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Ladispoli – Cerveteri, stabilimenti balneari nel caos e spiagge libere ancora senza regole

Nella stagione più incerta di sempre le imprese rischiano di uscire fuori con le ossa rotte. Tra Covid, incompetenza e crisi economica, qualcuno potrebbe non riaprire

Ladispoli – Cerveteri, stabilimenti balneari nel caos e spiagge libere ancora senza regole

Aria tagliente tra i balneari di Ladispoli e Cerveteri. L’imminente riapertura dal dcpm stabilita per il 29 Maggio ha gettato, prevedibilmente, in un quadro incerto e surreale dal punto di vista normativo, la categoria turistica in totale fibrillazione e sconforto. 

Ladispoli - Cerveteri, stabilimenti balneari nel caos e spiagge libere ancora senza regole
Ladispoli – Cerveteri, stabilimenti balneari nel caos e spiagge libere ancora senza regole

Anche gli enti locali, se fino a ieri – sulla disciplina demaniale – hanno sempre dimostrato di essere attaccati alle gonne degli azzeccagarbugli e di referenti improvvisati che non conoscono la materia, ai tempi del coronavirus sembrano ormai non “strusciare più una palla”. 
L’assenza di norme certe da un lato, e regole stringenti nonchè inutili balzelli dall’altro, mettono le imprese nel tritacarne della burocrazia. Si ha il terrore di sbagliare, di fare poco, o di fare troppo. Rischi elevati di contagio e lo spettro di un aumento della curva, disposizioni precauzionali fatte davanti a un bicchiere di spritz delle quali sarà pressochè impossibile controllarne l’adozione, misure restrittive che forse impediranno la copertura dei costi e la conguità dei bilanci, renderebbero, secondo molti, totalmente antieconomico e troppo rischioso riaprire i battenti.

Ma la stagione è ormai alle porte, non si è belli ma si balla, e le concessioni implicano di stare sul pezzo, pena sanzioni. Cornuti e mazziati.

A Ladispoli, prima del Covid, agli stabilimenti balneari era stato intimato di smontare baracca e burattini ad inverno ormai finito, per poi dover ri-chiedere, praticamente contestualmente, le autorizzazioni a montare nuovamente le strutture per l’anno successivo ormai alle porte! Una battaglia a colpi di carta bollata che si è consumata sulla pelle dei gestori. 

I ritardi degli enti e del comune nel comunicare norme e disposizioni, già avrebbe reso le cose difficili, poi è arrivato il carico a bastoni in quel dì Marzo: il Covid 19. 
Alle porte della stagione turistica più incerta di sempre, a fare le spese di questa situazione, anche gli utenti, che potrebbero trovarsi a vivere una stagione senza servizi di tutela sulle spiagge libere, ed al contempo prezzi gonfiati nelle strutture balneari private, per una sorta di logica di compensazione per la lievitazione dei costi gestionali frutto delle riduzioni previste dal contingentamento e dalla riduzione degli spazi.

La Regione Lazio ha accordato a Ladispoli 240mila euro per la sorveglianza delle spiagge libere, ed il sindaco ha già annunciato che questi fondi saranno impiegati direttamente dal Comune. Speriamo che andrà meglio degli anni passati, dove ricordiamo l’intervento della Procura della Repubblica per la verifica dei criteri di assegnazione e della rendicontazione dei servizi di sorveglianza su soglie fuori bando.

Ladispoli - Cerveteri, stabilimenti balneari nel caos e spiagge libere ancora senza regole
Ladispoli – Cerveteri, stabilimenti balneari nel caos e spiagge libere ancora senza regole

Al Comune non piace affatto la concessione straordinaria agli stabilimenti della manutenzione delle spiagge libere: forse si spera che con i fondi regionali, stavolta ben impiegati, si possa fare di meglio rispetto a quanto potrebbero fare gli esperti privati. Vedremo quali servizi di sorveglianza e tutela, ottimizzando l’uso dei fondi pubblici ricevuti, verranno messi in campo.

I comuni ad oggi, soprattutto quello di Cerveteri che ha molto più arenile, non risulta abbiano nessun piano di gestione della spiaggia libera. Inoltre l’arrivo dei fondi rischia di essere, come per la cassa integrazione, i finanziamenti “agevolati” e molto altro, tardivo a causa delle conclamate inefficienze ai piani alti.

Resta poi lo spettro del rimpiattino sulle competenze circa la pulizia e l’igienizzazione dell’arenile pubblico: non siamo ancora riusciti a delineare se dovrà occuparsene una ditta privata, il nuovo gestore dell’ N.U. in extra soglia (?) o qualche associazione di volontariato alternando la pulizia alla raccolta alimentare.

Forse una convenzione coi privati per affidare le aree pubbliche, compresi i servizi di salvataggio nell’ottica di un’economizzazione complessiva, poteva essere vagliata in maniera più attenta e senza pregiudizi? 

Di fatto il problema principale resta quello di ridurre i costi di accesso per gli utenti, far rispettare le distanze di sicurezza, offrire almeno una parvenza di servizio pubblico, e tutelare anche i privati che ci mettono, oltre al rischio di impresa, quest’anno anche “il deretano”.

Provate a immaginare in un momento di “delirio” cosa accadrebbe all’interno di una struttura se ad un gestore balneare, od un suo dipendente, fosse riscontrata la positività al virus in piena stagione. Meglio non pensarci?

Uno spauracchio che si somma ai problemi di organizzazione, gestione, igienizzazione ordinaria in strutture che recano al proprio interno varie attività (bar-ristorazione-spiaggia-eventi).

Le sanificazioni al mare e negli spazi aperti poi, hanno veramente un senso dal punto di vista sanitario o servono solo a “santificare” le coscienze e a dare contentini? 
Lo steward di spiaggia, il mantenere un elenco delle presenze per un periodo di 14 giorni.la possibilità di rilevamento della temperatura corporea, le barriere fisiche, la mascherina, il gel igienizzante, le modalità di prenotazione e pagamento elettroniche, l’accesso contingentato con percorsi separati, il distanziamento tra gli ombrelloni e lettini, la garanzia di disinfezione delle aree comuni e degli stessi lettini e sdraio, fanno presagire gli incubi notturni della categoria che anche stavolta rischia di restare sola.

E qualcuno potrebbe non riaprire e saltare la mano del 2020.