Intervista esclusiva a Flavio Mancini, meccanico che vanta collaborazioni con Ducati, Yamaha, Kawasaki e MV Agusta
A volte capita di avere un sogno, forse anche troppo grande per essere immaginato e ancor più raramente quel sogno acquista consistenza, diventa reale. Questa è la storia di Flavio Mancini, che si è ritrovato dal maneggiare gli attrezzi dell’officina dal suo quartiere, a lavorare nei box delle più importanti competizioni motociclistiche. Le sue parole trasudano passione e, nonostante le difficoltà, i suoi occhi hanno ancora fame dell’adrenalina che solo i motori possono dare. Romano di nascita, Flavio ha scoperto in Cerveteri il luogo in cui allentare la tensione trovando una connessione con la natura che la città non riusciva a dargli.
Puoi raccontarci come nasce la tua passione?
“A casa mia si mangiavano pane e motori, la mia famiglia ha sempre avuto una grande passione. Mio padre amava correre con le macchine, era la sua passione anche se faceva il barbiere. Mentre mio zio ha all’attivo 25 anni di gare anche nel Campionato Italiano di motocross. Quindi, fin da piccolissimo ho avuto un approccio con i motori e la mia passione è cresciuta sempre di più”.
E l’attività di meccanico?
“Ho iniziato a 17 anni in un’officina generica del mio quartiere dove passava qualsiasi tipo di veicolo. Lì ho lavorato per 6 anni, poi ho avuto un’opportunità in un’officina che aveva un reparto corse. Nel 2009 è arrivata la mia prima partecipazione a una gara del Campionato Italiano femminile ed è partito il gioco delle corse”.





La tua carriera è stata un continuo crescendo quindi?
“Ho continuato a fare il meccanico tradizionale fino al 2021. Poi in realtà ho avuto 2 anni di stop perché il team per cui lavoravo è saltato. Pensavo di essere arrivato e mi sono ritrovato senza niente in mano. Solo grazie ad una squadra che doveva disputare una categoria Super Sport 300 sono tornato in pista. Quando il capotecnico mi ha chiamato non volevo andare, ma appena ho toccato la termocoperta, sentito l’odore della benzina speciale sono tornato in quel mondo. Dal 2014 non ho più smesso. Ho lavorato nella Coppa Italia, nel Trofeo Amatori, nel Campionato Italiano fino ad arrivare al World Super Sport”.
Con chi collabori ora?
“Sto collaborando con il Prata Motor Sport, un team locale dove corre Nicole Cicillini e sono in attesa di conferme per il 2024. Quest’anno lavoro anche come consulente nel mondiale Moto E per conto di Enel Uay e Ducati. Mi occupo della spiegazione tecnica sul truck del main sponsor per i vari appassionati che girano nel paddock, oltre a poter assistere alle gare di Moto GP”.
Pensavi di riuscire a realizzare tutto questo?
“No, mai. Pensavo fosse solo il sogno di un bambino quello di girare in un circus o stare sulla griglia di partenza. Quando parti in un’officina di un quartiere popolare puoi solo sognare. Non potevo pensare di riuscire a varcare i circuiti italiani e europei tutte le settimane. O ancora non potevo pensare di ritrovarmi accanto a quei piloti che avevo visto in TV. E’ un’emozione continua”.
Avevi un mito tra i meccanici?
“Ramon Forcada e ho potuto sedere al tavolo con lui. E’ un uomo con non si sa quanti mondiali vinti, che ha lavorato con piloti di ogni tipo, tra gli altri anche Jorge Lorenzo. Io ho mangiato nella sua stessa hospitality, è stata una cosa da brividi. Capita che prenda ancora in mano le chiavi e con grande umiltà lavora sulle moto. Ti fa capire tanto”.
C’è altro che vorresti raggiungere?
“Il sogno sarebbe fare una vera stagione nel World Superbike o riuscire ad entrare nel circus della Moto GP. Per farlo c’è bisogno di non fermarsi mai. Sono professionisti incredibili che non lasciano nulla al caso perché anche un millimetro può fare la differenza”.
Al vostro lavoro viene riconosciuta la giusta importanza?
“A volte abbiamo giornate di lavoro veramente pesanti, ci vuole veramente tanta passione. Poi arriva il giro veloce durante la qualifica che ti mette la moto in prima fila o addirittura in pole: quella è la gratificazione più grande. Un podio o una vittoria fanno passare qualsiasi tipo di fatica, anche in quei casi in cui magari per un incidente hai dovuto fare degli straordinari o ricostruire completamente la moto in una manciata d’ore. E’ un lavoro estremamente stressante perché si concentra in poco tempo. Bisogna essere perfetti per far andare forte il pilota sulla base delle sue esigenze e il pilota deve avere totale fiducia nei propri meccanici. La moto deve essergli cucita addosso. Non esiste un pilota che non abbia legame col meccanico, si vince insieme”.
Quando sei arrivato a Cerveteri?
“Sono arrivato nel 2012 e poi sono rimasto qui”.
Come ti trovi?
“E’ una cittadina molto tranquilla che offre relax soprattutto per chi è nato e cresciuto in città. Si trova comfort soprattutto nella parte più verde, sembra di entrare in una specie di bolla. Quando subisco tanto stress, mi rifugio sui monti e mi faccio una camminata nel verde. Manca a volte qualche evento, sarebbe più bello vedere più giovani. Vedere Cerveteri piena durante la Sagra, per esempio, mi rende felice. Il mio rifugio è una birreria sui giardini per una sana pinta e 2 chiacchiere con gli amici che ho trovato qui. Cerveteri è perfetta quando le orecchie sono sature del rumore dei motori a pieni giri”.
Giorgio Ripani