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Stadi aperti e test rapidi per entrare nei locali: Israele torna alla vita

E ipotizza l’addio alle mascherine obbligatorie da aprile

Stadi aperti e test rapidi per entrare nei locali: Israele torna alla vita –

I tifosi possono riappropriarsi degli spalti: per ora canti e slogan velati dalle sciarpe con i colori delle squadre o da mascherine neutre e vendita ridotta dei biglietti (3 mila su 20-30 mila). Le bancarelle nelle stradine dietro al mercato di Tel Aviv sono tornate dopo mesi. Come ogni martedì e venerdì. Resta l’obbligo di girare con la protezione sul volto tra i vasi fatti a mano, i taglieri di legno esibiti da un artigiano sceso dalle colline della Galilea, il miele prodotto nei boschi attorno a Gerusalemme.

I ristoranti hanno registrato migliaia di prenotazioni, in alcuni casi la lista di attesa è di dieci giorni: chi vuole mangiare all’interno deve presentare il certificato vaccinale. Tutti possono consumare di fuori, con una distanza di due metri tra i tavoli. Gli amici o i famigliari ci arrivano insieme: sono state cancellate le limitazioni al numero di persone che possono viaggiare in un’auto privata. Nei locali è possibile togliere la mascherina solo quando si è seduti, si sta mangiando o bevendo: il ministero della Sanità ha spiegato di non voler seguire per ora le indicazioni del CDC americano, di non voler creare confusione su chi debba indossarla e in quali situazioni. Secondo i telegiornali, si sarebbe starebbe già pianificando di cancellare l’obbligo di indossare la mascherina all’esterno (per strada, nei luoghi pubblici) a partire da aprile.

Oltre cinque milioni di israeliani hanno ricevuto almeno la prima dose di vaccino, preoccupano i 100 mila che non si sono presentati per la seconda. La cosiddetta «carta verde» si ottiene solo dopo una settimana dalla immunizzazione completa e il governo israeliano sta cercando di allargare l’accesso a tutta la popolazione: postazioni per i test antigienici rapidi installate all’ingresso di ristoranti, discoteche, cinema, teatri, palestre.

Fra due settimane il Paese torna a votare per la quarta volta in due anni. Il premier Benjamin Netanyahu annuncia che il «peggio è ormai alle spalle», che le famiglie israeliane potranno riunirsi per la sera di Seder a celebrare la Pasqua ebraica: l’ipotesi è di innalzare entro il 27 marzo il limite per i ritrovi in casa (da 20 a 50 persone) e tranquillizzare sulla necessità o meno di portare protezioni in un incontro con immunizzati e categorie non a rischio. Di permettere gli abbracci tra nonni e nipoti.