di Angelo Alfani
“Che cosa hanno scoperto questi personaggi antiestetici, che sono la parodia al potere? Che a forza del votiamo, votiamo, votiamo, a forza del voto votato, sono passati a:facciamoci votare, facciamoci eleggere. Non rimane che passare da votato, passiamo da elettore a candidato ad eletto. Semplicemente non rimane che candidarsi, pur di non fare niente.
È questa la fine dell’italietta dello stivale, dell’Europeina, del mondicino, quella di essere passato da elettore a candidato, a eletto. Tanto paro siamo!“ Così Carmelo Bene nel 1994 al Costanzo show: come sempre profetico. Ma veniamo allo specifico della città di Cerveteri.
La cittadina dell’antica potenza di Agylla, divenuta poi marginale e decrepita ha sempre evidenziato un profondo animo conservatore, nel senso vero del termine quando andava di grasso, nel peggiore dei significati che si attribuiscono a tale aggettivo da qualche decennio a sta parte.
Checchino Alfani, unico sindaco comunista di questa comunità, di breve durata, circa 26 mesi, avendo preso il posto del mitico Pietro Alfani morto nel novembre del 1962 da sindaco, comune che ancora, in quegli anni sessanta, comprendeva anche la frazione balneare di la Dispoli, ha sempre tenuto a sottolineare che i “socialcomunisti vinsero le elezioni del maggio del 1956 per un problema privato: abbandono improvviso ed apparentemente non giustificabile vista la morale comune si tempi, da parte di un noto giovanotto ,essenza dello status quo ante unità, della sua fidanzata: appartenenti entrambi alla destra che, in nome dell’onore disonorato, si presentò ivisa alle elezioni”.
Insomma i rossi vinsero di poco sulla lista democristiana guidata dal giovanotto ed una lista civica sempre di destra guidata dai parenti della offesa. Quanto onorevole,
umano, passionale, sentimental, romantico e sensuale questa divisione avvenuta si tempi dei carri armati in Ungheria, rispetto a quanto accaduto a destra nel tempo dei carri armati in Ucraina? Quanto più onorevole scrive il pardo inglese questa scelta pagata severamente in nome dell’amore lasciato, a fronte della pochezza degli interessi puramente di bottega, di casta, di lobby professionali, di beo tronisti del sogno mai realizzato dall’ingegnere Gualino a Champ de mer, di chi dovrebbe curare le anime dei fedeli Cerenovisti e non il voto, di chi dovrebbe curare la carne ,allergie comprese, e non il voto così come avvenuto nel campo avverso (si fa per dire) rovescio apparente della stessa medaglia?
Due note a piè di pagina Alle votazioni del cinquanta andò a votare il 92% per cento degli aventi diritto. Se avete voglia andate a leggere i cognomi dei candidati delle due liste di destra né troverete molti nella lista fintamente definita di sinistra. Poi se avete voglia andate a leggere i nomi dei candidati delle destre degli anni dopo anche lì sempre gli
stessi e da ultimo quelli del partito socialista fatto in molti casi di voltagabbana. Siamo nel pieno della conservazione, ma del peggio a quanto pare.









