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Ladispoli, la città diventa proprietaria del Castellaccio dei Monteroni

Ad affermarlo il Sindaco Alessandro Grando, attraverso una nota diramata via social

Ladispoli, la città diventa proprietaria del Castellaccio dei Monteroni –

Ladispoli, la città diventa proprietaria del Castellaccio dei Monteroni
Ladispoli, la città diventa proprietaria del Castellaccio dei Monteroni

Una giornata storia quella avvenuta ieri per la città di Ladispoli: il Comune è divenuto realmente proprietario del Castellaccio dei Monteroni.

Ad affermarlo il Sindaco Alessandro Grando, attraverso una nota diramata via social.

“Dopo oltre un decennio di inattività – ha affermato infatti il primo cittadino nel comunicato – , bloccati da una fondazione ormai irreperibile, abbiamo deciso di rescindere unilateralmente, per inadempienza, ogni vincolo contrattuale. Chi avrebbe dovuto restaurare il castello per metterlo a disposizione dei cittadini non è mai passato dalle parole ai fatti.”

“Da adesso in poi – ha proseguito Grado – avremo la possibilità di realizzare in prima persona questo progetto così ambizioso. Il primo passo sarà quello di chiedere con forza la riassegnazione del finanziamento di due milioni di euro, già stanziati, al Ministero dei Beni Culturali.”

“A nome della città – ha concluso il Sindaco – ringrazio tutti i funzionari e gli amministratori che hanno lavorato duramente per raggiungere questo obiettivo, e il Consiglio comunale che ha votato all’unanimità la proposta dell’amministrazione comunale.”

Di origine medievale, il Castellaccio dei Monteroni durante i secoli è stato adibito a più funzioni: venne utilizzato come stazione di posta, come albergo e osteria per i viandanti, sul percorso tra Roma e Civitavecchia. Vi soggiornarono san Paolo della Croce, il viaggiatore romantico George Dennis, l’architetto topografo Luigi Canina, Teresa Caetani, duchessa di Sermoneta, e il poeta Giuseppe Gioacchino Belli che vi fu anche arrestato.

Negli anni cinquanta fu utilizzato come set cinematografico delle ultime scene del film “La Grande Guerra” con Alberto Sordi e Vittorio Gassman.

Dopo la Seconda guerra mondiale l’edificio era stato dato in concessione ai mezzadri dell’Ente Maremma ed è caduto in abbandono alla fine degli anni sessanta, con il crollo di alcune parti della struttura.

Passato dal disciolto Ente Maremma all’Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione dell’agricoltura del Lazio, in seguito all’attività della sezione del GAR di Ladispoli-Cerveteri è stato recuperato e in seguito restaurato per il Grande Giubileo del 2000 a cura della Provincia di Roma e della Soprintendenza ai beni architettonici del Lazio.