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Terremoto in Irpinia: un disastro vivo più che mai nella memoria

Un evento tristemente ricordato non solo per i danni causati ma anche e soprattutto per i mancati soccorsi, arrivati in notevole ritardo

Terremoto in Irpinia: un disastro vivo più che mai nella memoria-

Un evento tristemente ricordato non solo per i danni causati ma anche e soprattutto per i mancati soccorsi, arrivati in notevole ritardo.

In una tranquilla domenica pomeriggio del 23 novembre 1980, alle 19.34, una violenta scossa di magnitudo 6.9, della durata di circa 90 secondi e con ipocentro di 30 km di profondità colpì duramente le province di Avellino, Salerno e Potenza ed in parte anche Napoli. Ben 679 Comuni furono coinvolti. Le scosse rasero al suolo case, scuole, ospedali ed interi borghi.

Terremoto in Irpinia: un disastro vivo più che mai nella memoria
Terremoto in Irpinia: un disastro vivo più che mai nella memoria

Purtroppo i soccorsi non furono tempestivi: all’epoca la Protezione Civile non era molto organizzata ed efficiente e fu molto difficile raggiungere le zone dell’entroterra con i mezzi di soccorso. Le linee telefoniche ed elettriche furono bruscamente interrotte e la rete ferroviaria smise di funzionare nell’immediato.

La popolazione, in preda alla paura ed al panico, in mancanza di una guida, scappò provocando il blocco di tutte le strade principali. Resti di copri umani continuarono ad emergere dalle macerie anche parecchi giorni dopo. La situazione d’emergenza fu gestita molto male, tra caos e disordine. Le aurorità locali sembravano del tutto impotenti ed incapaci di prendere provvedimenti per salvare la vita di milioni di persone. I sopravvissuti continuarono a chiedere aiuto e viveri, che fortunatamente arrivarono da Firenze, Roma, Bologna , le prime città che si mobilitarono in tempo.

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