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Pd Ladispoli, riflettori puntati sull’urbanistica

Variante al Prg, lottizzazione Olmetto Monteroni, salvaguardia fascia costiera solo alcuni dei punti toccati nella riunione programmatica dei dem

Pd Ladispoli, riflettori puntati sull’urbanistica –

Ancora una riunione programmatica in casa Pd. Questa volta i riflettori si sono accesi sull’urbanizzazione del territorio. Diversi i temi affrontati: dal Piano regolatore generale, alla lottizzazione di Olmetto Monteroni passando dalla salvaguardia della fascia costiera.

Variante Generale di Piano Regolatore

“Ladispoli è un comune italiano, situato nella Provincia di Roma e nella Regione Lazio, composto da un territorio di 25,95 km², da un litorale esteso per 8 km che si affaccia sul Mar Tirreno, da una popolazione di 41.604 abitanti al 1° gennaio 2019, da una densità di 1.603,11 ab./km² (6° nella Provincia e nella Regione dopo quella di Ciampino, Roma, Marino, Albano Laziale e Fonte Nuova; 58° in Italia).

Sancita il 30 maggio 1888 come lottizzazione per una “Stazione Balneare Ferroviaria”, attraverso un atto notarile stipulato dal Principe Ladislao Odescalchi, proprietario dell’area, e dall’Ingegner Vittorio Cantoni, ed inaugurata il 1° luglio successivo, destinata ad una clientela elitaria, Ladispoli nei decenni successivi si è sviluppata come località turistica di massa, ubicata in un contesto agricolo rimarcato dalla “Riforma Fondiaria e l’Ente Maremma del 1950, comprendendo un agglomerato urbano rispondente ad una efficiente villeggiatura al mare, arrivato a comprendere nel decennio del 1960, oltre al Centro, i quartieri di Marina di Torre Flavia, Caere Vetus, Marina di Palo, Campo Sportivo, Monteroni, Marina di San Nicola; oltre al Borgo e al Castello di Palo, che insieme al “Castellaccio”, ai resti di Torre Flavia e quelli delle ville romane, costituiscono gli elementi storici del territorio stesso.

Divenuto Comune Autonomo con la legge n. 240 del 6 maggio 1970, il 30 aprile 1976 con voto del Consiglio Comunale, a maggioranza di sinistra, adotta il suo primo Piano Regolatore Generale, approvato successivamente dalla Giunta Regionale Lazio il 6 giugno 1978 con Delibera n. 2453.

Da quella data, sono trascorsi 30 anni caratterizzati da ulteriore sviluppo del perimetro urbano con i nuovi quartieri di Centro Civico, Cerreto, Miami, Zona Artigianale, Osteria Nova e Olmetto-Monteroni, intervallati dal tentativo della Variante di Piano Regolatore vigente adottata dal Commissario Prefettizio con Delibera n.550, iniziato il 14 giugno 1991 e terminato con esito negativo da parte della Regione Lazio, dopo un lungo iter, l’8 giugno 2006.

Esauriti gli effetti del P.R.G. 1978 (stimanti tecnicamente e generalmente in 30-40 anni) e ritenuto opportuno una nuova pianificazione del territorio comunale tesa a programmarne il futuro, con due Delibere di Consiglio Comunale, la n.15 del 4 marzo 2010 e la n.16 del successivo 5 marzo, il Comune di Ladispoli adotta la nuova Variante Generale al Piano Regolatore Generale vigente.

La realizzazione della Variante è un punto importante del programma elettorale della coalizione di centrosinistra vincitrice delle elezioni comunali del 2007, una peculiarità in quanto non tutti i comuni italiani sono soliti ad adottare programmazioni urbanistiche globali, prediligendo spesso interventi di natura particolare.

Nel febbraio del 2011, con Decreto del Presidente della Repubblica, Ladispoli acquisisce il titolo di “Città”. La nuova Variante generale si compone di Avviso, Norme Tecniche di Attuazione, Relazioni tecniche ed illustrative e Planimetrie, tra cui la più importante quella delle “Disposizioni Programmatiche”.

Il Piano, oltre a disciplinare la prospettiva del territorio, parte dalla concezione della “compensazione”, tesa a permettere il contemporaneo ed equilibrato soddisfacimento dell’interesse pubblico e privato, anche per rispondere ad una carenza normativa su suoli ed espropri.

Uno strumento, dunque, molto dettagliato nella sua impostazione e realizzazione. Dal novembre 2014 al dicembre 2016, attraverso una serie di riunioni tecniche, di Commissioni Urbanistiche e di Consigli Comunali, sono state esaminate e contro-dedotte le 476 Osservazioni presentate (da cittadini, associazioni ed enti) nei riguardi della Variante, in particolar mondo nella planimetria delle “Disposizioni Programmatiche”, i cui effetti hanno prodotto una ridefinizione e rigraficizzazione della piantina, avvenuta nei primi mesi del 2017.

