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Tre giovani ragazzi, che abitavano a Ladispoli nel settembre 1943, condivisero con Salvo D’Acquisto lo stesso tragico destino sotto la Torre di Palidoro

di Giovanni Zucconi

Oggi, 23 settembre, cade l’anniversario di uno degli episodi più iconici avvenuti durante l’occupazione tedesca dell’Italia martoriata dalla Seconda Guerra Mondiale.Il 23 settembre 1943, il Vice Brigadiere dei Carabinieri Salvo D’Acquistovenne assassinato dai Tedeschi. Che accettano la sua improbabile ammissione di colpa, ma non si fermano di fronte al suo eroismo, pur riconoscendolo implicitamente.

Non vogliamo fare la cronistoria di quei giorni, abbondantemente raccontata in centinaia di articoli e saggi, e anche oggetto di una fiction televisiva del 2003. Ma desideriamo raccontare un episodio, molto meno noto, legato a quei drammatici giorni che accompagnarono il sacrificio di Salvo D’Acquisto, e che coinvolse alcuni uomini e ragazzi che vivevano a Ladispoli. Tre dei quali fecero la stessa tragica fine del Vice Brigadiere. Vogliamo raccontare la storia di tre giovani vite di Ladispoli, spezzate pochi giorni dopo quel 23 settembre 1943, e che restarono,per diversi giorni, sepolte accanto a Salvo D’Acquisto.

Tre ragazzi che condivisero con il nostro Eroe il destino, e la fredda terra che li aveva ricoperti in quella grande buca, troppo grande per quattro persone.Ma che furono presto dimenticati. I libri di storia sono sempre troppo piccoli per contenere le storie di tutti. Anche quelle che meriterebbero di essere ricordate.

Non è naturalmente la prima volta che se ne parla. Ma proveremo a farlo nel migliore dei modi. Le mie fonti più importanti sono gli scritti della professoressa Antonella Maucioni, del professor Pier Luigi Guiducci, e una lezione della professoressa Isabella Insolvibile.

Il destino, con i suoi fili imperscrutabili e imprevedibili, cominciò, la sera del 22 settembre 1943, a tessere la tela che mise insieme,in una fredda buca scavata sotto la Torre Perla di Palidoro,i cadaveri di quattro persone che probabilmente non si erano mai visti prima. In quella sera, tre militari tedeschi, sicuramente poco prudenti, se non imbranati, nel controllare una cassa metallica contenente alcune bombe,ritrovata nella Torre diPalidoro appena occupata dopo aver sfrattato la Finanza che vi operava, furonoinvestiti da un’esplosione accidentale.

Il tragico destino di quattro persone nasce quindi da una banale necessità di nascondere la negligenza e l’incuria di tre soldati tedeschi. Meglio non fare brutta figura con i superiori. Meglio raccontare la storia di un vile attentato da parte di fantomatici partigiani, ed evitare così gli inevitabili provvedimenti disciplinari.

Da qui parte la storia dell’atto eroico di Salvo D’Acquisto che noi tutti conosciamo. Ne conosciamo anche l’epilogo. Il Vice Brigadiere fu assassinato, e frettolosamente sepolto nella buca precedentemente scavata dai 22 uomini che erano stati rastrellati per rappresaglia, e ai quali era destinata.

La buca, troppo grande per una sola persona, rimase li. Sotto la Torre Perla di Palidoro. Con il solo cadavere di Salvo D’Acquisto sepolto senza troppa pietà cristiana. Ma il destino non aveva ancora finito di tessere i suoi fili. Quello che aveva predisposto per quei giorni,non prevedeva che il cadavere del Vice Brigadiere fosse lasciato da solo sotto quella poca terra. Ce ne era ancora molta da gettare nella buca. Mancavano solo altre persone da sacrificare. Che però non tardarono ad arrivare.

A quel tempo, Ladispoli era una frazione di Civitavecchia. Aveva non più di 1.500 abitanti, ma erano appena arrivati molti sfollati da Civitavecchia, scappati dopo il bombardamento alleato del 14 maggio 1943. Ladispoli, in quei giorni, era presidiatada un comando di paracadutisti tedeschi, posto agli ordini del tenente Hans Feiten.Che, proprio la mattina del 23 settembre, ordinò un rastrellamento a Ladispoli in cerca di molti uomini da utilizzare nei lavori che i Tedeschi avevano programmato per difendere la costa da un attacco nemico. Alla fine della giornata, si accontentarono solo degli uomini tra i 15 e i 40 anni, e rilasciarono gli altri. Avrebbero dovuto costruire camminamenti protetti e bunker sulla spiaggia. Oltre che piazzare reticolati e cavalli di frisia su tutta la costa.

Salvo D’Acquisto, ma gli uomini appena rastrellati non potevano saperlo, era stato ucciso da raffiche di mitra proprio in quel pomeriggio. Loro rimasero tutti acquartierati da qualche parte a Ladispoli. La mattina dopo, il 24 settembre, furono divisi in due gruppi. Uno rimase a Ladispoli, e uno di 36 uomini fu trasferito, a piedi, nel piccolo borgo di Palidoro.

