di Giovanni Zucconi
Nel mio retropensiero, l’oratorio è un’istituzione purtroppo destinata a scomparire. Non che me lo auguri, anzi. Ma le dinamiche in corso nella società al tempo dei social network, soprattutto nella componente giovanile, mi fa temere che l’istituzione dell’oratorio potrebbe fare la fine dei dinosauri. Ma è veramente così?Fino a 50 anni fa era difficile concepire, almeno nei piccoli centri o nei quartieri delle grandi città, una vita giovanile senza l’oratorio.
Per conoscere meglio la realtà e le prospettive degli oratori, abbiamo intervistato Stefano Bruschi. È laureato in Scienze dell’Educazione, ma soprattutto è il vicepresidente dell’Oratorio San Michele Arcangelo di Cerveteri, e direttore della struttura che lo accoglie.
L’ho conosciuto in un’escursione che aveva organizzato, per i suoi ragazzi dell’oratorio, nell’area archeologica della Banditaccia. Aveva chiesto al GAR di Cerveteri-Ladispoli-Tarquinia di organizzare una visita al cantiere della Tomba dei Claudi.
Ne ho poi approfittato per chiedere la sua disponibilità ad affrontare il tema del ruolo dell’oratorio a Cerveteri, ai giorninostri.
Ne è uscita un’intervista a mio parere molto interessante. Quello che leggerete, per mancanza di spazio, è purtroppo solo la sintesi della sintesi di una lunga e interessante chiacchierata. Ma nonostante questo, se avrete pazienza di leggerla fino in fondo, scoprirete, o vi confermerete, come sta cambiando il mondo giovanile. In particolare a Cerveteri.

Cominciamo a descrivere che cosa è un oratorio. Non diamo per scontato che tutti sappiano esattamente cosa sia
“L’oratorio tradizionale è stato creato, nel 1575, da San Filippo Neri. Voleva un luogo dove accogliere i giovani minori in situazioni di disagio. Per fargli fare delle attività ludico-ricreative.Ma soprattutto per farli pregare. L’oratorio è un luogo nato per fare avvicinare i giovani alla preghiera. Ma questa è una definizione ormai arcaica di oratorio.Rappresentava la parte ludica della Catechesi per i giovani.”
Come lo definirebbe oggi un oratorio?
“Io uso spesso il termine “Centro ricreativo”. Ma anche questo viene capito poco.”
Chiamarlo in questo modo è comunque un modo per portare avanti un’esperienza giovanile che senza aggiornamenti rischia di scomparire
“In realtà oggi l’oratorio, almeno qui a Cerveteri, è diventato qualcosa che abbraccia tutte le età. Èfrequentato anche da anziani. Si va dal nonno, che gioca a bocce o a freccette, al nipotino che partecipa, a sei anni, al centro estivo. Quindi tutte le età vengono coinvolte in un contesto ricreativo dove si gioca e si socializza.”
Ma queste attività non vanno inquadrate in un contesto strutturato?
“Il problema è proprio quello dare a queste attività, quando diventano continuative, una forma istituzionale. Per motivi assicurativi, per esempio, ma anche per garantire una crescita alle persone che frequentano l’oratorio. Per esempio, quest’anno stiamo lanciando il primo circolo di scacchi. Un circolo che ha il suo statuto e il suo presidente. Apriremo anche un circolo di freccette. Che si aggiungono alle attività sportive che già seguiamo: karate, calcio, bocce…”
Mi parlava di un centro estivo
“Il centro estivo è la nostra iniziativa più importante. Durante l’estate ci sono anche 150 bambini che vi partecipano. Ed è organizzato tutto con dei volontari.L’oratorio vive più in primavera e in estate. Anche perché il nostro è uno spazio soprattutto aperto.Tutto questo, dobbiamo ricordarlo, avviene sotto il patrocinio della nostra parrocchia. Noi siamo una loro filiazione, e don Gianni è ilnostroPadre.”
Ho capito male, ol’oratorio, a Cerveteri,ha una storia sostanzialmente recente?
