Riceviamo e pubblichiamo:
SANTA MARINELLA – Appena tornato a Santa Marinella, l’abbiamo incontrato. Con gli occhi che brillavano di emozione e la voce ancora vibrante, Daniele Ballarini ci ha raccontato la sua straordinaria avventura alla Petra Desert Marathon 2025. È apparso subito evidente quanto possa essere riduttivo definire solo ‘corsa’ questa gara, svoltasi il 6 settembre: una vera e propria sfida tra sabbia, roccia e l’inesauribile forza dello spirito. Come avevamo già anticipato, Daniele si era preparato per mesi, con estrema cura e costanza, ad affrontare i 42,2 chilometri di dune sabbiose, sentieri rocciosi e paesaggi mozzafiato del deserto giordano.
D: Daniele, ben tornato a Santa Marinella. La tua esperienza alla Petra Desert Marathon ha affascinato tutti. C’è un’affermazione di Marco Olmo che hai citato: “Se corri nel deserto ti dimentichi della montagna”. Potresti spiegare cosa significa per te, ora che l’hai vissuta sulla tua pelle?
R: Certo. L’esperienza della solitudine nel deserto è unica e totalmente diversa. A differenza della corsa in montagna, dove sei circondato da boschi e vallate, nel deserto si ha una sensazione di connessione solitaria e primordiale con la terra. Le linee di confine tra mente, corpo e natura sembrano semplicemente svanire. Ho attraversato paesaggi meravigliosi, ma il deserto ti regala una dimensione unica che Olmo aveva descritto perfettamente e che ora comprendo appieno.
D: Oltre alla bellezza naturale, il luogo è intriso di storia. Quanto ha influito il retaggio storico e religioso di Petra sul tuo percorso?
R: Ha aggiunto un livello di significato profondo. C’è una fortissima suggestione legata al retaggio storico e religioso della zona. Ogni passo che facevo era come un viaggio nel tempo, un dialogo silenzioso con un passato antico. Camminare tra quei sentieri millenari ti carica di un’energia speciale.
D: Parlando della gara in sé, dal punto di vista tecnico, il percorso è stato molto impegnativo, nonostante la distanza relativamente breve rispetto ai tuoi standard. Quali sono state le maggiori difficoltà?
R: È stata durissima. Con un dislivello di 1400 metri e un tracciato misto e altamente tecnico, la gara ha messo a dura prova anche gli atleti più preparati. Ho visto molti atleti farsi male per aver usato le scarpe sbagliate. Non a caso, ci sono stati più di 20 ritiri. Un percorso così tecnico e misto richiede una preparazione impeccabile e la massima attenzione.

D: E la tua preparazione, infatti, ti ha permesso di distinguerti, portandoti al 21° posto assoluto e al 1° di categoria. Qual è il segreto di un risultato così eccellente?
R: Il segreto sta nella cura di ogni minimo dettaglio. La preparazione fisica è estremamente impegnativa perché deve essere tutto misurato: dall’integrazione all’abbigliamento, ogni aspetto è cruciale. La termoregolazione, per esempio, deve essere perfettamente curata. Un piccolo errore in questa fase può compromettere l’intera gara. È uno sport che porta il corpo a livelli massimi di stress e richiede una profonda conoscenza di sé. Ogni respiro e ogni passo devono essere eseguiti con la massima concentrazione. Ma al di là del piazzamento, il vero traguardo è stata la capacità di superare le difficoltà, dimostrando a me stesso che i limiti esistono solo nella mente.
D: La tua storia sportiva è iniziata in età adulta e rappresenta una doppia sfida: una con te stesso e una con la società, con l’obiettivo di “scuotere” le nuove generazioni. Cosa intendi esattamente?
R: Credo che la mia esperienza possa dimostrare che non è mai troppo tardi per sfidare i propri limiti. Allo stesso tempo, vorrei scuotere una gioventù che mi sembra navigare a vista, anestetizzata dal rumore di fondo della quotidianità e spesso priva degli strumenti per comprendere pienamente il mondo. Vorrei che questa passività si trasformasse in partecipazione, per costruire una nuova forma di consapevolezza che va oltre la superficie. L’impegno e la passione possono davvero fare la differenza.
D: Sul tuo profilo social, leggiamo una dedica toccante a tua madre: “Un pensiero particolare va sempre a mia madre, in sua memoria… io corro!”. Quanto è importante questo legame per la tua passione?
R: È un legame indissolubile. L’amore per la donna che mi ha ispirato è la forza che mi spinge a superare i miei limiti. Ogni passo è anche un modo per onorarla e per dimostrare che, anche quando pensi di aver toccato il fondo, la passione e la memoria possono darti la forza di andare avanti.
D: Questo successo a Petra è solo il preludio di un sogno più grande: la Marathon des Sables. Cosa rappresenta per te questo nuovo obiettivo?
R: E’ vero, per me la Marathon des Sables è un fantastico sogno. È la prossima grande avventura, il mio nuovo orizzonte, e mi ci sto preparando con l’animo di chi sa che il vero traguardo è mettersi alla prova. Sfidare uno dei percorsi più duri al mondo è un modo per dimostrare che non esistono limiti, ma solo nuove pagine da scrivere.
L’incredibile successo di Daniele è un’ispirazione per l’intera comunità. A dimostrazione del sostegno e dell’orgoglio dell’Amministrazione Comunale, il sindaco Pietro Tidei e l’assessore allo Sport Marina Ferullo hanno annunciato che a breve è previsto un incontro con Daniele e il presidente di una prestigiosa testata sportiva di ultra trail running. L’obiettivo è quello di collaborare per creare un evento nazionale che sfrutti i percorsi tra Santa Marinella e le montagne circostanti, attraversando le meraviglie naturali, archeologiche e paesaggistiche del territorio. La storia di Daniele non si ferma, ma si proietta in un nuovo, ambizioso progetto che unisce sport, territorio e la continua ricerca di nuovi orizzonti.