Tre giovani ragazzi, che abitavano a Ladispoli nel settembre 1943, condivisero con Salvo D’Acquisto lo stesso tragico destino sotto la Torre di Palidoro
Tre giovani ragazzi, che abitavano a Ladispoli nel settembre 1943, condivisero con Salvo D’Acquisto lo stesso tragico destino sotto la Torre di Palidoro

Questo gruppo, il giorno dopo, fu ulteriormente diviso in due gruppi. Uno rimase a Palidoro, mentre l’altro, formato da 13 uomini, fu trasportato, con un camion, più vicino al mare. Proprio vicino la torre dove due giorni prima era stato assassinato Salvo D’Acquisto.Il destino stava sempre di più avvicinando le sorti di quattro uomini, fino a quel momento ignari ognuno dell’esistenza dell’altro.

I tredici uomini lavoraronoduramente, per cinque giorni, agli ordini dei Tedeschi.Che avevano promesso loro la libertà al termine dei lavori. Ma le loro rassicurazioni non convinsero tutti, e nella notte tra il 30 settembre e il primo ottobre, tre di loro scapparono con il favore delle tenebre. Ma la mattina seguente, quando si scoprì la fuga, la reazione dei Tedeschi fu tremenda. Il tenente Hans Feitenordinò di fucilare 3 dei 10 rimasti. E li fece scegliere nel modo più infame. Li scelsero a sorte. Fecero scegliere ai poveracci terrorizzati tra dieci fiammiferi. Chi avrebbe scelto i tre fiammiferi più corti sarebbe stato fucilato.Il destino volle così compiere la sua trama, e Renato Posata, di 17 anni, Giuseppe Canu, di 24 anni, e Pietro Fumaroli, di 24 anni, si ritrovarono in mano i fiammiferi più corti. Furono subito portati proprio sul ciglio della fossa che era stata scavata pochi giorni prima dai 22 uomini destinati a morire se non fossero stati salvati da Salvo D’Acquisto. Il Vice Brigadiere era ancora sepolto lì sotto, in un angolo della fossa. Sotto la stessa terra che tra poco avrebbe seppellito anche i tre giovani trucidati dalle scariche di mitra dei Tedeschi. I sette sopravvissuti furono costretti ad assistere all’eccidio, e a seppellire poi i propri compagni sotto la torre. Accanto a Salvo D’Acquisto. Il destino parallelo dei quattro giovani che non si erano probabilmente mai visti prima, era arrivato al suo tragico compimento.

Prima di raccontare cosa è poi successo nei giorni successivi, ricordiamo brevemente i tre giovani trucidati dai Tedeschi. L’unico vero Ladispolano era Pietro Fumaroli, di 24 anni. Era nato a Roma, ma apparteneva ad una delle famiglie più antiche di Ladispoli. Era laureando in Giurisprudenza, e in quel momento era un sergente dell’esercito. Esercito che era allo sbando dopo l’8 settembre.

Il più giovane dei tre era Renato Posata, di 17 anni. Era studente del Liceo Classico Padre Alberto Guglielmotti di Civitavecchia. Si racconta che fosse un ragazzo intelligente e molto socievole. Con la sua famiglia, a cui era molto affezionato, viveva a Civitavecchia.Ma dopo il bombardamento alleato del 14 maggio 1943, si trasferirono prima a Santa Marinella e poi a Ladispoli. Dove, il 23 settembre, incontrò la pattuglia che stava eseguendo il rastrellamento.

L’ultimo dei tre, Giuseppe Canu, aveva 24 anni, ed era nato in provincia di Sassari da una famiglia di contadini.Allo scoppio della guerra, Giuseppe venne richiamato alle armi, in Aeronautica. Prima fu assegnato come aviere a Orvieto, e poi, seguendo il suo destino, fu assegnato all’aeroporto di Furbara. Dopo l’8 settembre, anche lui sbandato, raggiunse Ladispoli. Dove fu catturato, insieme a Pietro e Renato, nel rastrellamento del 23 settembre.

Abbiamo lasciato i tre giovani e Salvo D’Acquisto sepolti insieme in una fossa sotto la Torre Perla di Palidoro. Rimasero sotto quella terra fino al 12 ottobre. In quei giorni i lavori di consolidamento delle difese erano terminati, e i Tedeschi allentarono la sorveglianza sull’area. Ne approfittarono le famiglie di Posata e Fumaroli che, avendo saputo del brutale assassinio dei loro figli, accompagnati dall’arciprete di Palidoro, don Luigi Brancaccio, e da alcuni uomini e donne loro conoscenti, riuscirono a riesumare i quattro cadaveri. Che furono lavati e ricomposti in bare costruite con delle tavole donate dalla direzione della Bonifica di Torre in Pietra, insieme ad un carretto per il trasporto e le pale necessarie per lo scavo.

La volontà delle famiglie era quello didare una degna sepoltura, in terra consacrata, nel vicino cimitero di Palidoro. Ma lo scempio non era purtroppo ancora concluso. Durante il trasporto, alcuni soldati tedeschi si divertirono a sparare con i mitra sul carretto, bucando anche alcune bare.

Alla fine, le quattro salme vennero tumulate, una accanto all’altra nel piccolo cimitero. Dove rimasero per tutta la durata della guerra.

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