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Il coronavirus rischia di mettere in ginocchio i balneari

Dubbi sulla partenza della stagione balneare. I gestori: “Speriamo si possa ripartire entro giugno”

Il coronavirus rischia di mettere in ginocchio i balneari –

Non solo piccoli commercianti, aziende a conduzione familiare e uffici chiusi con i dipendenti in cassa integrazione o a lavoro dal salotto della propria abitazione in smart working.

Che l’emergenza sanitaria nazionale stia causando notevoli difficoltà anche e sorpattutto a livello economico a diverse categorie di lavoratori ormai sembra un dato accertato.

Con lo Stato e la Regione Lazio che hanno già provato a dare una risposta, con lo stanziamento di fondi per i buoni spesa da distribuire alle famiglie più bisognose e che ad oggi, dopo settimane di chiusura, non riescono più a mettere insieme il pranzo con la cena.

Ma c’è un’altra categoria di lavoratori, al momento messi in secondo piano, che rischia di ritrovarsi in serie difficoltà qualora la situazione sanitaria non dovesse migliorare entro tempi brevi: i gestori degli stabilimenti balneari e tutti i comparti a essi legati (gli stagionali, le ditte che si occupano delle manutenzioni ordinarie e straordinarie al loro interno … il settore turistico in generale).

La settimana di Pasqua e in particolar modo il prossimo fine settimana sarebbe stato il primo della stagione estiva 2020 che avrebbe rimesso in moto questa economia.

Con le belle giornate di sole di questi giorni, alcuni di questi stabilimenti balneari, sicuramente avrebbero potuto riaprire le loro porte per il pranzo domenicale o per le “gite fuori porta” della Pasquetta, per poi tagliare ufficialmente il nastro dell’inizio della nuova stagione balneare il Primo Maggio.

Ma con il numero dei contagi da coronavirus ancora alto, sebbene in discesa rispetto ai giorni scorsi, la stretta del Governo difficilmente passerà entro quella data.

Già nei giorni scorsi il capo della Protezione civile, Borrelli, ha annunciato la chiusura anche il Primo Maggio.

Si rischierebbero infatti assembramenti non indifferenti con il rischio di far tornare ad impennare il numero di contagi. «Gli stabilimenti che al loro interno hanno un ristorante sono già in difficoltà», ha spiegato il presidente di Assobalneari Ladispoli, Ugo Boratto. Una crisi economica alimentata anche dell’incertezza del futuro.

Si riaprirà a luglio? E se si, in che condizioni? Bisognerà far mantenere le distanze di sicurezza? Anche in questo caso i danni economici potrebbero essere notevoli, con meno ombrelloni all’interno degli stabilimenti balneari e dunque meno introiti.

«La perdita – ha proseguito Boratto – è notevole. Sarà molto dura ma sono fiducioso. Speriamo di poter ripartire presto». A fargli da eco anche il presidente dell’associazione dei balneari di Cerveteri, Celfo Caferri. «Lo stabilimento “tradizionale” non sa nemmeno cosa dire ai clienti. Questo sarebbe infatti il periodo delle prenotazioni. È un disastro in tutta Italia».

La situazione è praticamente allo stallo: investimenti, manutenzioni, assunzioni. «Siamo tutti in balia delle decisioni dello Stato».

Ma nel frattempo le spese giornaliere, mensile, per i gestori degli stabilimenti non si fermano: dal canone demaniale, agli affitti, alla manutenzione ordinaria e straordinaria da porre in essere (soprattutto dopo i danni causati dalle mareggiate invernali).

«Siamo fuori dalla normalità – ha aggiunto Sabrina Vannoli, dello stabilimento Ezio la torretta – Non possiamo iniziare a sistemare, non possiamo aprire. Dobbiamo solo aspettare e capire cosa potremo fare e se lo potremo fare. Siamo in una situazione incerta».

Dubbi e interrogativi a cui purtroppo ad oggi non è stata data alcuna risposta. Risposte e chiarimenti che la responsabile del sindacato dei balneari della regione Lazio, Marzia Marzoli, spera arrivino dopo le festività pasquali. Una situazione che lega tutti gli stabilimenti da Nord a Sud.

«Ci confrontiamo quotidianamente cercando di capire soprattutto come stanno i nostri balneari – ha detto – Qualcuno aveva già aperto, qualcuno aveva iniziato i lavori di sistemazione. Altri avevano già contattato i fornitori che a loro volta avevano inviato la merce».

È ovvio che «al di là delle preoccupazioni e irrequietudini, al primo posto c’è la salute e questo sacrificio lo stiamo facendo per questo. Chiaramente per capire come si evolverà la situazione dobbiamo aspettare l’autorità sanitaria». Nel frattempo però i balneari hanno inviato una nota urgente dove vengono chieste delle delucidazioni su «cosa possiamo già fare», ha proseguito Marzoli.

«Ci sono delle aziende che fanno manutenzione che chiedono di poter lavorare». «Ad oggi la situazione non è chiara e solo l’autorità sanitaria ci potrà dire come organizzarci».

E poi c’è la riflessione “romantica” sugli stabilimenti balneari, sulla loro origine storica. «Siamo nel 1800, siamo al mare e lo iodio era buono per guarire anche dalla tubercolosi. Speriamo di essere un punto di ripartenza, perché forse davanti al mare, siamo al sicuro».

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