Prese spunto da un episodio avvenuto tre anni prima a Chicago
di Marco Di Marzio
Festa dei Lavoratori, la data del Primo Maggio fu stabilita a Parigi nel 1889 – L’emergenza sanitaria prodotta dalla diffusione in Italia e nel mondo del Covid-19 colpisce anche la Festa dei Lavoratori, in calendario oggi 1° maggio, impedendone la regolare celebrazione in ogni sua forma.
Questa volta infatti l’evento verrà vissuto in maniera diversa rispetto agli anni passati, con una distanza resa obbligatoria che porrà di fronte ad una prova eccezionale l’azione di conservazione di una memoria, già segnata dal tempo, fatta di storia e di valori universali, in esso contenuta.
Una sfida che solo la forza del ricordo può portare alla vittoria e insieme dare quella forza fresca per il futuro indispensabile al mantenimento alto dei significati contenuti in questo importante giorno. Un ricordo che fissa il suo punto di partenza a Chicago negli Usa il 1° maggio 1886.
L’ispirazione
Quel giorno infatti era stato indetto uno sciopero generale in tutti gli Stati Uniti attraverso il quale gli operai rivendicarono migliori e più umane condizioni di lavoro. La protesta andò avanti per tre giorni e il 4 maggio culminò con una e propria vera battaglia tra i lavoratori in sciopero e la polizia: molte persone persero la vita in quello che sarebbe passato alla storia come il “massacro di Haymarket”.
Gli antefatti
A metà Ottocento, questo il motivo della protesta, non era raro che si lavorasse anche 16 ore al giorno, la “sicurezza” non era neppure contemplata e i morti sul lavoro erano cosa di tutti i giorni.
Le lotte operaie per la riduzione della giornata lavorativa trassero spinta dalla crescita delle società industriali moderne. Fin dai primi decenni del XIX secolo prese forma negli Stati Uniti e in Inghilterra l’obiettivo di ridurre l’orario della giornata di lavoro a dieci ore.
Conquistate localmente a Filadelfia qualche anno prima, le “dieci ore” divennero giornata lavorativa legale per i dipendenti pubblici statunitensi nel 1840; in Inghilterra invece il «Ten Hours Act» fu approvato nel 1847.
Ma l’esistenza delle leggi non voleva dire che esse fossero osservate. Gli imprenditori erano ovunque più che restii a ridurre la giornata lavorativa. E tuttavia, mentre ancora si stava lottando per generalizzare le “dieci ore”, prese a poco a poco consistenza una rivendicazione ancora più radicale: la giornata di otto ore.
La stessa rapida e generale introduzione delle macchine, oltre all’innalzamento continuativo della produttività, rese plausibile per i lavoratori l’ulteriore riduzione.
Non soltanto negli Stati Uniti e in Inghilterra. La strada alle rivendicazioni generali e alla ricerca di un giorno in cui tutti i lavoratori potessero incontrarsi per esercitare una forma di lotta e affermare la propria autonomia venne aperta in Australia nel 1855 con lo slogan «8 ore di lavoro, 8 di svago, 8 per dormire», condiviso poi da gran parte del movimento sindacale del primo Novecento.
Nel 1866, fu approvata a Chicago, in Illinois, la prima legge delle otto ore lavorative giornaliere, legge che entrò in vigore soltanto l’anno dopo, il 1° maggio 1867, giorno nel quale fu organizzata un’importante manifestazione, con almeno diecimila partecipanti.
La notizia giunse anche in Europa, dove nei primi giorni di settembre del 1864 era nata a Ginevra la “Prima Internazionale”, ovvero l’Associazione Internazionale dei Lavoratori, molto vicina ai primi movimenti socialisti e marxisti dell’epoca.
La conquista delle otto ore lavorative, iniziata il 1° maggio 1867 soltanto nello stato dell’Illinois, ebbe una successiva espansione lenta e graduale in tutto il territorio statunitense. Ancora nel 1882, nella città di New York, fu organizzata una importante protesta il 5 settembre, mentre due anni dopo, nel 1884, in un’analoga manifestazione americana, i “Knights of Labor”, “Associazione dell’Ordine dei Cavalieri del Lavoro” – fondata nel 1869, approvarono una risoluzione affinché l’evento di protesta avesse una ricorrenza annuale, senza però proporre ancora una data ufficiale nell’Illinois.
