L’esperta invita a non abbassare la guarda: “non perdiamo di vista la pandemia da fumo”. Intanto i dati mostrano un netto aumento del consumo di sigarette.
Fumare e Covid hanno una qualche relazione? Ne parliamo con la dottoressa Cacciotti.
La Dott.ssa LUCIANA CACCIOTTI è la Responsabile del Centro Antifumo della ASL Roma 4 e da tempo collabora con BaraondaNews per informare e sensibilizzare la popolazione sui rischi connessi al fumo di sigaretta.

La pandemia di coronavirus sta cambiando le nostre vite con ripercussioni sulle nostre abitudini, compreso l’uso e l’abuso di sostanze. Secondo la Dottoressa Cacciotti bisogna stare molto attenti e prevenire le complicazioni che il Covid potrebbe avere su alcuni soggetti che hanno, purtroppo, l’abitudine di fumare.
Le dipendenze da sostanze – tabacco, alcol e altre droghe – insieme alle dipendenze comportamentali (gioco d’azzardo, cibo, internet, doping) sono importanti fattori di rischio per la salute pubblica. Durante gli ultimi mesi il rischio si è moltiplicato per i lunghi periodi di forzata permanenza a casa.
Fumare ai tempi del Covid, dottoressa Cacciotti: chi fuma rischia!
Sembra persino inutile ribadirlo, ma la nicotina non ha alcuna funzione protettiva nei confronti del coronavirus, come hanno riportato alcune fake-news. Al contrario, i fumatori che hanno contratto l’infezione hanno avuto mediamente un rischio di mortalità e di ricorso alla terapia intensiva e alla ventilazione meccanica più che doppio (12% contro 5%) rispetto a chi non fuma, secondo uno studio del New England Journal of Medicine.
Le misure di distanziamento sociale hanno avuto importanti effetti nel consumo di tutte le sostanze “legali”: in tutto il mondo si registrato un forte aumento della vendita di alcolici – in parte compensato dalla chiusura di bar e ristoranti – e di cannabis light, spesso utilizzata per placare l’ansia e migliorare la qualità del sonno. Si segnalano anche aumenti nella vendita e nelle prescrizioni di ansiolitici e antidepressivi.
Per quanto riguarda il fumo da sigaretta l’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato i risultati di un’indagine, ottenuta tramite questionari anonimi: durante il lockdown molte persone hanno aumentato il numero giornaliero di sigarette, probabilmente con la speranza di ridurre ansia e stress.
Il 10 gennaio del 2005 – 15 anni fa – entrava in vigore in Italia la Legge Sirchia che per tutelare i non fumatori vietava il fumo in tutti i locali pubblici. Le grandi aziende del tabacco hanno incassato il colpo e sono passate alla controffensiva con accurate strategie di manipolazione che mettono in dubbio la pericolosità di un prodotto – il fumo – che uccide il 50% dei suoi consumatori.
Mentre viviamo in pieno la pandemia Covid, non dobbiamo perdere di vista la pandemia da fumo, per la quale non arriverà mai un vaccino e per la quale ogni anno nel mondo 7 milioni di persone perdono la vita e un milione che si ammala e muore pur non fumando, ma solo vivendo vicino a persone che fumano.

Il Centro Antifumo è un servizio gratuito della ASL a cui si accede con un’impegnativa del medico di famiglia o dello specialista.
Altre informazioni sulla ricerca scientifica sulle connessioni tra fumo e diabete qui.
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