Per la parte civile i fatti «sono stati ricostruiti in modo scorretto»
Omicidio Vannini, il ricorso del procuratore generale
La procura generale di Roma ha presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza della Corte d’Appello a carico di Antonio Ciontoli e ai suoi famigliari: i figli Federico e Martina e la moglie Maria Pezzillo, chiedendo l’annullamento della sentenza e il rinvio a un’altra sezione della Corte d’Assise d’Appello affinché sia riconosciuta la responsabilità penale in relazione al delitto di omicidio volontario per tutti gli imputati. In subordine chiede che vengano «disconosciute per il capofamiglia le attenuanti generiche ovvero siano le stesse attenuanti riconosciute subvalenti rispetto all’aggravante» contestata; per i familiari che venga riconosciuta l’aggravante della colpa cosciente, del delitto di omicidio colposo, come confermato dalla Corte.
A rafforzare la richiesta del sostituto pg Saveriano, il legale della famiglia Vannini, ha depositato una memoria evidenziando alcuni elementi di fatto, a cominciare dai principi relativi al dolo eventuale». Per l’avvocato Celestino Gnazi, i principi del dolo eventuale «sono stati mal applicati dalla sentenza di secondo grado che, anche ricostruendo malamente il fatto, avrebbe dovuto applicare i principi di diritto», emettendo dunque una sentenza «di omicidio volontario per tutti».
Per la parte civile i fatti «sono stati ricostruiti in modo scorretto». «Siamo andati avanti con la pistola che non spara, la ferita che non sanguina. Se invece viene affermata la verità che tutte le persone di buon senso potevano sapere che era un colpo di pistola, evidentemente tutti hanno visto». Nella sua memoria il legale ha messo in evidenzia tutti gli elementi di fatto che «se presi per buoni, e non possono non essere presi per buoni, devono per forza portare alla condanna per tutti per omicidio volontario».