La storia
Il 1° maggio 1886, in occasione del 19° anniversario dell’entrata in vigore della legge dell’Illinois sulle otto ore lavorative, fu deciso dalla “Federation of Organized Trades and Labour Unions” come il giorno di scadenza limite per estendere tale legge in tutto il territorio americano, pena l’astensione dal lavoro, con uno sciopero generale a oltranza.
In quel giorno, anche la stessa città di Chicago partecipò allo sciopero generale, in particolare la fabbrica di mietitrici McCormick. La polizia, chiamata a reprimere l’assembramento, sparò sui manifestanti, uccidendone due e ferendone diversi altri. Per protestare contro la brutalità delle forze dell’ordine, gli anarchici locali organizzarono una manifestazione da tenersi nell’Haymarket Square, la piazza che normalmente ospitava il mercato delle macchine agricole. Questi fatti ebbero il loro culmine il 4 maggio, quando da una traversa fu lanciata una bomba che provocò la morte di sei poliziotti e il ferimento di una cinquantina. A quel punto la polizia sparò sui manifestanti. Nessuno ha mai saputo né il numero delle vittime né chi sia stato a lanciare la bomba. Fu il primo attentato alla dinamite nella storia degli Stati Uniti.
Per i fatti di Chicago il 20 agosto 1887 fu emessa la sentenza del tribunale: August Spies, Michael Schwab, Samuel Fielden, Albert Richard Parsons, Adolph Fischer, George Engel e Louis Lingg furono condannati a morte (in seguito a pressioni internazionali la condanna a morte di Fielden e Schwab fu commutata in ergastolo; il cancelliere tedesco Otto von Bismarck proibì tutte le manifestazioni in favore degli accusati di Haymarket); Oscar William Neebe a reclusione per 15 anni. Otto uomini vennero condannati per essere anarchici, e sette di loro condannati a morte.
L’11 novembre 1887, i condannati furono tutti impiccati a Chicago. Le ultime parole pronunciate furono:
- Spies: «Salute, verrà il giorno in cui il nostro silenzio sarà più forte delle voci che oggi soffocate con la morte!»
- Fischer: «Hoch die Anarchie!» (Viva l’anarchia!)
- Engel: «Urrà per l’anarchia!»
- Parsons, la cui agonia fu terribile, riuscì appena a parlare, perché il boia strinse immediatamente il laccio e fece cadere la trappola. Le sue ultime parole furono queste: «Lasciate che si senta la voce del popolo!»
Nel 1887, l’allora presidente degli Stati Uniti d’America, Grover Cleveland, ritenne che il giorno 1° maggio avrebbe potuto costituire un’opportunità per commemorare i sanguinosi episodi di Chicago. Successivamente, temendo che la commemorazione potesse rafforzare eccessivamente il nascente socialismo, spostò l’oggetto della festività sull’antica Organizzazione dei Cavalieri del Lavoro.
Tuttavia, già pochi giorni dopo il sacrificio dei cosiddetti “Martiri di Chicago”, gli stessi lavoratori della città statunitense tennero un’imponente manifestazione a lutto, prova che le idee socialiste non erano affatto morte.
La Festa dei Lavoratori
Tre anni dopo i fatti di Chicago, il 20 luglio del 1889, a Parigi, durante il primo congresso della “Seconda Internazionale” (l’organizzazione creata dai partiti socialisti e laburisti europei, successivamente alla “Prima Internazionale” si era sciolta nel 1876 con il Congresso di Philadelphia) fu lanciata l’idea di una grande manifestazione per chiedere la riduzione della giornata lavorativa a 8 ore. Nella scelta della data si tenne conto proprio degli episodi di Chicago del 1886 e si decise di celebrare il lavoro e i lavoratori il Primo Maggio, come la Festa Internazionale dei Lavoratori.
L’iniziativa divenne un simbolo delle rivendicazioni operaie, di lavoratori che in quegli anni lottavano per conquistare diritti e condizioni di lavoro migliori. Varcò i confini francesi e, nonostante la risposta repressiva di molti governi, la manifestazione del 1° maggio del 1890 (la prima manifestazione internazionale della storia) registrò un’altissima adesione.
Nell’agosto del 1891 il secondo congresso della “Seconda Internazionale”, riunito a Bruxelles, assunse la decisione di rendere permanente la ricorrenza. D’ora in avanti il 1° Maggio sarebbe stata la “festa dei lavoratori di tutti i paesi, nella quale i lavoratori dovevano manifestare la comunanza delle loro rivendicazioni e della loro solidarietà”.
