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Cittàpolitica

Elezioni 2022, “Agylla al voto”

Nell’era dell’autismo corale, dopo mesi di indesiderata segregazione terminata con una terribile guerra alla porta d’Oriente, le cui conseguenze saranno disastrose assai, la Quintana politica nel territorio di Agylla si avvia a divenire un Kolossal simile a I Dieci comandamenti, un masterChef che allupa i cittadini-spettatori. Belli che sepolti i partiti post
guerra con le loro visioni contrapposte dello sviluppo economico sociale, si assiste, senza neanche più stupefarsi, a personaggi tradizionalmente e visceralmente di “destra” che fanno i partigiani e viceversa. Tra poco, se continua questo andazzo, non ci starà da sorprendersi se si inventeranno anche le brigate garibaldine della Banditaccia, o i liberal britannici, o le brigate Giustizia e libertà battaglione Torretta, o i conservatori alla Churchill, colonna di Palo laziale.

Ai partiti si sono sostituite le consorterie, le categorie, i professionisti del commercio all’ingrosso ed al minuto, quelli della salute e del lotto intercluso. Con la costante presenza del familismo: parenti che nella vita normale si schizzano e che ritrovano unità di intenti nel convergere voto d’interesse su un nipote o su un genero promettente. I galoppini, chiamati a Cerveteri, con storpiatura grammaticale ma più attinente al vero, “sgaloppini” hanno sempre gli identici cognomi, tramandandosi questo onorato compito di padre in figlio per secula secolorum.

Ma così va il mondo delle apparenze, mentre quello della sostanza precipita economicamente e soprattutto moralmente. Non si va a votare per scegliere un governo, ma per creare un nuovo genere di intrattenimento. Fumogeni sparati ad altezza d’uomo, fuochi di artificio a ridosso delle nuova tornata elettorale, o sceneggiate a mare post ballottaggio, con programmi il cui valore è inferiore ad un copeco e la durata quella del tempo fuggevole di un amore estivo. Assistiamo ancora una volta all’incoercibile arrivismo dei soliti che da anni si scambiano le sedie al vecchio granaio dei Marescotti. Come diceva il Gran lombardo: “Senza il tumultuoso ribollimento che li ha portati a galla
come l’onda il turacciolo, molti di essi sarebbero riusciti indocili perdigiorno a vivacchiare di espedienti”. Frase che il Maestro della Tolfa, la piccola Parigi, Salvatore Copponi traduceva da par suo: “Braccia proditoriamente rubate alla zappa!” La straordinaria capacità della finzione di diventare realtà si è sostanziata nella rappresentazione che fa
di se stesso chi campa di politica. Da una società in cui le finzioni sorgevano dal mutamento fantasioso del reale, si è passati ad una società in cui è la realtà ad alimentarsi della finzione. Siamo indubitabilmente rimasti in pochi che vivono all’antica, nel tempo in cui la realtà superava la finzione, come nel racconto che Mario Bisner, detto Majetta, cervetrano fin nei pedalini, faceva del suo incontro, per un postarello alle Tombe, con il Sottosegretario di Stato per la grazia e giustizia Erminio Pennacchini.

Arrivato al Ministero, Majetta si intrattenne con la segretaria che si palesa cugina di un tolfetano emigrato a Cerveteri a cercare fortuna. “Oramai è fatta!” pensò Majetta. Il colloquio col pezzo grosso è breve e pieno di convenevoli e complimenti.

“Finalmente un bel ragazzo: sano, che non zoppica e non è mezzo guercio! Ma senta Bisner lei è uno dei nostri vero!?” concluse il democristiano Pennacchini. “Io so’ un compagnero!” rispose Majetta alzando il pugno. “Il Piave con me nun se passa! Anzi sai che te dico: me ne torno a Cerveteri a legge il Corriere dello sport al bar di Marzio mentre tu stattene qui ar chiodo! Te saluto Pennacchì!” Così più o meno andavano le cose negli anni dorati di Cerveteri, anni in cui la Comunità si assiepava
lungo la polverosa strada che porta ai Vignali per partecipare all’evento degli eventi: la corsa al fantino. I cavalli erano nel breve tempo diversi, i fantini invece sempre gli stessi ma con casacche ogni volta diverse. Le scuderie sempre immutabili. Per la Quintana di Agylla si assiste più o meno a simile situazione. Ci sta da augurarsi che chi, con la stucchevole sicumera da primi della classe, ha palesato la sua inadeguatezza a far progredire economicamente il territorio facendone al contempo precipitare la moralità, salti il turno.

Angelo Alfani

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