Si prosegue con il processo per la morte di Marco Vannini, il giovane di Cerveteri che perse la vita nella villetta della famiglia Ciontoli nella notte tra il 17 e 18 maggio 2015.
In queste ore, decisiva la richiesta del procuratore Vincenzo Saveriano, il quale ha chiesto per la famiglia Ciontoli una pena di 14 anni per omicidio volontario con dolo eventuale. Allo stesso, ha chiesto per i familiari 9 anni e 4 mesi, se la Corte volesse considerare l’elemento psicologico della giovane età, a sempre 14 anni per Antonio Ciontoli.
– Riprende udienza
In aula i legali della famiglia Vannini. Interviene l’Avvocato Celestino Gnazi: decadono tutte le loro giustificazioni. Assurdo ascoltare Viola Giorgini chiedersi se fosse trascorsa un’ora. Marco quella sera aveva ricevuto 100 euro dal datore di lavoro, soldi che nessuno ha mai ritrovato. Come, non è normale non vi siano tracce sull’arma. Federico è stato il figlio più attento in quella casa, ha pensato al bossolo ed era preoccupato per aver lasciato impronte. Il ragazzo dettava legge e suggerimento in quella casa. Se la pistola era pulitissima, non possiamo dedurre qualcosa? Ed anche il sangue, gli stracci sporchi dagli schizzi, gli abiti. E’ stato Federico Ciontoli a dirigere perchè era il più lucido, il più sveglio.
Martina nelle intercettazioni dice la verità, sebbene tutti parlino a voce molto bassa con Federico.
Dopo la morte di Marco, il maresciallo Izzo afferma di non aver più interloquito con i Ciontoli. Quindi bisogna chiedersi se credere al maresciallo o a Ciontoli e per me non c’è partita. Il comportamento dei Ciontoli ha ingannato i sanitari, che non hanno potuto salvarlo. Il quadro descritto non corrispondeva con i parametri riscontrati.
Qualcuno al Pit aveva ipotizzato che il proiettile fosse sceso durante il massaggio cardiaco. Cipollone ha smentito, sostenendo che l’ogiva era lì dal momento dello sparo e lo dice Martina, era nella vasca. Per Cipolloni l’ogiva era visibile per forza. L’emorragia di Marco è stata interna, con 6,5 litri versati. Al Pit durante le manovre rianimatorie sono stati infusi 2,25 litri di liquido, se li sommiamo, il totale è di circa 8 litri.
La vicina ricorda le urla disumane per circa un’ora. Marco poteva essere salvato mentre tutti, Izzo, la Paradiso e i vicini mentono. Non tirar fuori del bossolo ai soccorritori, che Federico aveva trovato, vuole dire condannare a morte Marco. La probabilità che si sarebbe potuto salvare era alta ed è proprio questo che è stato analizzato in primo grado. Ci riserviamo di presentare una breve memoria”.
– Interviene Coppi: Era sufficiente avvertire con una telefonata che era partito un colpo d’arma da fuoco subito per soccorso immediato e si sarebbe trovato sul tavolo operatorio del Gemelli. Ma tutto questo non è avvenuto ma hanno cercato giustificazioni per tacere. Si doveva a tutti i costi nascondere la verità perché quello che predominava era la preoccupazione di Antonio Ciontoli di perdere il posto di lavoro.
E ora alla famiglia Vannini rimane solo che piangere Marco. Nessuno voleva ucciderlo, si è trattato di uno stupido scherzo ma Ciontoli si è spinto oltre fino a premere il grilletto e colpire Marco alla spalla. Martina lo vede e racconta che si trovava nel bagno e parla di ciste sotto l’ascella sinistra. Il fatto è doloso.
Circa il dolo eventuale, ovvero parlare di accettazione del rischio non basta. Bisogna capire se il modus operandi di Ciontoli era procedere a tutti i costi. Ha sparato, se n’è accorto, ma ha fatto di tutto per nasconderlo e quando Martina rileva il bossolo con la ciste non c’era nulla che potesse far rimanere tranquilli. Dopodichè le urla di Marco e sintomi che non fanno presagire buone condizioni di salute del ragazzo. Martina ha parlato di labbra viola, viso bianco. Si effettua la chiamata ma viene stroncata e trascorrono altri 20 minuti. Altra menzogna quella del pettine.
Per non parlare dell’incontro tra la Pezzillo e la mamma di Marco al Pit, quando si accende la sigaretta dicendo che il marito perderà il lavoro per un graffio inferto a Marco. Il dolo eventuale di Antonio Ciontoli c’è e allora bisogna decidere e capisco la Corte d’appello che dovrà farlo sugli altri”.
Prossima udienza mercoledì 23 settembre