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Ladispoli, torna a casa la piccola Sofia

La bambina allontanata da casa 18 mesi fa dopo la segnalazione inviata dalla scuola che frequentava al Comune. Il giudice dispone il rientro nel nucleo familiare e la sostituzione del tutore legale da parte del comune di Ladispoli

Ladispoli, torna a casa la piccola Sofia –

Hanno ricevuto il regalo di Natale più bello che si potesse desiderare al mondo. Da un lato c’è una madre, costretta da 18 mesi a vivere in casa senza le risate della sua bambina. Dall’altra parte c’è una figlia portata via dalla madre e inserita all’interno di una casa famiglia del territorio dopo la segnalazione inviata dalla scuola che frequentava ai servizi sociali del luogo. Sofia (questo il nome di fantasia usato per la bimba protagonista di questa vicenda), dopo 18 mesi è finalmente tornata a casa. A disporre la decisione il 5 dicembre scorso il giudice del tribunale di Civitavecchia sulla base della relazione del consulente tecnico d’ufficio.

I FATTI.

I fatti risalgono allo scorso anno. La bambina torna a scuola dopo 27 giorni dall’aver preso i pidocchi. Dopodiché torna a scuola se non dopo qualche mese dover tornare a casa a combattere ancora con la peducolosi così invasiva che la madre opta per il taglio dei capelli (non solo alla figlia ma anche a se stessa).

La bambina così torna a scuola indossando, per sua scelta una parrucca. Successivamente dopo poche settimane scatta la segnalazione ai servizi sociali. Nel documento si fa riferimento ai giorni di assenza, ai ritardi della bambina a scuola (dovuti sostanzialmente alla difficoltà di raggiungere in cinque minuti l’ingresso più interno della scuola da dove poter accedere alla classe a causa della presenza, soprattutto in inverno e nei giorni di pioggia di diversi genitori e alunni con ombrello e al poco tempo che sarebbe stato dato ai genitori per consentire l’ingresso a scuola entro la prima ora: cinque minuti).

Sempre nella relazione gli insegnanti parlano anche di abiti non adatti all’età della bambina (sotto al grembiule obbligatorio peraltro tutto l’anno, tranne occasioni particolari, la piccola indossava solitamente felpe, magliette e legghins o comunque pantaloni). Vestiti che, secondo quanto riportato, puzzavano spesso di sigaretta proprio come il materiale scolastico. Da qui scattano i controlli con una prima convocazione della madre da parte dei servizi sociali senza la presenza di un mediatore culturale, richiesto, che l’aiutasse a comprendere bene che cosa stesse accadendo, viste le difficoltà nel comprendere bene la lingua italiana.

All’incontro in comune, segue una visita domiciliare dei servizi sociali in casa della famiglia. In casa al momento della visita dei servizi sociali c’erano diversi scatoloni e mobili in giro per casa. Ma già all’indomani i servizi sociali si presentano con le forze dell’ordine alla porta della famiglia e portano via Sofia. Da quel momento la bambina vive lontana dalla madre, in una casa famiglia della zona. Solo la madre e non il marito di lei (che non è il padre naturale della piccola) non considerata una vera e propria figura paterna. Nemmeno i nonni riescono a incontrare la piccola dopo aver saputo quanto accaduto.

Nemmeno dopo le richieste della madre di poter far effettuare anche una sola telefonata alla nonna da parte della figlia per tranquillizzarla vista anche l’età e i suoi problemi di salute. Da qui da un giorno all’altro la madre riceve una lettera da parte dei servizi sociali dove si dice che gli incontri e le telefonate con la figlia sono sospese. Il motivo non è stato esplicitato nel foglio di poche righe consegnato alla donna.

L’INTERVENTO DI MALAN.

Vicenda, quella della piccola, finita all’attenzione del senatore di Forza Italia, Lucio Malan che aveva presentato un’interrogazione parlamentare a difesa di Sofia. Il senatore aveva chiesto “ai ministri interrogati, secondo le rispettive competenze, di sapere se non ritengano siano stati violati: gli artt. 1 e 4 della legge 28 marzo 2001 n. 149; gli artt. 3, 29 e art. 30 della Costituzione, tutti volti a preservare, ove possibile, l’unità familiare; gli artt. 9 e 12 della Convenzione di New York, che stabiliscono rispettivamente il diritto del minore a non essere allontanato dalla propria famiglia se non in casi estremi di maltrattamenti e incuria e il diritto all’ascolto del minore per ogni questione che lo vede coinvolto; l’art. 8 della CEDU che impone agli Stati di armarsi di un vero e proprio arsenale, come lo definisce la Corte EDU, al fine di garantire l’unità familiare e la non ingerenza in esso se non in modo proporzionato alla necessità; l’art. 315-bis c.c. che stabilisce l’obbligo di ascolto del minore a pena di nullità del provvedimento giudiziario che lo coinvolge; e infine le linee guida dell’Ordine nazionale degli assistenti sociali del 2016, che riconosce l’allontanamento operato ex art 403 cc come extrema ratio, da usare solo dopo aver posto in essere tutti i necessari interventi sociali onde prevenire ed evitare un provvedimento così grave, e che contestualmente all’allontanamento deve essere predisposto un progetto per il recupero della genitorialità”.

