto l’onore di conoscere personalmente qualche giorno fa. Un personaggio di quelli che puoi trovare solo nei romanzi, e che fatichi a credere possa esistere davvero.

Si è formato nella prestigiosa Scuola Internazionale di Teatro di Jacques Lecoq, a Parigi. Jacques Lecoq è considerato uno dei più importanti protagonisti del Teatro del Novecento.

Emmanuel Gallot-Lavallée è come il suo grande Maestro. Un po’ artista, un po’ attore, un po’ filosofo e pensatore. E un po’ pedagogo. Ma è anche pittore, musicista e cantante.

Ha fondato a Roma un’Accademia Internazionale di Teatro, e ne è stato direttore. Per poi abbandonarla per divergenze sulla natura stessa della scuola, come ci spiega meglio nell’intervista che segue.

Nell’intervista ci insegna ad essere o a diventare clown. Anche nella vita. A riscoprire le nostre fragilità e le nostre ridicolezze. E farle uscire. Per liberarci da ogni maschera che ci fa apparire diversi da come siamo. Maschere che inevitabilmente ci impongono frustrazioni e senso di inadeguatezza.

Emmanuel Gallot-Lavallée non si sente un attore. Si sente soprattutto un insegnante. La sua è una passione assoluta per l’insegnamento. Per lui l’insegnamento è Arte. Non un’arte, ma l’Arte.

Come dicevo all’inizio, Emmanuel Gallot-Lavallée è un personaggio straordinario. Ci ha confessato la sua difficoltà a chiedere dei soldi per le sue lezioni. E per questo, dice, vive in un modo molto povero. Emmanuel Gallot-Lavallée è un vero missionario di quest’arte che si sta purtroppo perdendo.

Emmanuel Gallot-Lavallée: “Mi piacerebbe aprire una scuola di circo a Cerveteri”

Come la posso definire? Un Clown? Un artista a 360 gradi?

“Quando stavo facendo il concorso per entrare nella Scuola Internazionale di Teatro del grande maestro Jacques Lecoq, tutti mi dicevano che sarei stato bocciato. Ho preparato il mio tema ed è stato invece un grande successo, e per questo sono stato preso. Ma ho visto che c’era qualcosa che il grande maestro Lecoq non mi aveva insegnato, perché non me lo poteva insegnare. Qualcosa che nessuno forse ti può insegnare. Che è l’arte del meravigliarsi. L’arte di aprire delle porte, e di sentire che in quel momento si è creato una profonda unione con il pubblico.”

E poi come si è sviluppata la sua carriera?

“Avevo 21 anni, e pensavo che non avrei mai fatto l’artista. Avrei voluto fare l’insegnante. Per vivere in modo più libero il sentimento che nasce da questa arte. Ma prima avrei dovuto trovare una mia dimensione di apertura e di libertà interiore. Dove uno si comporta in modo completamente sincero e istintivo anche nella vita quotidiana.”

Da qui nasce il suo essere un clown?

“Nasce dal connubio tra arte, teatro e spiritualità. Nasce dalla Meraviglia e dalla capacità di meravigliarsi. Per me, il clown ha qualcosa di profondamente spirituale. Per questo il mio ultimo libro si intitola “L’Uomo che seminava sorrisi e altre favole spirituali”. Perché penso che l’uomo si debba comunque sollevare. Deve trovare un rapporto armonico con la Natura.”

Semplificando, la differenza tra un attore e un clown è che quest’ultimo è meno artista e più filosofo?

“Si. Possiamo dire così. Il clown va toccare principalmente gli elementi fondamentali dell’individuo. Che sono i suoi stati di fragilità. Fa emergere l’accettazione del ridicolo, perché il clown mette in scena il ridicolo che c’è in tutti noi. L’essere incapace. L’essere impreparato… Il clown lavora proprio su questa contro maschera. Su ciò che sono io veramente, su quello che nascondo. Su ciò che non faccio vedere. La mia stupidità, la mia sciocchezza. È con questo che essenzialmente lavora il clown.”

E questo non potrebbe farlo anche un attore tradizionale?

“Si, un attore potrebbe benissimo farlo. È una parte specifica del teatro. Alcuni sono più interessati al melodramma. Io insegno anche la pantomima. Insegno il gesto. Che deve essere estremamente preciso. Ma in questo caso non c’è il clown. Tutto deve essere molto netto e preciso.”

Non è prevista questa precisione per il clown

“Con il clown si lavora sull’anima. Sul nostro senso di fragilità. Che abita in tutti noi, e che ci arricchisce. Che sale come una linfa che alimenta una pianta. Così come arricchisce l’arte dell’attore.”

Artisti importanti dicono che attori si nasce. Si nasce anche clown?

“Per me si diventa. Non so se si può nascere clown.”

