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“Jova Beach Party, cosa c’entra il wwf Italia?”

Il Comitato No Party alla Palude: “Dov’è la sostenibilità ambientale?”

“Jova Beach Party, cosa c’entra il wwf Italia?” –

Riceviamo e pubblichiamo –

E’ iniziato il Jova Beach Party sui litorali italiani, in aree con ecosistemi fragili e vulnerabili, di alto pregio naturalistico e per questo oggetto di tutela. Una delle tappe si  svolgerà a Plan de Corones, a 2750 metri d’altezza, anche questo un ambiente da rispettare

Sin dal primo annuncio del tour, il Comitato No Party alla Palude ha sottolineato le inevitabili interferenze e danni che avrebbero subìto habitat protetti.

E infatti le criticità e i problemi interessano tutte le tappe della tournée ed hanno fatto partire diversi esposti, relativi al rilascio delle autorizzazioni e ai vincoli paesaggistici e normativi ricadenti sulle zone prescelte. 

"Jova Beach Party, cosa c'entra il wwf Italia?"
“Jova Beach Party, cosa c’entra il wwf Italia?”

Ci domandiamo come il Wwf Italia abbia potuto dare la sua partnership a questi concerti.

La sua missione non dovrebbe coincidere con il conservare e proteggere le specie vegetali ed animali? Invece qui si avalla l’utilizzo di ruspe e trattori sulle spiagge, mentre sono anni che si delegittima la pulizia meccanicizzata degli arenili, una pratica che distrugge la vita naturale.

Con una dichiarazione apparsa sulla stampa, l’amministratore delegato della Trident Music, Maurizio Salvadori,  rispondendo agli attacchi degli ultimi giorni chiama in causa proprio il Wwf e lascia intendere un ruolo attivo dell’associazione nell’organizzazione delle tappe del tour.

’ad afferma: “Da oltre sei mesi la nostra società, che opera in partnership con il Wwf, ha lavorato alacremente per ottenere tutte le autorizzazioni necessarie all’effettuazione del tour di Lorenzo Jovanotti Cherubini nei lidi italiani (…).

Tutto questo percorso è stato monitorato quasi quotidianamente e condiviso dal Wwf, che ci ha continuamente consigliati e supportati sulle doverose scelte da effettuare a protezione dell’ambiente e che ringraziamo”. 

Il Wwf Italia, da parte sua, ha diramato un comunicato nel quale elogia il Jova Beach Party come “una grande occasione per raggiungere un gran numero di cittadini da informare e sensibilizzare sullo stato degli oceani  che sui comportamenti che ci permettono di ‘alleggerire’ peso dei nostri stili di vita sui nostri mari e sulle nostre spiagge”. 

Dichiarazioni che non si conciliano affatto con l’azione delle ruspe sui litorali, con quello che sembrerebbe uno “scoticamento”, termine usato in agraria per descrivere l’asportazione della cotica erbosa di un terreno, effettuato durante le fasi di preparazione delle aree adibite ad ospitare i concerti, e la conseguente movimentazione d’ingenti quantità di sabbia e terra, con l’invasione prevista di circa 40 mila persone a tappa pronte a scatenare il caos sulle spiagge ed abbandonare, con tutta probabilità, un mare di rifiuti.

Sicuramente la campagna di sensibilizzazione contro l’abbandono di plastica in Natura portata avanti dal Wwf  è importante, promuovere un uso più consapevole di questo materiale e far conoscere le fasi di produzione è utile, ma parlare solo di plastica è fuorviante, perché –  lo si ridasice – la perdita di biodiversità è un compromesso inaccettabile.

Un habitat, una volta distrutto non può essere sanato, e il suo eventuale ripristino comunque non sarà mai più come in origine. 

La presidente di Wwf Italia a nostro avviso avrebbe dovuto prendere le distanze da iniziative quali il Jova Beach Party. Questa collaborazione, che appare solo un’operazione commerciale invasiva e tutt’altro sostenibile, ha allontanato diversi soci e simpatizzanti dall’associazione. 

Auspichiamo una decisa presa di posizione da parte del WWF, e non le solite risposte stereotipate, ricordando che il concetto di sostenibilità poggia su tre componenti: economica, sociale e ambientale.

Tutte e tre devono andare avanti di pari passo. Non è quindi sostenibile, dal punto di vista ambientale, un evento che arreca danni ai luoghi,  distrugge le riserve naturalistiche e le zone nelle immediate vicinanze, con disagi alla popolazione del posto.

Il tutto giustificato da un presunto e poco calcolabile beneficio economico per i cittadini, come affermato da alcune amministrazioni locali coinvolte.

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