Attualmente il Primo Maggio è giorno di festa nazionale in molti Paesi: da Cuba alla Turchia, dal Brasile alla Cina e poi Russia, Messico e diversi Paesi dell’Unione Europea.
Curiosamente non lo è negli Stati Uniti, il Paese da cui, in un certo senso, tutto cominciò. Negli Usa si celebra una festa dei lavoratori il primo lunedì di settembre. In Australia, la commemorazione ricorda la “Festa delle Otto Ore” (lavorative). Tuttavia, nella zona del Queensland, se inizialmente si usava celebrarla sempre il giorno 1° maggio, in epoche più recenti e anche in altre zone australiane si usa farla cadere il primo lunedì di maggio, oppure di marzo, ma anche ottobre.
In alcuni paesi, come nei Paesi Bassi e Danimarca, non è festa ufficiale nonostante esistano alcune celebrazioni in occasione del Primo maggio.
La commemorazione fu ripresa anche dal mondo cattolico: il 1° maggio 1955, papa Pio XII istituì per tutta la Chiesa cattolica la festa di San Giuseppe lavoratore, perché tale data potesse essere condivisa a pieno titolo anche dai lavoratori cattolici.
In Italia
In Italia, appena si diffuse la notizia dell’assassinio degli esponenti anarchici di Chicago nel 1888, il popolo livornese si rivoltò prima contro le navi statunitensi ancorate nel porto, e poi contro la Questura della stessa città, dove si diceva che si fosse rifugiato il console degli Stati Uniti.
Soltanto dopo decenni di battaglie operaie e lotte sindacali, le otto ore lavorative verranno dichiarate legali soltanto con il Regio decreto legge n. 692 del 1923.
La decisione in Europa in merito alla festività del 1° maggio, ufficializzata dai delegati socialisti della “Seconda Internazionale” riuniti a Parigi nel 1889, fu ratificata in Italia soltanto due anni dopo. La rivista “La Rivendicazione”, pubblicata a Forlì, cominciava così l’articolo dedicato al primo maggio, uscito il 26 aprile 1890: «Il primo maggio è come parola magica che corre di bocca in bocca, che rallegra gli animi di tutti i lavoratori del mondo, è parola d’ordine che si scambia fra quanti si interessano al proprio miglioramento».
Tra le prime documentazioni filmate della festa in Italia, il produttore cinematografico Cataldo Balducci presenta il documentario Grandiosa manifestazione per il primo maggio 1913 ad Andria (indetta dalle classi operaie) che riprende la festa in sette quadri, e si può – così – vedere il corteo che percorre le strade affollate della Città: gli uomini, tutti con il cappello, seguono la banda che suona, con alcune bandiere.
Durante il ventennio fascista, a partire dal 1924, la celebrazione fu anticipata al 21 aprile, in coincidenza con il Natale di Roma, divenendo per la prima volta giorno festivo con la denominazione “Natale di Roma – Festa del lavoro”.
Fu poi riportata al primo maggio dopo la fine del conflitto mondiale mantenendo lo status di giorno festivo.
Il 1° maggio 1947 la ricorrenza venne funestata dall’eccidio di Portella della Ginestra (PA), nella quale la banda criminale di Salvatore Giuliano sparò su un corteo di circa duemila lavoratori in festa, uccidendone quattordici (di cui undici sul momento) e ferendone una cinquantina. Alcune fonti complottistiche sostengono che tale sparatoria sarebbe stata organizzata dai servizi segreti italiani, con lo scopo di accusare il bandito Giuliano e screditarlo agli occhi dei cittadini.
Dal 1990, i sindacati confederali CGIL, CISL e UIL, in collaborazione con il comune di Roma, hanno istituito un grande concerto per celebrare il Primo Maggio, rivolto soprattutto ai giovani: la manifestazione si tiene a Roma, in piazza di San Giovanni in Laterano, dal pomeriggio alla notte, con la partecipazione di molti gruppi musicali e cantanti, ed è seguita da centinaia di migliaia di persone, oltre a essere trasmessa in diretta televisiva dalla Rai.
Considerazioni finali
Il 1° maggio 2020 ha dunque un significato molto più forte, derivante proprio dalla difficile situazione presente in questo momento. E’ la tappa di un lungo cammino chiamato “lavoro”, che attraverso il passato indica una delle vie da percorrere per la ripartenza e cammino verso il domani dell’intera società.