Nel successivo mese di giugno si sono svolte le nuove elezioni comunali, dunque sarebbe stato compito della nuova amministrazione procedere al completamento dell’iter con l’invio alla Regione Lazio di tutta documentazione inerente la Variante Generale al Piano Regolatore necessaria per l’approvazione finale.

Ma la nuova giunta cittadina insediata, guidata dal Sindaco Grando, sino ad oggi però non ha mai affrontato né la questione del P.R.G. né tantomeno l’argomento urbanistica in senso generale, salvo per alcuni particolari ed urgenti contesti.

Una situazione non priva anche di gravose criticità economiche, rese dal fatto che le previsioni edificabili per talune zone ora agricole, prodotte dal nuovo Piano, hanno provocato, per merito della disciplina di legge, un mutamento maggiorato del prelievo tributario nei confronti dei proprietari delle stesse aree, reso esecutivo dal momento dell’adozione della Variante, possibile oggetto, da parte degli stessi interessati, di una possibile richiesta risarcitoria, qualora si vengano ancora a protrarre i tempi di chiusura dell’iter approvativo del P.R.G. oppure la giunta Grando prenda la decisione di annullare l’intera Variante.

Lottizzazione dell’Olmetto Monteroni

La lottizzazione dell’Olmetto Monteroni ha inizio nel 1970, dalla vendita di circa 61 ettari, da parte dei Principi Odescalchi alle società Olmetto e Monteroni, con sede a Santa Maria Capua Vetere, ed una terza, diretta da un ingegnere di Roma, che successivamente ha suddiviso le aree in lotti di diversi metraggi, rivendendoli con prezzi da 2.500 a 4.500 lire al metro quadrato.

Da parte dei primi acquirenti, vengono edificate recinzioni e costruite piccole baracche da destinare al ripostiglio degli attrezzi agricoli. In seguito sono realizzate piccole costruzioni, fino ad arrivare al 1975 quando il Comune di Ladispoli, guidato da una giunta di sinistra, inizia le prime demolizioni avvalendosi della legge del 1942, che imponeva il divieto alle lottizzazioni in assenza di strumenti urbanistici, integrata dalla legge 1967 e da quella regionale del 1974. Iniziano da subito le battaglie legali tra gli abusivi e la Procura della Repubblica di Civitavecchia e per affrontare la situazione i proprietari dei lotti costituiscono nel 1976 la “Cooperativa Agricola Palo Laziale” che, dopo vari confronti con l’Amministrazione Comunale, riesce a fornire la lottizzazione di acqua, telefono e luce.

Sorte nel frattempo altre edificazioni, con l’avvento in progressione di tre “Condoni Edilizi” governativi, gran parte dei proprietari ha regolarizzato la propria abitazione.

Nel 1992 la “Cooperativa Agricola Palo Laziale” chiude per far posto al “Consorzio Alsium”, che opera fino ai primi anni 2000.

In data 7 marzo 2005 il Comune di Ladispoli, guidato dal Sindaco Gino Ciogli, attraverso la Regione Lazio, d’accordo con i proprietari dei lotti (per legge almeno il 75% dei titolari di aree), ha deciso di procedere all’urbanizzazione dell’area. La successiva amministrazione, diretta dal Sindaco Crescenzo Paliotta dal 2007 al 2017, ha proceduto al recupero urbanistico del quartiere Olmetto Monteroni, con la costituzione di un Consorzio tra i vari proprietari dei lotti ed una Convenzione tra questo ed il Comune di Ladispoli.

Tecnicamente definita “lottizzazione d’ufficio”, dall’insediamento della nuova Amministrazione Grando, avvenuto nel giugno 2017, però, anche osservando la situazione, non si denotato sviluppi sostanziali ne tantomeno si conosce il reale stato di attuazione della lottizzazione ai giorni odierni.

Salvaguardia delle realtà storiche, culturali e architettoniche

Dall’insediamento della nuova amministrazione, avvenuto nel giugno 2017, a Ladispoli si sono moltiplicati i casi di abbattimento di piccoli antichi edifici sostituiti da nuove palazzine molto più grandi.

La cosa ha assunto e tutt’ora sta assumendo proporzioni non prevedibili fino a tempi appena trascorsi.

Evidenti sono le conseguenze sia in ordine all’aumento della densità abitativa e della domanda di parcheggio in zone centrali già congestionate, sia di perdita di edifici che hanno un notevole valore storico, culturale ed architettonico, con la presentazione di strutture ed elementi decorativi tipici dell’architettura di epoca passata.

Queste strutture, solitamente villette, lasciano il posto ad altre sicuramente avanzate dal punto di vista tecnologico, energetico e del confort, ma spesso senza alcun legame con il contesto architettonico circostante e, da un primo sguardo, privi di posti auto.

In molti casi vengono persino abbattute alberature storiche presenti per far posto al nuovo immobile, con tutte le conseguenze derivanti a livello ambientale, paesaggistico ed idrogeologico.

