La TAV fa deragliare il treno del governo
di Francesco Maria Provenzano – Giornalista e Scrittore
Ieri abbiamo assistito ad una giornata politica di una straordinaria follia che è deragliata sui binari di quella pazzia che al di là di tutto ha continuato a mantenere in vita questo governo. Di fronte a noi c’è una crisi politica tale che non si vede nè una via d’uscita e nè tanto meno una soluzione: questo lo si deve al potere della ‘poltronocrazia’ che nessuno vuole lasciare.
Salvini con la vittoria sulla Tav ha messo all’angolo Di Maio e Conte, diventando e conquistando il centro della politica: tiene in vita il governo per far implodere il M5S. Per questo probabilmente non apre la crisi e invece pensa ad un rimpasto e chiede a Di Maio una revisione del contratto di governo richiedendo posti chiave nei dicasteri importanti per la Lega.

Il treno è deragliato, ma nessuno vuole scendere e abbandonarlo. Di Maio gli risponde così tramite un post social: “i giochini di palazzo non ci sono mai piaciuti e questo dibattito sulle poltrone inizia a stancarmi. Siamo andati al governo non per chiederle, ma per tagliarle. E lo abbiamo messo nero su bianco nel contratto, insieme alla Lega”.
E sulla Tav Di Maio ha scritto su Facebook il seguente post in cui difende i temi del M5S: “Qualunque sarà la conseguenza noi siamo fieri del nostro ‘NO’ ad un’opera come la Torino-Lione, nata vecchia, di 30 anni fa, senza un futuro. Un’opera che vogliono solo Bruxelles e Macron”.
In caso di rottura gli scenari possibili sono molti. Da un rimpasto ampio con la sostituzione dei quattro ministri Costa, Trenta, Toninelli e Tria dei quali Salvini ha chiesto la testa, passando per un governo Conte bis con l’innesto di nuovi ministri. In ultima ratio il ritorno alle urne o un governo di larghe intese che realizzi la legge di bilancio d’autunno per poi tornare a votare. Il Capo dello Stato attende gli sviluppi: se l’attuale maggioranza ricuce la rottura avvenuta ieri in Aula del Senato tra M5S e Lega non farà altro che prenderne atto.

Mentre se invece il premier Conte si dimettesse il testimone passerebbe nelle mani di Mattarella che lo rinvierebbe alle Camere per verificare se il Parlamento confermi l’attuale maggiorana di governo. Se questo passaggio venisse bocciato avvierebbe le consultazioni per la formazione di un nuovo governo. Ci attendiamo sia da Di Maio che da Salvini incontri e confronti che portino finalmente ad una chiarezza così da mettere finalmente fine a contrapposizioni e contraddizioni per la tenuta di questo governo gialloverde. A settembre c’é da approvare la legge di bilancio che sarà la vera spada di Damocle su questo Governo.