“La parrocchia di Santa Maria Maggiore creò a Cerveteri il primo oratorio a Madonna dei Canneti. Nel piccolo cortile. Iniziarono ad accogliere i ragazzi il sabato pomeriggio, e giocavano con i pochi mezzi a disposizione. Eravamo negli anni 1998-1999. Ma lo spazio diventò presto troppo piccolo. Il sabato c’erano anche centinaiadi ragazzi.”


Ma prima non c’era nulla. Possibile?
“No, non c’era nulla. O meglio, c’era qualcosa di diverso da un oratorio. Ci si vedeva, si stava insieme, si giocava, e tutto finiva lì. Mentre il discorso di creare percorsi di formazione e di educare i giovani, ma anche i più grandi, è nato solo nel 1998-1999. Per avere più spazio, abbiamo chiesto al Comune di concederci un’area dove costruire un oratorio più grande. E, nel 2000, ci ha concesso quest’area. Abbiamo raccolto i fondi necessari, e nel 2003 abbiamo inaugurato l’oratorio che vede.”
Che tipo di persone frequentano l’oratorio di Cerveteri?Sono tutti Cattolici praticanti?Sono i Cerveterani storici? Quelli i cui genitori, pur non essendo praticanti pensano che sia un ambiente sano per i loro figli?
“Premetto che ci sono persone che frequentano l’oratorio in modo saltuario, e persone che lo frequentano con una certa regolarità durante l’anno. Poi ci sono tutte le categorie di persone che ha elencato. Non ne manca una. La cosa bella è che l’oratorio consente alla parrocchia di avere una porta aperta verso tutte le altre tipologie di persone, che non avrebbero altrimenti occasione di avvicinarsi alla liturgia.”
Ci sono anche esperienze interconfessionali?
“Si, abbiamo anche organizzato degli eventi con associazioni del territorio che sono chiaramente non cattoliche. Non praticanti.”
L’oratorio, nella forma attuale, si può ancora considerare una scuola di vita?
“Sicuramente. Questo è il nostro obiettivo. Essere un microcosmo dove le persone possono sperimentare esperienze che non potrebbero sperimentare solitamente nella società comune. Dove è possibile mettere,a disposizione di tutti, degli spazi comuni e delle regole di comportamento. In modo che possa nascere una dialettica e un confronto che permettano la crescita di chi frequenta l’oratorio.”
Come è costretto ad evolvere l’oratorio? Quando eravamo piccoli noi era normale frequentarlo, e ci dava un senso di appartenenza. Oggi nell’epoca dei social, non credo che un ragazzo sia così orgogliosodi dichiarare: “…oggi sono stato all’oratorio”
“Questo è effettivamente un problema. E ammetto di non aver trovato ancora una soluzione. Noi siamo presenti su tutti i social. Io continuamente chiedo l’adesione a gruppi, aperti o chiusi, dove veicoliamo tutte le informazioni relative alle nostre attività. Ma c’è purtroppo un problema generazionale. I giovani d’oggi, e in particolare quelli di Cerveteri, non sono attenti a queste attività. Sono distratti da altre cose. E vengono anche distratti da chi dovrebbe garantire un minimo di indirizzo.”
Sta parlando dei genitori?
“Usando un termine più moderno, della famiglia allargata.Noi ci scontriamo sempre di più con queste problematiche. Noi cominciamo ad avere una certa età, ed è difficile avvicinarli e proporgli qualcosa che li possa interessare veramente. Noi ci proviamo sempre ad inventare cose nuove. Quest’anno abbiamo anche organizzato una notte di osservazione astronomica. Era previsto anche il pernottamento all’oratorio. Si dormiva sul pavimento di legno del salone,o all’aperto. È stato bellissimo per chi vi ha partecipato. Per molti era la prima volta che dormivano fuori casa. Ma i più preferiscono passare la sera da soli a vedere il televisore o a navigare sui social, piuttosto che osservare, insieme ad altri ragazzi, le stelle attraverso un telescopio.”
Come vi regolate con l’uso del cellulare all’interno dell’oratorio?
“Fortunatamente stanno per entrare in vigore delle leggi nazionali che hanno l’obiettivo di ridurre l’utilizzo dei social da parte dei minori di 18 anni. Speriamo che portino a dei risultati concreti, perché la tematica è devastante sulla crescita dei giovani. Quando noi facciamo le attività nell’oratorio, vietiamo l’uso del cellulare. Loro lo chiudono, e lo mettono da parte. E non ne sentono la mancanza.”
