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Caso Vannini: Vannicola e Bentivoglio accusati di falsa testimonianza

I due avevano dichiarato in TV che a sparare fosse stato Federico Ciontoli e non il padre Antonio

Caso Vannini: Vannicola e Bentivoglio accusati di falsa testimonianza –

Il Messaggero ha oggi rivelato che i due sono stati accusati del reato di falsa testimonianza per le loro dichiarazioni più volte riportate dai giornali e dalla TV.

Le dichiarazioni di Vannicola e Bentivoglio rischiarono, a quattro anni dalla morte di Marco Vannini, di deviare il corso del processo.

Le ripercussioni delle dichiarazioni rilasciate al programma TV Le Iene dall’artigiano di Tolfa, furono tali da portare davanti ai giudici di Cassazione l’allora PM del caso, Alessandra D’Amore, poi assolta.

Perfino il ministro di grazia e giustizia Alfonso Bonafede intervenne sulla vicenda.

Oggi, però la svolta: i due sono stati formalmente accusati di falsa testimonianza dal procuratore capo Andrea Vardaro e dal sostituto Roberto Savelli.

La clamorosa tesi che Davide Vannicola formulò alle telecamere de Le Iene era che il comandante della caserma dei Carabinieri di Ladispoli, il maresciallo Roberto Izzo, gli aveva rivelato che ad uccidere Marco, non era stato Antonio Ciontoli, ma suo figlio Federico.

L’intero piano accusatorio era stato messo dunque in discussione.

Quando a Vannicola è stato chiesto per quale motivo avesse taciuto per ben quattro anni, l’artigiano ha affermato che il suo silenzio era dovuto al lungo rapporto di amicizia con il maresciallo Izzo, ma che poi aveva deciso di parlare.

A dare conferma di tali rivelazioni era stato Giovanni Bentivoglio, ex agente delle Fiamme Gialle, che più volte dichiarò ai giornalisti di aver ricevuto le stesse informazioni sempre da Izzo.

Bentivoglio aggiunse anche, in un messaggio su Whatsapp come, che a suo dire, Antonio Ciontoli fosse intestatario di un fascicolo che lo vedeva accusato di estorsione ai danni di due prostitute e che in quel caso a curare la sua difesa fosse stato l’avvocato dei Vannini Celestino Gnazi.

La procura, ora ritiene che i due abbiano mentito: ora sia il maresciallo Izzo che l’avvocato Gnazi, da possibili accusati, potrebbero divenire parti offese.

Fonte: IL MESSAGGERO

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