Costi nettamente superiori a quelli del precedente gestore che sono piovute sulle spalle di utenze domestiche e commerciali: perfino appartamenti sfitti o attività che non usano l’acqua hanno ricevuto richieste di somme importanti
Bollette pazze a Ladispoli: la furia degli utenti contro Acea –
A Ladispoli il passaggio della gestione idrica da Flavia Servizi ad Acea Ato2 ha comportato enormi disagi e un aumento dei costi effettivo in bolletta per praticamente tutti gli utenti.
Su Internet si susseguono post che mostrano le bollette affiancate con i vari costi paragonati tra loro, come riporta anche Civonline.
Acea Ato2 ha inviato indubbiamente sei mesi di consumi con un’unica bolletta, ma le differenze si notano proprio osservando voci come le quote fisse: se Flavia Servizi richiedeva somme come 2,08 euro, il nuovo gestore chiede ben 16,32 euro.
I ladispolani sono su tutte le furie: l’esborso complessivo è nettamente aumentato gravando sulle loro tasche e facendo rimpiangere il vecchio gestore.
Problemi divenuti realtà
Alla vigilia del cambio di distributore erano tante le preoccupazioni, sorte anche a fronte delle notizie provenienti da altre località che erano già migrate alla gestione di Acea Ato2.
Di fatto i timori sono diventati l’amara realtà: non solo il caro bollette, ma anche l’impossibilità di avere uffici sul territorio che costringono ad usare per chiarimenti ed informazioni solo il call center o il sito internet, oppure dover affrontare un viaggio fino a Roma per fare la fila ad uno sportello presso l’unico ufficio alla Piramide Cestia.
Disagi che si uniscono a quello della scarsa manutenzione, sebbene proprio i costi di queste voci siano incredibilmente aumentati, in alcuni casi anche di oltre 20 volte rispetto al passato.
Le bollette pazze
Preoccupante anche il fatto che bollette dai costi non conformi agli effettivi consumi siano arrivati a case sfitte od occupate solo nel periodo estivo.
Eppure, il problema maggiore lo hanno le utenze commerciali che già pagano contratti più cari: perfino attività commerciali che di fatto non usano l’acqua per svolgere le proprie attività hanno ricevuto bollette da centinaia di euro.
Cifre che non sembrano basarsi su reali consumi, ma su mere stime fatte a tavolino senza tenere conto di alcun tipo di dato reale. Sui social network il consiglio più diffuso è di segnalare tutti i mesi le letture reali dei contatori, ma per molti è davvero una misera consolazione, dovendo intanto pagare cifre esorbitanti rispetto a poche settimane fa.
Claudio Lippi