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Ladispoli, il Miami ostaggio dei roghi tossici

Ladispoli, il Miami ostaggio dei roghi tossici

Nonostante le continue denunce, gli esposti depositati alla Procura della Repubblica di Civitavecchia e per conoscenza anche alle Forze dell’ordine, le segnalazioni all’amministrazione comunale, la raccolta firme per chiedere l’intervento degli enti competenti, per i residenti di Ladispoli e in particolar modo del quartiere Miami non c’è pace. I roghi tossici durante le ore serali proseguono constringendo i cittadini a barricarsi dentro casa, nonostante il caldo estivo. L’ennesima prova che c’è chi continua a contravvenire alle regole bruciando di tutto e di più i cittadini l’hanno avuta ancora una volta l’altra sera. Dalla zona più alta del quartiere era nettamente visibile la colonna di fumo che si azzalva, probabilmente a ridosso della linea ferroviaria e che spinta dal vento arrivava fin dentro le case dei malcapitati. Odore acre di plastica bruciata.

Ladispoli, il Miami ostaggio dei roghi tossici
Ladispoli, il Miami ostaggio dei roghi tossici

Uno di quegli odori così forti che portano anche a far pizzicare la gola. Certamente non aria pulita e respirabile. Purtroppo però ad oggi, nonostante le continue segnalazioni e denunce tutto sembra essere rimasto immobile. Nessun segnale dall’alto, da chi dovrebbe vigilare e magari porre finalmente fine a questa “abitudine” ormai consolidatasi negli anni. Nell’esposto presentato a settembre dello scorso anno il Comitato di quartiere ha ripercorso un po’ la storia di quanto si ritrova ad affrontare, definendo la situazione, a causa della frequenza con cui si ripete, «una situazione non più sostenibile e tollerabile in quanto causa di potenziale e immediato pericolo per la salute degli abitanti della zona». «Ci si riferisce in particolare – recitava l’esposto – al fatto che ormai negli ultimi giorni, praticamente tutte le sere, solitamente all’imbrunire e dal tramonto in poi, l’aria diventa quasi irrespirabile a causa di odori acri assimilabili a gomma/plastica bruciata e/o solventi, prodotti chimici». Sono poi diversi i cittadini che per cercare di fare la loro parte, proprio all’imbrunire, quando l’odore acre si ripresenta alla porta di casa, escono in “pattugliamento” per cercare di individuare il punto esatto da dove quegli odori vengono emanati.

Più volte inoltre è stato sollecitato l’intervento della Polizia municipale nel momento in cui l’atto si presenta, ma ad oggi, a parte vaghe risposte e sicuramente non risolutive del problema, non si è fatto nulla, tanto che ad aprile su change.org si è dato il via a una nuova raccolta firme nella speranza, questa volta, di essere ascoltati. «Da parecchi mesi e soprattutto nelle ore notturne – si rimarca nella petizione – la città di Ladispoli e le località vicine (ad esempio Olmetto e Monteroni, ndr) vengono avvolte da pericolosi fumi di roghi tossici. Il forte odore acre di plastica bruciata e chissà quali altri materiali, costringe i cittadini a dover tenere le finestre chiuse anche durante l’estate. Nonostante le numerose segnalazioni dei cittadini – sottolineano nella petizione – la situazione non è cambiata».

Nella petizione i cittadini tornano a chiedere quanto già chiesto lo scorso anno nell’esposto e quello ancora prima nelle tante denunce social e all’amministrazione comunale: «Maggiore controllo del territorio attraverso l’utilizzo di Forze dell’ordine e Protezione civile al fine di fermare questa barbaria ai danni dell’ambiente e dei cittadini. I reati ambientali devono essere prontamente puniti da chi compie questi insani gesti».

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