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L’Ombra della Sera e le ombre luminose etrusche di Cerveteri

di Giovanni Zucconi

Questo articolo è il seguito di un altro che trattava lo stesso tema, già pubblicato su BaraondaNews. Lo potete trovare a questo indirizzo: (https://baraondanews.it/le-tombe-
etrusche-a-cerveteri-luoghi-di-sepoltura-e-di-resurrezione
/)

Commento preventivo: come per l’articolo precedente, non si ha nessuna pretesa scientifica. Si tratta semplicemente della condivisione di alcuni fenomeni archeoastronomici che accadono a Cerveteri, e che nessuno ha mai studiato con il rigore accademico e con le metodologie necessarie. Fenomeni che, in casi simili, anche meno eclatanti, hanno reso famose e meta di turismo molte aree archeologiche sparse per il mondo. Quello che faremo con questo articolo, è di continuare a giocare un po’ a dare un’interpretazione a questi fenomeni. In particolare, giocare a collegarli alla più famosa statua etrusca in bronzo: L’Ombra della sera Non è un caso che una mia amica, anche lei una volontaria di un Gruppo Archeologico, nel vedere le foto pubblicate nel precedente articolo ha esclamato: “Ma sembra l’Ombra della sera!”. Non so se la conoscete già. È una statuetta votiva in bronzo, del III secolo a.C., che è di una modernità sconvolgente. Potrebbe trovare tranquillamente posto in un qualsiasi museo di arte moderna, ma invece è conservata dell’antico e ricco Museo Etrusco Guarnacci di Volterra. Si tratta di bronzetto dall’aspetto esile, che rappresenta una figura maschile nuda e dall’aspetto allungato in modo innaturale. Solo la testa e i piedi risultano avere una proporzione corretta. La leggenda narra che fu trovata da un contadino in un suo campo, e che l’abbia usata come attizzatoio per il fuoco, fino a quando fu riconosciuta come etrusca da un archeologo francese. Il suo fascino è indiscutibile.

Lo stesso Gabriele D’Annunzio ne rimase ammaliato. E fu proprio lui che le diede il nome con il quale la si ricorda ancora oggi: l’Ombra della Sera. È facile comprendere il perché di questo nome così suggestivo: l’allungamento innaturale della figura ricorda l’ombra proiettata da un uomo posto di fronte al sole del tramonto. Se ci proverete anche voi, con le braccia distese lungo i fianchi durante un tramonto estivo, vi assicuro che l’ombra che proietterete sarà identica alla statuetta etrusca. Molti studiosi si sono cimentati per dare una spiegazione a questa enigmatica statuetta, che originariamente apparteneva addirittura alla collezione della famiglia Buonarroti a Firenze. Ma il suo segreto è rimasto inviolato. La teoria più accreditata è che si tratti, genericamente, di una statuetta votiva. Come dicevo, proviamo a giocare, collegando questa statua ai fenomeni archeoastronomici descritti nel precedente articolo. Dove si parlava di ombre luminose che vengono proiettate dal sole in alcune tombe etrusche di Cerveteri, in determinati periodi dell’anno. L’effetto, come potete vedere nelle foto, è quello di una figura luminosa allungata che giace su un letto sepolcrale, quasi a ricordare l’anima del defunto. Queste figure ci appaiono luminose e ben definite, quasi solide, distese con naturalezza esattamente dove, oltre 2500 anni fa, furono deposti i corpi di cui vogliono, forse, perpetuare la memoria. E se l’Ombra della Sera fosse una raffigurazione artistica di questi fenomeni luminosi che, come descritto nel precedente articolo, potevano rappresentare in modo rituale la resurrezione dell’anima del defunto?

L’Ombra della Sera e le ombre luminose etrusche di Cerveteri
L’Ombra della Sera e le ombre luminose etrusche di Cerveteri

Il passaggio non è forse di immediata comprensione e sicuramente discutibile, ma l’ipotesi che vi suggerisco è che, per l’artista etrusco che aveva forgiato la statuetta, l’ombra di un uomo rappresentava, in modo simbolico, l’immagine dell’anima di un defunto. Che “L’Ombra della Sera” sia effettivamente la rappresentazione di un’ombra, lo afferma anche lo storico dell’arte Pietro Airaghi. Secondo questo studioso, considerando le dimensioni della testa e dei piedi, che, come abbiamo detto, hanno una proporzione corretta, l’altezza della statua non deformata in altezza sarebbe di circa 22 cm. La luce solare al tramonto, per una statuetta così alta, produrrebbe un’ombra di circa 60 cm. Ebbene, l’altezza dell’Ombra della Sera è di 57,5 cm. Questo dimostrerebbe, forse, il suo legame con la luce del sole. Ma c’è un ulteriore dato che avvicina l’Ombra della Sera ai fenomeni luminosi che avvengono in alcune tombe di Cerveteri: i piedi, la testa e le natiche sono più consumati di altre parti del corpo, dimostrando che la statuina, molto probabilmente, era stata creata dall’artista affinché rimanesse supina e non verticale. Provate ad immaginare adesso l’Ombra della Sera sdraiata, e riguardate le foto scattate all’interno di alcune tombe etrusche di Cerveteri. Il parallelo tra la statuina e le “ombre” luminose che possiamo trovare sui letti sepolcrali è quasi immediato.

Il prossimo passaggio è un po’ più complesso. Ma provate a seguirmi. Abbiamo visto nel precedente articolo, che il sole non genera solo un’ombra, cioè la figurazione di una
persona viva, ma può anche generare, all’interno di una tomba etrusca, l’immagine dell’anima di un defunto. In fondo il meccanismo è simmetrico. Nel primo caso l’ombra
testimonia la presenza di un corpo solido e reale, nel secondo, la luce solare materializza l’immagine di un’anima incorporea. Nel primo caso si ha l’ombra del vivente, nel secondo l’ombra dell’Anima. L’Ombra della Sera, la cui forma si allunga etera e leggera, se la nostra “teoria” è corretta, non raffigura l’immagine di un uomo reale, ma la sua essenza.

L’anima che cerca di elevarsi e risorgere, e che il sole riesce ad evidenziare nei riti sepolcrali perpetuati dagli Etruschi nelle loro sepolture. Dopotutto che senso avrebbe, per
un artista Etrusco, creare la riproduzione artistica bronzea di una semplice e normale ombra di un uomo?

Concludo ricordando che l’Ombra della Sera non è l’unica rappresentazione etrusca di figure allungate in modo innaturale. Due statue simili si trovano anche nel Museo del
Louvre, e altre cinque nel Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma. Testimoniando che quell’opera non fu un frutto isolato e fortuito di un’artista troppo precoce nell’anticipare uno stile che si sarebbe poi affermato solo secoli più tardi con lo scultore Alberto Giacometti.

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