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Nel centro antiviolenza di Cerveteri, in otto mesi, già aperte 95 schede di intervento

Nel centro antiviolenza di Cerveteri, in otto mesi, già aperte 95 schede di intervento – di Giovanni Zucconi

Con Ileana Aiese Cigliano, la responsabile del centro antiviolenza “Le Farfalle”, di Cerveteri, ci eravamo lasciati a fine maggio condividendo dei dati non proprio rassicuranti. Ci disse che, in quattro mesi, erano state raccolte ben 47 schede da altrettante donne che avevano visitato il centro.

Nel frattempo,le cronache di tutti i mezzi di comunicazione si sono riempite con numerosi casi di femminicidio. Dal sito www.femminicidiaoitalia.info, scopriamo che, da fine maggio al 5 ottobre, ci sono stati 43 casi di femminicidio in Italia. Quasi uno ogni tre giorni. Mentre, dall’inizio dell’anno, sono stati ben 88.

Ma, come direbbe Ileana Aiese Cigliano, questa è solo la punta dell’iceberg. Sicuramente quella più tragica e violenta. Ma che rappresenta solo una piccola percentuale dei casi, in gran parte sommersi e nascosti tra le mura domestiche, di violenze sulle donne.

Per riprendere questo tema, e per farci aggiornare sulla situazione a Cerveteri e a Ladispoli, abbiamo di nuovo intervistato proprio la responsabile del centro antiviolenza, che ringraziamo per la disponibilità.

Non le sembra che si sia alzato il livello della violenza sulle donne? Almeno a livello nazionale. Ormai i femminicidi sono all’ordine del giorno

“Abbiamo segnali di questo non solo nel nostro centro. Come lei sa noi apparteniamo ad una cooperativa che ha molti centri nel Lazio, e anche fuori regione.Se ci riferiamo al numero di schede aperte in questi anni, tanto per avere un indicatore, possiamo parlare diun livello pre-Covid. Poi,solo nei mesi del lockdown durante il Covid, abbiamo avuto un aumento del 300% delle visite nei nostri centri. Si poteva pensare ad una situazione particolare e temporanea. Ma poi non siamo praticamente più tornati ai livelli del pre-Covid. E, in particolare quest’anno, la tendenza in tutti i centri è quella di riscontrare effettivamente un forte incremento delle chiamate e delle visite.”

Non è un bellissimo segnale

“Attenzione. Parliamo di incremento di chiamate ai centri. Che in realtà è una cosa positiva. Perché la chiamata al centro ti dà la misura di un fenomeno finalmente in emersione. Non ti dà la misura della presenza della violenza. Nessuna di queste donne, quando ti chiamano, ti dice “da ieri è successo questo”. Sono tutte esperienze che durano da tempo. Ma adesso, fortunatamente, le donne fanno più accesso ai nostri centri antiviolenza. In poche parole, gli accessi sono di più perché prima non ci chiamavano. La situazione domestica è probabilmente quella di prima.Non è necessariamente peggiorata.Ma adesso ci chiamano di più.”

Quindi, nonostante l’aumento dei casi più tragici, lei dice che il livello di violenza, di ogni tipo, sulle donne, non è necessariamente aumentato

“Le ripeto. L’aumento delle chiamate ai centri antiviolenza certifica sicuramente una tendenza positiva dell’emersione del fenomeno. Ma non è detto che il fenomeno sia aumentato. Consideri che la proporzione tra il fenomeno reale e quello che apparedalle cronache è di 1 a 100. C’è tutto un mondo sommerso che fortunatamente sta cominciando ad emergere.”

Non è aumentata quindi neanche l’efferatezza che si manifestanella violenza sulle donne

“Limitandomi alla mia esperienza e al mio sentire, non credo che sia aumentata l’efferatezza.”

Anche nel centro che lei dirige a Cerveteri si è manifestato lo stesso aumento di chiamate?

“Anche a Cerveteri e Ladispoli si è manifestato la stessa tendenza. Ma con un’ulteriore particolarità. Il centro antiviolenza è stato aperto a febbraio di quest’anno. È un servizio sostanzialmente nuovo. Normalmente ci vuole sempre un po’ di tempo prima che si consolidi e si affermi sul territorio. Prima che possa diventare un punto di riferimento. A Cerveteri e Ladispoli non è stato così. Siamo partiti subito. Consideri che i numeri di chiamate che abbiamo in questo momento sarebbero appropriati in un secondo o terzo anno di lavoro.”

Quindi a Cerveteri è tutto anticipato rispetto alle altre esperienze che ha vissuto. Ma questo come lo interpreta?

“Io non ho mai dubitato che in questa zona servisse un centro antiviolenza. Ma sicuramente, il primo anno, mi aspettavo dei numeri più bassi di chiamate. Questo, come dicevo prima, non significa necessariamente che sono in aumento i casi di violenza sulle donne. Ma più semplicemente che adesso le donne,finalmente, prendono coraggio e visitano più frequentemente i nostri centri.”

Può dipendere anche dal contesto in cui operate?

“Una cosa abbastanza peculiare del territorio, l’ho già ripetuto in più occasioni, è che abbiamo dovuto fare molta meno fatica che in altri posti per costruire una rete. Questo si è rivelato un territorio molto accogliente da questo punto di vista. Mi riferisco ai consultori, ai Servizi Sociali e alle forze dell’ordine. Io dopo poche settimane mi ero già seduta al tavolo con i Carabinieri, con la Polizia, con la Guardia di Finanza, con i Servizi Sociali e i responsabili del consultorio.A Roma questo lo avrei potuto fare non prima di un anno.”

Realizzare subito una rete ha aiutato le donne di Cerveteri e Ladispoli a denunciare le violenze

“Certamente sì. I numeri lo dimostrano.”

Quante schede avete aperto in questi otto mesi?

“Ne abbiamo aperte 95. A fine maggio, se si ricorda, erano 47.”

Ricordiamo quali sono i giorni e gli orari in cui le donne vi possono venire a trovare

“Noi siamo aperti il lunedì, il martedì, il mercoledì e il venerdì, dalle ore 9:00 alle ore 15:00. Il giovedì apriamo dalle 12:00 alle ore 18:00. E questi sono gli orari dell’apertura dell’ufficio. Ma noi rispondiamo al telefono, al numero 366 9755274, 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Festivi compresi. Quindi rispondiamo sempre, sempre, al telefono. Il numero è anche Whatsapp e SMS. Oppure si può scrivere all’email: [email protected].”

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