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Ladispoli, la Corrado Melone ha incontrato la ministra Cartabia

Ladispoli, la Corrado Melone ha incontrato la ministra Cartabia –

Ladispoli, la Corrado Melone ha incontrato la ministra Cartabia

“L’11 ottobre 2021 i nostri docenti di Lettere D’Aurea, Specchi e Nobile hanno partecipato con le classi 3A, 3C e 2I all’incontro on – line “Giustizia al centro” organizzato dal centro “Asteria” di Milano. A questo evento ha partecipato la ministra della Giustizia, Marta Cartabia che ha affrontato il delicato tema della giustizia con giovani alunni delle Scuole Secondarie di primo e secondo grado di tutta Italia.”

Lo dichiarano in un comunicato gli alunni 3A- Ania Marchetti, Natalia tudorache, Antonio Pisacane, 3C – Alice Teloni, Marta Scognamiglio, Silvia Pesce, Martina Verona, 2I – Monica Nastro, Matteo Cima, Riccardo Gigli, Stella Filisti, affermando inoltre:

“La tematica trattata ha attirato la nostra attenzione e abbiamo ammirato la ministra per la sua ammirevole capacità di coinvolgere con le sue parole anche giovani allievi come noi, alunni della Scuola secondaria di primo grado.

Il discorso che ha tenuto inizialmente ci ha molto colpiti: per prima cosa ci ha chiesto di interrogarci sul significato della parola “giustizia” e riferire tutto quello che ci veniva in mente per rappresentare quest’ultima. Alcuni studenti che assistevano dal vivo all’incontro hanno risposto “la correttezza”, ma nessuno ha saputo dare una risposta definitiva o una giusta definizione. La ministra ha, infatti, detto che è molto difficile dare una definizione alla giustizia, è molto più semplice però capire il significato di “ingiustizia”; infatti l’ingiustizia si riesce a trovare quando ci manca qualcosa che agli altri è concesso. Ci ha detto inoltre che per capirlo meglio basta pensare a dei bambini piccoli che capiscono subito il concetto di ingiustizia, proprio perché è una sensazione frequente.

Confucio diceva che “La mente dell’uomo superiore ha familiarità con la giustizia; la mente dell’uomo mediocre ha familiarità con il guadagno”, a tal proposito si pensi al modo di agire utilizzato dalla mafia.

Proviamo ad addentrarci per comprendere meglio questo argomento.

La parola giustizia deriva dal latino iustitia, che proviene a sua volta da iustus, ossia “giusto”. Secondo noi, per arrivare a capire meglio cosa è giusto, si deve prima partire dall’ingiusto. L’ingiustizia riguarda ognuno di noi, perché purtroppo fa parte della nostra vita quotidiana.

Quante volte ognuno di noi ha detto “non è giusto”? Possiamo immaginarlo, e secondo noi la risposta è “tante”. Tante perché il nostro mondo è imperfetto, e perfetto non lo sarà mai, tante perché ci sono persone che non cambiano e non cambieranno mai.

La giustizia è stata messa in discussione anche in grandi classici storici, come la storia di Agamennone, che uccise sua figlia Ifigenia, la cui madre, quindi la moglie di Agamennone, ovvero  Clitemnestra, quando egli partí, lo aspettó ma quando tornó lo uccise, per vendicare la morte di Ifigenia. Oreste, figlio di Agamennone e Clitemnestra, uccise la madre per vendicare il padre, ma Oreste decise di sottoporsi al giudizio del tribunale degli Ateniesi, dove venne assolto grazie al volere di Atena e di altri uomini.

Questa storia vuole farci capire che solitamente, quando si subisce un’ingiustizia, si risponde nello stesso modo. Per non incorrere in questo comportamento sbagliato, si istituì il tribunale, luogo in cui si amministra la giustizia; nei quali, dopo un conflitto, ci si parla e si prende una decisione grazie alla mediazione di un terzo cioè il giudice.

Per sconfiggere l’ingiustizia non è necessario, quindi, fare diecimila passi da gigante tutti insieme: sarebbe bello se ognuno di noi, nel suo piccolo, si impegnasse e contribuisse a migliorare la vita di tutti quanti.

Sicuramente è più facile essere uomini mediocri che uomini superiori: comportarci da persone ingiuste ci riesce meglio, perché vogliamo sempre essere noi quelli dalla parte del giusto, e tendiamo perciò a puntare il dito verso gli altri.

Una delle frasi che ci ha colpito di più dell’intervento della ministra Marta Cartabia è “Non ci può essere giustizia senza libertà e non ci può essere libertà senza giustizia”.

La giustizia è un diritto di tutti, e per averla bisogna lottare. Pensiamo a Falcone e Borsellino, che hanno sacrificato la vita nel suo nome, o a Nelson Mandela e a Martin Luther King, che hanno combattuto per l’uguaglianza e la libertà.

Anche la libertà è parte integrante della giustizia, e la giustizia è parte integrante della libertà. Questi due elementi vanno di pari passo e rendono la società migliore, o almeno cercano di farlo.

Tutti noi affermiamo di volere un mondo libero e giusto, ma quasi nessuno fa qualcosa per ottenerlo. Gli uomini vivono nell’ingiustizia da sempre, e hanno a che fare con essa talmente tante volte che ormai alcuni la considerano una cosa normale, ordinaria. In realtà non è così: la giustizia è un traguardo che dobbiamo tagliare! Essa dovrebbe riconoscere e rispettare i diritti altrui, ma noi non ci impegniamo abbastanza per raggiungere tale obiettivo.