Il tutto avviene ovviamente nel rispetto delle norme, con il consueto meccanismo della demolizione e successiva ricostruzione.

Ciononostante, le passate Amministrazioni comunali di centrosinistra, guidate dai Sindaci Ciogli e Paliotta, avevano affrontato il problema, adottando delibere per proteggere gli edifici di particolare pregio, in particolare la delibera n. 12 del giugno 2006: “Variante di salvaguardia delle realtà storiche,culturali ed architettoniche”, recepita poi dalla Variante Generale al PRG del 2010, comprendente un elenco di 30 edifici oggetto della tutela, collocati nel centro storico di Ladispoli, precisamente nel perimetro della lottizzazione del 1888.

Questa delibera ha ora scaduto temporalmente i suoi effetti e il non aver ancora rinnovato l’atto da parte dell’Amministrazione del Sindaco Grando, approvandolo nuovamente, misto alla contemporanea non conclusione dell’iter di attuazione del P.R.G. da parte della maggioranza stessa, ha inciso in questa negativa situazione.

Riqualificazione della fascia costiera

Altri sono ancora gli argomenti oggetto di esame riguardanti l’urbanistica, in particolar modo anche nei confronti del P.R.G. in iter stesso, per un territorio ed un perimetro urbano ancora eterogeneo, a distanza di decenni, ma da ricucire per farlo divenire ambiente di città.

Uno fra tutti è quello riguardante la nostra fascia costiera, identificabile dal colore nero della propria sabbia, di origine vulcanica, ricca di ferro, eccezione anche sotto il profilo terapeutico.

Una zona naturalistica, caratterizzata come detto in apertura di documento da 8 km di litorale, estesi da Marina di San Nicola a Torre Flavia, di altissimo pregio ambientale, paesaggistico, storico e culturale, comprendente situazioni emergenziali anche di natura erosiva, nell’area di Torre Flavia, monumento compreso, e fortemente stressata nel punto coincidente con il centro abitato, tra fosso Vaccina e fosso Sanguinara, per la presenza in particolare di un lungomare stroppo stretto per definirsi tale e sofferto dalle mura di recinzione degli stabilimenti balneari, che impediscono inoltre ai cittadini di Ladispoli di poter ammirare la bellezza del mare arricchita dal romanticismo dei tramonti, e dalle foci dei due fossi nelle cui adiacente sono ubicati punti di attracco per piccole imbarcazioni, il più importante quello denominato “Porto Pidocchio” collocato alla foce del Vaccina, per le cui caratteristiche, comprendente inoltre di una gru, non può essere definito un piccolo “Porto”.

Iniziato con l’Amministrazione Ciogli il recupero del lungomare centrale, l’Amministrazione Paliotta, attenta al tema della costa e della sua fruibilità e funzionalità, ha portato avanti il discorso del suo recupero: reperendo dalla Regione Lazio un finanziamento per la difesa della costa dall’erosione, messo in Bilancio dall’ente regionale, di 5 milioni e 800 mila euro, reso disponibile nel 2017; reperendo il finanziamento di 1 milione e 900 mila euro per il recupero di Torre Flavia, contenuto nel “Decreto Bellezza – Recuperiamo i luoghi culturali dimenticati” del 2016 emanato dal Governo Renzi; facendo approvare, il 13 ottobre 2016, il progetto e la bozza di convenzione per l’approdo alla foce del fosso Vaccina, agendo contemporaneamente sia nel far dotare Ladispoli di un porticciolo sia nel recuperare la parte finale del fiume stesso, di contatto con il mare ed in pieno centro abitato.

Ad oggi, sotto l’amministrazione del Sindaco Grando, dal giugno 2017, questo cammino sembra essersi fermato e non si conosce nemmeno lo stato d’attuazione di quanto compiuto e predisposto dalle precedenti amministrazioni.

Posizione politica del Partito Democratico di Ladispoli

Si è  arrivati alla scadenza dei primi due anni di Amministrazione Grando e numerosi problemi stanno affiorando, senza che il Consiglio Comunale abbia mai avuto modo di discuterne.

Tra questi c’è la situazione dell’Urbanistica, con i vari Piani del tutto fermi, a cominciare dal Prg, dal Piano di Salvaguardia degli edifici storici e di pregio architettonico, dal Piano di Olmetto Monteroni, dall’approdo turistico.

Il Pd chiede che la  situazione dell’Urbanistica sia posta alla discussione del Consiglio Comunale.

In particolare si chiede che venga valutata la situazione che si sta creando nelle zone centrali, dove a piccoli villini si stanno sostituendo edifici di 4 piani, con conseguenti problemi di vivibilità e di parcheggi.

Ugualmente urgente è la riadozione del Piano di salvaguardia degli edifici di valore Storico ed Architettonico, Piano adottato dalle Amministrazioni precedenti e ora scaduto”.