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Attualità

“Nuova Provincia, molto rumore per nulla?”

“Meglio primo in provincia che secondo a Roma… nella nuova provincia che non c’è”

Riceviamo e pubblichiamo:

Dicevano gli antichi latini al tempo dell’Impero: “Meglio primo in provincia che secondo a Roma”. E all’epoca di province sotto lo scettro della “Caput Mundi” ce ne erano a volontà, bisognava solo fare le giuste sgomitanze politiche per accaparrarsene una possibilmente redditizia. La storia però si ripete in formato ridotto con la recente proposta di creare una nuova provincia nell’Alto Lazio sganciata da Roma Città Metropolitana. In chiave ovviamente molto più soft sembra riecheggiare il celeberrimo ribelle slogan “Roma ladrona” coniato in passato dalla Lega del “senatur” Umberto Bossi. Proposta nata nelle segreterie dei Sindaci di Fiumicino, Santa Marinella e Civitavecchia resa poi itinerante
bussando ai Comuni dell’entroterra per fare numero, visto che bisogna raggiungere una massa sufficiente di residenti (350.000?) per poi passare all’atto pratico con le debite procedure. Ora, se la Città Metropolitana ha qualche smagliatura si dovrebbe pensare prima di tutto a un rammendo per renderla più efficiente per tutti, ad immagine e somiglianza semmai di altre Capitali europee e non solo. Sì perché la Città Eterna è sui libri di storia mondiali. “Civis romanus” (lo sono tutti i cittadini della Città Metropolitana) a tutt’oggi è culturalmente un motivo d’orgoglio senza nulla togliere ad altre laziali ed italiche anagrafi. Ma i promotori, che non specificano chi sarebbe il Capoluogo della
nuova provincia dal quale prenderebbe il nome, solleticano la suggestione territoriale chiamando l’operazione “Porta dell’Italia” perché a loro avviso ricca di un aeroporto intercontinentale come il Leonardo da Vinci situato nel comprensorio del Comune di Fiumicino, e ricca del Porto di Civitavecchia.

Qui siamo sul surreale: l’Italia come tante altre nazioni non ha una sola porta che è la Capitale, l’Italia per la sua storia e per il patrimonio culturale, di porte ne ha diverse e altrettanto conosciute all’estero. Pensiamo ad esempio a Milano regina incontrastata del made in Italy, dell’editoria, dell’industria; Firenze titolare del Rinascimento e delle
arti; Venezia un tempo Serenissima signora dei mari e unica per la sua merlettata architettura; Napoli e Palermo coll’impronta cosmopolita quale lascito dello svevo imperatore
Federico II, “stupor mundi”. E non dimentichiamo la multietnica Trieste sul Mare Adriatico, la “Superba” Genova ex Repubblica marinara sul Mar Ligure e, al di là della Costa
Smeralda, la nuragica Sardegna che vanta il maggior parco archeologico arcaico dell’Europa. A parte il fatto che tutto ruota senza aver minimamente tastato il polso degli
eventuali futuri cittadini dell’anonima provincia, non si conoscono i numeri dei costi e dei benefici, e possiamo immaginare “la singolar tenzone all’ultimo colpo” tra Fiumicino e
Civitavecchia per l’ambito ruolo di capoluogo. Oggi le Province non hanno più le funzioni del passato, sono state fortemente ridimensionate e soppiantate di fatto dalle Amministrazioni Regionali. Finirà a “molto rumore per nulla”? Chissà! E’ lecito chiedersi a chi giova il polverone provinciale e di conseguenza viene in mente un brano del
romano “sorcino doc” Renato Zero: Il Carrozzone…..”va avanti da sé. Con le regine, i suoi fanti, i suoi re….Sotto a chi tocca, in doppio petto blù”.

Civis Romanus Sum

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