La giustizia è una cosa che ci occorre, che ci serve, ma dipende da noi tutti fare in modo che essa diventi il futuro di una società migliore.

Una delle domande poste da alcuni studenti molto interessante è stata la seguente: “Il carcere è in grado di rieducare?”. La Costituzione Italiana afferma che la funzione della pena è la rieducazione. A questa domanda la ministra ha risposto dicendo che solo se la pena mira a rigenerare il futuro e se ha questo scopo allora può raggiungere degli obiettivi. Parlando con delle guardie carcerarie, la ministra ha compreso che solo se le giornate sono piene (si studia, si lavora, si contribuisce ad aiutare la società con piccoli lavori) c’è meno possibilità che il detenuto torni a condurre la vita che faceva prima. Se la pena fallisce, ha aggiunto, non si fallisce solo nel confronto che si ha avuto con il detenuto, ma lo si abbandona a sé stesso e non si garantisce la sicurezza.

Alcuni giudici, nell’attribuire la pena, si concentrano di più sulla sicurezza, altri invece sulla riabilitazione, anche se non ci dovrebbe essere questa distinzione tra le due, infatti la pena è una seconda vita per chi ha sbagliato. Proprio per questo motivo si sta cercando un altro tipo di pena per i crimini meno gravi oltre la carcerazione (come i lavori socialmente utili, confiscare alcuni beni …), perché essa non sempre dà una rieducazione sufficiente ed efficace.

Ad ognuno di noi viene dato un terreno, questo terreno non è sempre fertile, siamo noi che decidiamo, con i nostri sforzi, se far crescere il raccolto. Ci saranno sempre persone che vorranno fare del male, ma noi nel nostro piccolo possiamo fare qualcosa per migliorare la società.

Le leggi sono lo specchio di ciò che è giusto: esse delineano dei limiti che vanno rispettati perché ci consentono di vivere bene e pacificamente. Noi uomini abbiamo bisogno di regole, dato che non potremmo vivere senza. L’anarchia è qualcosa che l’uomo non sa gestire. Vivere nell’anarchia è inconcepibile, perché è proprio in essa che si moltiplicano le ingiustizie.

Ma ci sono leggi sbagliate? Ecco un’altra domanda interessante, spunto di riflessione durante il dibattito: la risposta è stata sí. Nulla è perfetto data l’imperfezione del genere umano, ma attualmente in Italia non ci sono leggi estremamente errate come furono le “leggi razziali” del 1938. Per tutelare i cittadini esistono le Corti costituzionali che sono formate da giudici che esaminano le leggi e valutano se sono sbagliate in quanto contrarie alla Costituzione.

Da questo incontro abbiamo imparato che la cosa importante per ottenere la giustizia è ascoltare più punti di vista per arrivare alla verità.

Ora, fortunatamente, queste leggi non esistono più, ma l’umanità odierna deve ancora progredire sotto altri aspetti… In un campo non cresce sempre e solo il grano buono; noi dobbiamo imparare a distinguerlo da quello cattivo e a farne tesoro

Per quanto riguarda l’argomento della durata dei processi è emerso che l’Italia è il Paese con la durata dei processi maggiore, nell’Unione Europea. In Italia servono in generale, infatti, circa otto anni per concludere un processo. Gli altri Paesi europei arrivano ad una durata media di due anni circa. Il paese che in Europa impiega più tempo nelle prime due fasi del processo è la Grecia, ma comunque l’Italia impiega più tempo nel terzo grado di giudizio.

L’attività svolta con la ministra Marta Cartabia ha cambiato il nostro modo di vedere le cose e di percepire una problematica tanto delicata.

Spesso non troviamo “giuste” certe situazioni e pensiamo o agiamo impulsivamente, oppure sentendo drammi che accadono pensiamo che la persona che ha causato tanti disagi, debba ricevere lo stesso trattamento. In realtà, riflettendo attentamente, è opportuno che si arrivi ad un processo e venga emessa la giusta sentenza. Combattiamo le ingiustizie, ma nel modo opportuno!

 Ci saranno sempre persone che vorranno fare del male, ma noi nel nostro piccolo possiamo fare qualcosa per migliorare la società. Da questo incontro abbiamo capito che noi giovani abbiamo una grande responsabilità: non commettere più gli errori del passato perché viviamo in uno Stato bellissimo con delle leggi che ci proteggono e garantiscono le nostre libertà.

Ora vi è più chiaro cosa sia la Giustizia?

La Giustizia è quando si punisce qualcuno nel modo giusto! La Giustizia serve a cambiare le persone, farle passare dalla parte del bene, isolandole per un po’ dal mondo per farle riflettere sull’accaduto! Questa è Giustizia! È dare una lezione di vita a qualcuno, indipendentemente da chi sia o cosa rappresenti! La giustizia è qualcosa di complicato. Per risolvere una disputa, bisogna confrontarsi e capire l’uno il punto di vista dell’altro. Farsi giustizia da soli provoca caos e anche molto dolore.

Questa è la nostra idea di giustizia!

Nata da uno stimolo che abbiamo ricevuto a scuola poiché i nostri insegnanti hanno pensato che fosse giusto per noi ascoltare le parole della ministra Cartabia che ha saputo ispirarci, facendo maturare in noi il desiderio di vivere in un mondo “giusto” per tutti.”

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