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Ladispoli, l’acqua passa ad ACEA, ma la città snobba la manifestazione

Politici e pochi cittadini hanno partecipato alla manifestazione di questa mattina

Ladispoli, l’acqua passa ad ACEA

di Riccardo Dionisi

E’ chiaro, la manifestazione di questa mattina a Ladispoli non avrebbe mutato le carte in tavola. Il percorso del passaggio dell’acqua della città nelle future mani di ACEA ATO2 appare improcrastinabile dopo la decisione della Regione Lazio di avviare il commissariamento per il passaggio del servizio idrico.

Le battaglie legali, lo ricordiamo, al Tar del Lazio prima e al Consiglio di Stato poi, non hanno portato, per il comune di Ladispoli, i frutti sperati. I giudici di primo e secondo grado hanno, infatti, stabilito che il passaggio ad Acea Ato2 ‘s’ha da fare’.

Un passaggio di consegne, dunque, destinato ad andare a dama. Proprio per questo gli amministratori di piazza Falcone avevano avviato, nei mesi scorsi, il confronto con Acea per cercare di stabilire le modalità e i tempi di consegna. Confronti di cui, evidentemente, non sembra avere tenuto conto la Regione Lazio che, dal proprio canto, avrebbe informato il comune sull’avvio dell’iter per il commissariamento del servizio idrico.

Ladispoli, l'acqua passa ad ACEA
Ladispoli, l’acqua passa ad ACEA, ma la città snobba la manifestazione

Il passaggio alla multiservizi capitolina spaventa amministratori e cittadini per due motivi principali: l’aumento delle tariffe e un servizio di manutenzione della rete che, quasi sicuramente, non potrà più essere quello garantito dai tecnici della Flavia Acque.

D’altronde basta guardare ai cugini etruschi per capire quanto, per loro, sia stato doloroso il passaggio da SICEA ad ACEA ATO2. Bollette maggiorate e manutenzione delle condotte meno efficiente.

Ladispoli si aggrappa alla legge nazionale sulla gestione delle risorse idriche e anche ad un emendamento al cosiddetto “Collegato al Bilancio” regionale che andrà, a breve, in discussione alla Pisana, che come spiegavo Porrello (M5S) nei giorni precedenti, «se approvato, potrebbe cambiare gli scenari sul futuro immediato della gestione dell’acqua a Ladispoli e di Flavia Servizi. In questo emendamento – spiegava – si chiede di inserire in una legge regionale un principio di tutela per comuni che come Ladispoli sarebbero da considerarsi in “gestione provvisoria” della rete idrica ed in attesa di un riordino degli Ato eviti il loro commissariamento».

Proprio per protestare sul passaggio dell’acqua pubblica in mano ACEA, stamattina, l’amministrazione guidata dal Sindaco Grando, aveva chiamato i cittadini a raccolta in una manifestazione che da Piazza Roma avrebbe condotto i manifestanti in piazza Rossellini. Non che anche noi addetti ai lavori ci aspettassimo folle oceaniche, ma vedere la sparuta partecipazione dei cittadini lascia piuttosto perplessi. Tolti gli amministratori, i referenti politici regionali e nazionali, i delegati e le persone più vicine alla amministrazione è mancata, totalmente, la risposta della città.

Probabilmente si è preferito rimanere sotto le coperte, oppure gustare un caffè con sbadiglio ancora incorporato nel tepore delle proprie abitazioni, piuttosto che far sentire la propria voce. Il messaggio che è arrivato alla Regione ed alla ACEA? Che il commissariamento probabilmente è la strada da percorrere e che l’acqua della città di Ladislao è naturale che vada nelle mani di un gestore privato. Sia ben chiaro: chi scrive non ha nulla contro la municipalizzata romana, mentre invece resta piuttosto spiazzato dalla reazione dei 40000 ladispolani buoni sì a protestare dietro una tastiera, ma poco avvezzi a scendere in piazza con la frescura di un tiepido (per fortuna) febbraio e farsi un centinaio di metri per far sentire la propria voce. Il problema sta proprio qui: le istituzioni, gli enti pubblici e privati sanno che la voce dei cittadini ormai è inavvertibile alle proprie orecchie. Le istanze dei cittadini restano nelle mani dei pochi che continuano a lottare mossi dal bene pubblico piuttosto che da chissà quale interesse.

Non siamo stati mai rivoluzionari nell’indole, non saremo mai ‘gilet gialli’, ma qui si delinea l’immagine di un popolo pantofole e copertina di plaid. Tra qualche mese torneremo a lamentarci nell’etere comodi comodi sui nostri divani, telecomando della pay tv alla mano e tra uno sbadiglio e l’altro…farà tutto parte della nostra normalità.

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