di Giovanni Zucconi
Ciao Giovanni. Perché non scrivi un articolo su Oscar Muscarella? È morto qualche giorno fa. A questa domanda del mio amico Sebastiano Maltese, archeologo, mi sono sentito come don Abbondio di fronte agli scritti di Carneade.
Ma per fortuna esiste santo Google, che mi ha fatto scoprire un personaggio straordinario. Un archeologo americano a cui Cerveteri, lo vedremo tra poco, deve moltissimo. Un personaggio che meriterebbe di essere conosciuto molto di più. Ma gli idealisti, soprattutto quando sono puri e incorruttibili, non ci si può permettere che vengano conosciuti troppo. I loro ideali, i loro insegnamenti potrebbero fare scuola. E allora, come poteva essere nel caso di Muscarella, addio miliardi di euro di traffici e affari illeciti.
Due righe di biografia. Oscar Muscarella nasce nel 1931 a New York da una famiglia molto povera. Passa anche qualche anno in un orfanotrofio. Ma è un ragazzo volenteroso e brillante. Lavora il giorno e studia la sera, fino al conseguimento di una laurea in Storia. Partecipa a importanti scavi, soprattutto in Medio Oriente. Ma a noi interessa che ad un certo punto viene assunto al Metropolitan Museum di New York. Dove fa anche carriera.
Ma veniamo al motivo per cui Oscar Muscarella deve essere ricordato e celebrato. Ad un certo punto lui rilascia un’importante intervista dove dice: “Questo museo è uno dei principali saccheggiatori nella storia di questo pianeta, e non fermerà questo saccheggio. …Ci sono cose in questo museo che sono state saccheggiate. Non sono cadute dal cielo”.
Una dichiarazione dirompente. Che non aveva come obiettivo solo il Metropolitan Museum, ma tutti i musei e, soprattutto, tutti i collezionisti.
Nel 1978, Muscarella rilascia al New York Times un’altra dichiarazione esplosiva: “Sono contrario a qualsiasi acquisto di arte antica dai mercanti. Se gli oggetti sono autentici, stiamo comprando arte saccheggiata. Se sono falsi, compriamo falsi. E il pubblico sta pagando per questi falsi o per queste tangenti a saccheggiatori e funzionari pubblici”. E ancora, in altre pubblicazioni: “Se il collezionismo cessasse, il saccheggio si fermerebbe, o certamente sarebbe mitigato, e la produzione di falsi diminuirebbe… La brama di appropriarsi delle antichità è brama di potere per annientare l’immortalità di una cultura… Collezionare antichi manufatti è intrinsecamente immorale e non etico. Collezionare antichità, è per l’archeologia come lo stupro è per l’amore.”
L’accusa è precisa e circostanziata. Muscarella considerava giustamente dannoso per la disciplina dell’Archeologia il collezionismo illegale delle antichità. Sia che fosse perseguito da privati, sia che fosse alimentato da istituzioni pubbliche come i musei. Questo per una motivazione semplice e inoppugnabile: il commercio illegale di reperti archeologici aumenta il valore e la domanda di oggetti particolarmente importanti. E questo, lo capirebbe anche un bambino, incentiva e incoraggia il saccheggio dei siti archeologici e la produzione dei falsi.
Non vi viene in mente nessuna città che è stata coinvolta fino al collo in questa vergognosa spirale di delitti che ha riempito i musei e le collezioni private di mezzo mondo? Distruggendo un patrimonio unico al mondo, che avrebbe reso Cerveteri una delle capitali mondiali delle aree archeologiche.
E aveva ragione Muscarella. Non si distrugge solo il patrimonio archeologico, ma anche la storia del luogo. I saccheggiatori non documentano i loro scavi, come accade con gli scavi scientifici, e quindi le loro attività finiscono per distruggere il contesto archeologico dei reperti che scoprono. Gran parte della storia culturale di Cerveteri è stata distrutta in questo modo.
E non solo accusa i musei di incentivare gli scavi clandestini. Ma anche di alimentare la produzione di falsi, altra specialità cerveterana.
Muscarella queste accuse le dice chiaramente e con forza. E per questo fu licenziato dal Metropolitan Museum per ben tre volte. Ma fu sempre reintegrato dai giudici. E la sua voce, anche se per nulla ascoltata, non fu mai messa a tacere. Fino alla sua morte, avvenuta a 91 anni.
All’inizio abbiamo detto che Cerveteri deve molto a Oscar Muscarella. Non solo perché ha espresso delle convinzioni che, se fossero state applicate, avrebbero reso Cerveteri molto diversa da quella che è adesso, ma perché la sua prima battaglia importante fu proprio quella combattuta per impedire l’acquisto da parte del Metropolitan Museum del nostro Cratere di Eufronio.
L’intermediario, Robert Hecht, non era conosciuto come uno stinco di santo. E Oscar Muscarella avvisò il museo che il vaso poteva essere di dubbia provenienza. Al New York Times, nel 1973 dichiarò: “Bisogna sapere da dove viene il vaso. Potrebbero esserci altri oggetti con esso, se provenisse da una tomba. Senza il luogo del ritrovamento è impossibile ricostruirne il contesto storico”. Ma soprattutto c’era il prezzo pagato: un milione di dollari. Una cifra astronomica per quei tempi. Dichiarò nella stessa intervista: “Quando i ladri sentono parlare di questi prezzi esorbitanti, naturalmente saccheggiano le tombe per ottenere più bottino. Possiamo biasimarli più delle persone che li pagano o delle persone che acquistano i loro reperti?”
Ed è proprio quello che successe a Cerveteri, dove, per diversi anni da quel 1973, molte squadre di tombaroli, praticamente indisturbate, popolarono le notti cerveterane alla ricerca di un facile quanto sporco guadagno. Con davanti agli occhi, naturalmente, il miraggio del milione di dollari americano.
Quindi Oscar Muscarella non era d’accordo con l’acquisto del vaso di Eufronio da parte del Metropolitan Museum, e dichiarò che i suoi capi “avrebbero dovuto verificare ogni possibile origine del nostro vaso prima che fosse acquistato.“
Come potete capire, fu anche grazie a lui che si avviò quel processo che portò alla restituzione del nostro vaso nel 2008.
Per questo dovremo ringraziare Oscar Muscarella per tutto quello che ha fatto per Cerveteri, e soprattutto per tutto quello che poteva fare per la disciplina archeologica. Un po’ come per il bollettino della vittoria di Diaz, le sue dichiarazioni dovrebbero essere scolpite nel marmo ed esposte, come monito, all’interno di ogni museo del mondo.