di Angelo Alfani
Avvolti da una cappa che lasciava cadere gocce di sudore da un cielo basso ed opprimente, ragazze e ragazzi della scuola Salvo D’Acquisto hanno messo in scena la commedia Rugantino.
La commedia musicale, realizzata dal duo d’eccellenza Garinei e Giovannini, accompagnata dalle indimenticabili melodie musicali del maestro Trovajoli iniziò il suo strepitoso e duraturo successo al Teatro Sistina sessant’anni fa.
A distanza di tre generazioni è stata scelta dagli studenti della Salvo come saluto di fine d’anno:scelta molto impegnativa al punto che ha visto decine di neoattori e docenti , da annoverare le professoresse Lucrezia Palmitessa ed Elisabetta Ventura, assumersi tale impegno fin da gennaio: mesi di prove, di messe a punto, mentre volenterose preparavano splendidi costumi e studiavano una coreografia semplice ma appropriata e funzionale.
Se ben interpreto le ragioni della scelta di rappresentare il Rugantino mi sento di individuarle nel volersi riappropriare di un testo della tradizione romana, popolare nel senso pieno e positivo del termine.
Una scelta che ha voluto rappresentare un taglio netto con la mancanza d’aria ,con la dimensione di ristrettezza ,la cupezza a cui siamo stati costretti nel terribile biennio.
Un desiderio forte di volere, attraverso splendide canzoni, respirare aria fresca a pieni polmoni, urlare la voglia di vita, di amare, di essere a tal punto spensierati da immolarsi pur di ritrovare il rispetto da tutti.
Un ruga’,che in romanesco vuol dire lamentarsi ,protestare, brontolare, che spetta di diritto alle giovani generazioni.Se non ci si lamenta da ragazzini, se non si protesta che giovanotti sarebbero?
Nel piazzale antistante l’ingresso del plesso scolastico la tensione per l’inizio era palpabile sin da un’ora prima dell’entrata in scena.Movimenti continui intorno ai due gazebo, scambi di “give me five,” abbracci continui e alcune volte esagerati, baci e raccomandazioni.
La tensione che solitamente si svolge dietro il sipario nel piazzale era sotto gli occhi di tutti.
All’ingresso quattro ragazzi, camicia bianca e cartellino del servizio d’ordine, aprivano l’ingresso agli spettatori,accompagnandoli con gentilezza alle sediole.
Poi un poco alla volta le decine di sedie che racchiudevano il palcoscenico si sono riempite di genitori, nonni e zie, più emozionanti ed ansiosi dei loro cari.
Lo spettacolo?Da brivido! Bravissimi tutti: cantanti,ballerini.
L’ accentuazione del dialetto romanesco,alcune volte pesante, era schermata dalla sorniona ironia degli attori:convinti nel ruolo ma intelligenti al punto di evidenziare il loro essere comparse nel teatro della vita.
Senza alcuna piaggeria: ma non sarebbe il caso di dare in mano a questi splendidi figli le sorti del nostro pianeta?