Ladispoli, torna a casa la piccola Sofia
Ladispoli, torna a casa la piccola Sofia

IL CASO DAVANTI AL GIUDICE DI CIVITAVECCHIA.

A prendere in carico la vicenda, rivolgendosi al tribunale di Civitavecchia è stato l’avvocato Catia Pichierri che ha contestato il provvedimento chiedendo il reinserimento nel nucleo familiare della bambina.

Sulla vicenda il giudice civitavecchiese ha deciso di affidare la valutazione della famiglia e della bambina stessa a un consulente tecnico d’ufficio che nella sua relazione non ha rilevato alcun ostacolo per consentire il rientro della minore all’interno del suo nucleo familiare d’origine ma che anzi avrebbe considerato pregiudizievole la permanenza di Sofia all’interno della casa famiglia.

Relazione, quella del Ctu che ha portato dunque il tribunale di Civitavecchia a decidere di restituire a una madre la sua bambina. Il tribunale ha altresi disposto un sostegno psicologico per la minore necessario per elaborare quanto alla stessa accaduto e di cui, a distanza di un anno e mezzo, non si sa dare alcuna spiegazione. «Ho dovuto uscire in ciabatte quel giorno… c’erano i carabinieri» ha raccontato la minore all’esperto nominato dal tribunale ordinario spiegando come fosse immensamente triste per l’allontanamento dalla propria famiglia. Il giudice ha peraltro disposto la sostituzione del tutore legale della piccola.

Ladispoli, torna a casa la piccola Sofia
Ladispoli, torna a casa la piccola Sofia

Del caso fino al 5 dicembre si era infatti occupato l’assessore alle Politiche sociali del comune ladispolano, Lucia Cordeschi, presente, insieme alle forze dell’ordine e ai servizi sociali, il giorno in cui la bambina era stata allontanata dalla propria abitazione.

Ad oggi, però, la stessa famiglia della piccola, e il loro legale, non avrebbero notizie relative al nuovo tutore della minore. «Si tratta di una nomina che va fatta urgentemente», ha commentato l’avvocato Pichierri. La vita di Sofia deve andare avanti e deve andare avanti normalmente.

Senza la nomina del nuovo tutore legale, ogni piccola cosa potrebbe diventare un problema, come anche tornare a casa all’uscita da scuola, qualora la madre a cui è stata affidata, dovesse avere un imprevisto qualsiasi.

E su questo il legale della famiglia ha chiesto al curatore speciale di veicolare le informazioni alla famiglia a lei stessa. L’assenza di questa comunicazione da parte di palazzo Falcone ai legali della famiglia, «è la cartina tornasole dell’inefficienza dell’amministrazione pubblica (in generale e non specificatamente legata a quella ladispolana) rispetto alla tutela dei minori».

Per quanto riguarda invece il caso di Sofia in particolare, sempre il legale della famiglia, già ad agosto aveva inoltrato all’amministrazione comunale una richiesta per sapere il costo complessivo del minore durante la sua permanenza in comunità. Ma del riscontro alla richiesta, ad oggi, come affermato dallo stesso avvocato Pichierri, non c’è traccia.

LA SODDISFAZIONE DEL SENATORE MALAN.

Ladispoli, torna a casa la piccola Sofia
Ladispoli, torna a casa la piccola Sofia

Esprime la sua soddisfazione il senatore Malan che ad agosto si era recato a Ladispoli presso la struttura dove era trattenuta Sofia e che sull’argomento ha anche presentato una interrogazione: «Una delle cose più belle, forse la più bella del mio mandato al Senato».

«L’augurio è che tale conflittualità non danneggi l’esito del monitoraggio che il tribunale ha comunque disposto visto che l’assessore Cordeschi oltre ad essere la tutrice ha tuttora la delega alle politiche sociali», ha aggiunto Malan.

«La Ctu – ha aggiunto l’avvocato Pichierri – ha sconfessato l’operato dei servizi escludendo che la casa fosse fatiscente e quindi non idonea ad essere abitata. A nome di Rete sociale ringrazia anche le altre istituzioni intervenute sul caso, tra cui il garante per l’infanzia della regione Lazio Jacopo Marzetti, che grazie anche alla sua cultura giuridica ha potuto fin da subito riscontrare l’anomalia alla base dell’allontanamento e l’ambasciatore bulgaro che ha seguito la vicenda».

Ora, mentre la vicenda giudiziaria va avanti, per far sì che la madre riesca ad ottenere nuovamente la piena custodia della piccola, per Sofia si prospetta sicuramente un Natale più sereno, all’interno del suo nucleo familiare, circondata dai suoi affetti più cari. Sicuramente uno dei regali più belli da poter chiedere a Babbo Natale.

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