In quanti siete a gestire e a frequentare l’oratorio?
“Lo staff dell’oratorio è composto da 30 persone, compreso il parroco. Poi ci sono un’altra ventina di persone che ci aiutano a portare avanti l’oratorio in modo stabile. Abbiamo tesserato come oratori 140 ragazzi. Senza contare quelli che fanno karate, calcio o i balli caraibici.”
Quindi arrivate almeno a 200 partecipanti fissi. Come sono cambiati i giovani in questi 20 anni?
“Sono cambiati soprattutto negli ultimi due anni.”
Che vuole dire che sono cambiati negli ultimi due anni? Colpa della Pandemia?
“Nel corso degli anni i ragazzi hanno sempre avuto modalità diverse nel manifestare la loro gioventù e la loro socialità. In questi ultimi due annisono cambiate. Mi spiego meglio. Dopo l’anno e mezzo di chiusura forzata a causa del Covid,l’oratorio ha ripreso le attività l’anno scorso. Abbiamo elaborato, con l’occasione, delle statistiche sulle presenze, soprattutto nel centro estivo, e sono emerse delle considerazioni interessanti.Che naturalmente dovremo approfondire. L’indicazione che emerge da questo studio è che, dividendo genericamente tra maschi e femmine dai sei ai dodici anni, che sono quelli che mostrano più genuinamente e in modo non ancora strutturale il loro essere giovani, questi manifestano una voglia di stare insieme e di giocare un po’ troppo personalistico. Direi quasi egoistico.”
Lo potrebbe spiegare meglio?
“Spesso quando cominciano a giocare, iniziano sempre con la ricerca del proprio ruolo. In modo personale e molto spinto. Non c’è più, mediamente, la condivisione genuina e giocosa dei ragazzi di una volta. Le femmine inizialmente sono più disponibili. Poi diventano sempre meno disponibili al gioco e alla ricerca della socializzazione. Per i maschi invece è il contrario. All’inizio sono più distaccati, egoistici. Ma poi il gioco di squadra li porta più a socializzare. La caratteristica invece costante per i due gruppi, è che hanno delle manifestazioni con dei picchi violenti. Per esempio, mentre giocano, ad un certo punto parte “l’urlo della scimmia urlatrice”. Per una sconfitta o una vittoria. Non c’è differenza. Sono manifestazioni forti di emotività che durano poco. Ma che sonosignificative. E questo è emerso solo negli ultimi due anni. I ragazzi ora vivono le loro esperienze, belle o brutte che siano, in modo più estremo.”
Non potrebbe essere anche colpa dei social? Io per farmi notare devo necessariamente dire o fare qualcosa sopra le righe
“Potrebbe dipendere anche da questo. Anche se non ho le prove che sia veramente così. Io non sono contrario ai social. Anzi. Ma la libertà incondizionata che loro offrono non è mai educante.La libertà guidata da una figura autorevole è un’altra cosa. I social hanno separato le due figure dell’educatore e del ragazzo. I social permettono ai ragazzini di dire che hanno 20 anni e che possono fare quello che gli pare.E permettono al genitore, per esempio, di dire “io non ce la faccio a seguirti, ma quando servirà io ci sarò”. Ma quando servirà, spesso sarà troppo tardi.”
Un’ultima domanda. Come vede il futuro di Cerveteri conoscendo i suoi ragazzi?
“A Cerveteri ci sono molti ragazzi volenterosi. Ma facendo un semplice raffronto con la realtà di Roma, che conosco bene, il confronto è spiazzante. A Cerveteri il volontariato giovanile si manifesta solo nelle grandi occasioni. Per esempio nella Sagra dell’Uva. Ma quelli che si impegnano in modo attivo e continuativo sono veramente molto pochi. Uno dei motivi è che qualsiasi cosa chiedono, di solito la ottengono. Non c’è limite alle sere in cui possono uscire. Tutto è a loro disposizione. Ma allora perché impegnarmi in un’attività continuativa, che poi potrebbe limitare la mia libertà? In alcuni quartieri di Roma, la situazione è diversa. Ma anche a Cerenova, nella parrocchia di San Domenico, la situazione è un pochino migliore.”