Omicidio Vannini, le reazioni – Sono passate poche ore dalla sentenza di secondo grado del processo Vannini in cui è stata derubricata la pena di Antonio Ciontoli. Da omicidio doloso a colposo con la pena che dai 14 anni è passata a 5 scatenando l’ira, più che comprensibile, della famiglia di Marco Vannini.
“La vita di Marco non può valere cinque anni, è una vergona”. Parole dure quella della famiglia Vannini a cui hanno fatto eco quelle di tantissimi cittadini non solo di Cerveteri e Ladispoli, ma sparsi in tutto il territorio nazionale.

Reazioni sono arrivate anche dai tanti giornalisti e uomini di spettacolo che hanno seguito, sin da subito, la vicenda di Marco Vannini. Ve ne riportiamo alcuni.
Gianluigi Nuzzi
La morte di Marco Vannini e’ un assassinio piccolo piccolo, un omicidio colposo…Antonio Ciontoli passa da 14 a 5 anni di reclusione, mi stringo a mamma Marina
Carmelo Abbate
Sparare a un ragazzo di vent’anni e lasciarlo crepare non è un reato, è una fesseria. Ora lo sappiamo. Grazie, vostro onore.
Roberta Bruzzone
Caro Marco ci sono giornate in cui la parola Giustizia si svuota del suo significato più nobile…questa è una di quelle giornate…#NONInMioNome
Giulio Golia
Che dire, la Pena per Antonio Ciontoli ridotta a 5 anni per l’omicidio di Marco Vannini. Mamma Marina,papà Valerio posso solo immaginare il dolore che state rivivendo nuovamente.Vi abbraccio forte #giustiziapermarco
Il sindaco di Ladispoli Alessandro Grando
“Penso a Marina e Valerio, al dolore che hanno provato, alla giustizia che non hanno ricevuto.
Non è giusto, la vita di un ragazzo di vent’anni e la sofferenza della sua famiglia non possono essere calpestate in questo modo.
Stasera proporrò al Consiglio Comunale di osservare un minuto di raccoglimento in segno di lutto, perché oggi Marco Vannini è stato ucciso per la seconda volta.

A nome della Città di Ladispoli rivolgo un pensiero a Marina e Valerio.
A loro va tutto il nostro affetto e la nostra vicinanza.
Meritavano giustizia, ma giustizia non c’è stata.
Non vi lasceremo soli!♥️?
Il Sindaco di Cerveteri Alessio Pascucci
Uno Stato che consente di uccidere un ragazzo senza che di fatto i suoi assassini vengano puniti non è uno Stato di diritto ma è uno Stato in cui la giustizia oramai è morta e le Istituzioni non sono più un riferimento credibile per i cittadini.

Spiace dirlo da uomo delle Istituzioni ma il caso di Marco ha scosso tutta la nostra comunità, per l’evento truce e infame che ha portato alla morte di questo giovane ragazzo. Da sindaco mi sento di dire che oggi provo un senso di vergogna nell’indossare la fascia tricolore in rappresentanza di uno Stato che non tutela i cittadini e che lascia impuniti gli assassini di Marco.
Per questo sin da subito metterò le bandiere della nostra città a lutto e invito i sindaci di tutta Italia a farlo in rispetto di Marco Vannini e dei tantissimi che come lui hanno perso la vita senza che lo Stato italiano gli riconoscesse giustizia.
Il cugino di Marco Alessandro Carlini
“- 4 anni di dolore
– 4 di rabbia
– 4 anni di fatica
– 4 di sacrifici
– 4 anni di prese in giro
– 4 anni di umiliazioni
– 4 anni in cui ho addirittura preso 4 denunce
In questi 4 anni mi è stato imposto di dire ad ognuno di voi e sopratutto ai miei zii che dovevamo credere nella giustizia. Si perché se dicevo che il pm aveva condotto le indagini in maniera sbagliata poi ci sarebbe stato in rischio che ce lo saremmo messo contro e non avrebbe richiesto la giusta pena. Perché se avessi detto che i servizi segreti avevano messo il loro zampino ci avrebbero creato problemi seri.
Perché se avessi detto che la sentenza di primo grado di giudizio era da vomito poi si sarebbero indispettiti i giudici.

Beh oggi mi sono stancato di fare il finto buono. Quello che le persone definiscono da 4 anni come un bravo ragazzo è in realtà una persona come tutti voi che non potrà mai accettare una sentenza ridicola come questa. Un sentenza emessa dopo una camera di consiglio durata 1 ora con pausa pranzo inclusa. Una sentenza già scritta (chissà da chi…) ancora prima di cominciare.
Da quattro anni ogni persona che mi incontra mi dice quello che pensa e io gli rispondo che noi crediamo nella giustizia.
Oggi mi sono rotto di dire questa cosa che mi è stata imposta di dire e per la prima volta ai miei zii ho detto la stessa cosa che ognuno di voi quando mi ferma per strada mi dice e che in realtà penso anche io da 4 anni”.
Riccardo Dionisi