Esattamente un anno fa.
Immaginavamo che stesse per accadere qualcosa di drammatico, ma forse non avevamo ancora idea della portata e del fatto che avrebbe completamente stravolto le nostre vite.
Era domenica e con un profondo senso di angoscia, misto a preoccupazione, aspettavamo le comunicazioni dell’allora Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte.
A Cerveteri avevamo già messo in moto la macchina per affrontare le emergenze e la Protezione Civile da giorni era operativa h24. Da allora non si sono mai fermati e a tutti i volontari e a Renato Bisegni che li ha saputi coordinare così bene, voglio mandare il mio più sentito e riconoscente ringraziamento.
In tarda serata arrivò il DPCM, purtroppo il primo di tanti altri. Da quella sigla, che fino a quel giorno non conoscevamo, ma che sarebbe diventata presto molto familiare, l’Italia intera entrò nel lockdown.
Partirono da lì le nostre cronache di resistenza, usate per mantenere un contatto continuo con la popolazione, ma anche per ricevere da voi suggerimenti, critiche e idee. E, soprattutto, per provare a sentirci tutti meno soli. È stato un anno difficilissimo e purtroppo ancora non ne siamo fuori.
Le distanze, l’impossibilità di abbracciarci, di incontrare i nostri cari, si sono affiancate ad altre tragedie: i contagi, le quarantene, le morti, le piazze deserte e le serrande abbassate.
Eppure Cerveteri ha saputo costruire un forte cordone di solidarietà; un abbraccio virtuale, da tutti e tutte per aiutare chi restava più indietro. Mai è venuto a mancare, anche nel nostro ufficio, il vostro sostegno e la vostra energia.
Sono stati il più bel regalo che potessi ricevere. E, credetemi, ne avevamo davvero bisogno. Grazie.
In questo triste anniversario (ieri ndr), si celebra però anche la Giornata Internazionale della Donna. Da sempre lo abbiamo considerato un giorno di lotta, non certo di festa. E ritengo indispensabile ricordare, in questo otto marzo, tutte quelle Donne, sorelle, figlie, nonne, madri, amiche, che nel corso della storia hanno combattuto e che ancora oggi lottano per raggiungere quell’uguaglianza, quella parità dei diritti, che è così chiaramente scritta nella nostra Costituzione. Ma che purtroppo nei fatti non c’è ancora.
A loro, al sacrificio, all’amore, al coraggio, alla passione, alla dedizione, con le quali ogni giorno portano avanti le grandi sfide di questo complesso periodo, voglio dire grazie.
Quando anni fa scrissi la mia tesi di Dottorato, che segnava la fine del mio percorso di studi, mi venne naturale dedicarla a quattro donne: professoresse che ho avuto l’onore di incontrare e che mi hanno insegnato così tanto (la dedica recitava proprio così).
E oggi, nel ringraziarle ancora, Barbara, Elena, Fiora e Laura, spero di far arrivare la mia stima e la mia profonda gratitudine a tutte quelle donne che rendono quotidianamente la nostra società un posto migliore.
Perché non smettano mai di farlo e un giorno, il più vicino possibile, non serva più una giornata come questa. Buona lotta a tutte (e a tutti),
Alessio Pascucci