Ma come si fa ad insegnare ad essere clown, se non c’è tecnica?

“E’ da vedere. Per me c’è stata una grande maestra, che è la sofferenza. Potrebbe essere questo, il grande maestro. Il sentirsi inadeguato nella vita. Inadeguato ovunque. Inadeguato nel matrimonio. Inadeguato nel mio mestiere di insegnante. Anche se ho contribuito a creare un’Accademia Internazionale di Teatro. Questo sentimento di inadeguatezza è la costola mancante di Adamo. Ci manca sempre qualche cosa. L’uomo, per questo, deve mettersi in un cammino per recuperare questa incompletezza.”

A me sembra però un percorso molto personale. Come puoi insegnare ai tuoi studenti ad essere un clown

“E’ indubbiamente un po’ difficile”

Emmanuel Gallot-Lavallée: "Mi piacerebbe aprire una scuola di circo a Cerveteri"
Emmanuel Gallot-Lavallée: “Mi piacerebbe aprire una scuola di circo a Cerveteri”

Vengono quindi già predisposti?

“No. Vengono un po’ incasinati. Un po’ in difficoltà. Io lavoro sul fatto che, in un primo tempo, noi dobbiamo accettare di essere come siamo. Facendo cadere le maschere.”

In che modo?

“Se sono una persona complicata, faccio vedere che sono complicato. Se ho un difetto, lo faccio vedere. All’inizio lavoriamo sui gesti. Sulle entrate in scena. A poco a poco, uno si assorbe questo stato di disponibilità. Che non significa imparare qualcosa in più. Forse si impara qualcosa in meno.”

Come qualcosa di meno?

“Imparano ad essere spontanei e ad accettarsi. Non servono più le tecniche per nascondersi. L’arte di fare teatro è non fare teatro. Bisogna essere spontanei. Il teatro lo lascio ai professionisti.”

Quindi per essere clown devi avere qualche lacuna?

“Forse sì. Un buon clown deve sapersi accettare. E deve accettare il ridicolo che è in lui. E naturalmente deve cercare la propria anima.”

Quindi se sei una persona completa e soddisfatta non puoi essere un clown?

“Picasso ha detto che ci messo tutta una vita per dipingere come un bambino. È come se solo alla fine lui avesse trovato la sua vera natura. L’uomo esiste per trovare la propria identità, il proprio senso filosofico. Non solo per accontentarsi di quello che ha. Il clown è colui che vive da artista. Insoddisfatto della materialità delle cose.”

Ha citato Picasso. Un pittore lascia un segno della propria arte ai posteri. Lascia le sue pitture. Un clown non lascia nulla

“Ha ragione. Non lascia nulla. Il clown è una presenza. Quando faccio i miei spettacoli, nessuno poi si ricorda nulla. Non ci sono neanche i video.”

Perché non fa fare dei video? Non sarebbe bello lasciare i suoi lavori a posteri?

“No. Non bisogna lasciare delle cose. Bisogna andare avanti. Comunque, ho in progetto di scrivere un’opera teatrale dove parlo dei clown. Dove voglio dare valore a questo senso di insoddisfazione della vita. Che non deve trasformarsi in un combattere il mondo, ma in un aprirsi al mondo.”

Mi diceva prima che lei ha fondato una scuola di teatro a Roma

“Si, un’Accademia Internazionale di Teatro a Roma. L’ho fondata perché a 16 anni, quando andavo a scuola e già avevo deciso di fare l’insegnante, trovavo orrenda quel tipo di scuola. Dove i professori ti spiegano tutto e tu devi rimanere seduto. Io penso che la scuola debba aiutare l’uomo ad essere contento, ad essere felice. Un uomo felice è un uomo intelligente. Così ho cominciato ad insegnare teatro, e a insegnare ad essere felici. Ma mi sono accorto che ero troppo autoritario. Troppo categorico.”

Insegna ancora in questa Accademia?

“Questa Accademia è abbastanza famosa. Sono stato anche direttore molti anni fa.”

Come mai non è più il direttore?

“L’avevamo fondata come scuola. Adesso è un’università. A me non piace questo tipo di istituzione. Io avrei voluto dirigere una scuola di campagna.”

È per questo che adesso lei è un insegnate itinerante. Va nei paesi come si faceva una volta…

“Esatto. Tra le atre cose ho creato il Circo d’Abruzzo. Adesso insegno nelle campagne. Nei boschi. Vicino ai fiumi. Insegno e faccio fare improvvisazione per strada. Provo ad insegnare l’arte che poi potrebbe essere applicata alla vita.”

A Cerveteri o a Ladispoli, pensa di organizzare qualcosa?

“A me piacerebbe aprire a Cerveteri una piccola scuola di Circo. Legata alla Natura. Alla ricerca di un’armonia tra l’Uomo e la Natura.”

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