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“La Pezzillo e i due giovani tennero un comportamento gravemente negligente e imprudente”

La Corte d’Appello ha confermato la condanna a 3 anni per omicidio colposo ai tre componenti della famiglia Ciontoli. Le motivazioni della sentenza

“La Pezzillo e i due giovani tennero un comportamento gravemente negligente e imprudente” –

“La Pezzillo e i due giovani (Federico e Martina Ciontoli, ndr) tennero un comportamento gravemente negligente e imprudente, e lesivo del neminem laedere e della posizione di garanzia che erano venuti a occupare”.

E’ questo quanto si legge nelle motivazioni della sentenza di secondo grado sull’omicidio di Marco Vannini.

I giudici hanno confermato la condanna a 3 anni per i componenti della famiglia Ciontoli, per omicidio colposo con colpa semplice.

Secondo le motivazioni della sentenza “se pure mancò in questi imputati la consapevolezza della reale portata del colpo esploso, ed essi fecero affidamento sulle rassicurazioni del padre circa il fatto che si fosse trattato di un colpo a salve, …., quanto meno da un certo momento in avanti, gli imputati ebbero a disposizione una conoscienza dell’accaduto che avrebbe dovuto indurli a osservare la doverosa condotta (e se ne astennero)”.

"La Pezzillo e i due giovani tennero un comportamento gravemente negligente e imprudente"
“La Pezzillo e i due giovani tennero un comportamento gravemente negligente e imprudente”

In sostanza, per la Corte d’Appello, Maria Pezzillo, Federico e Martina Ciontoli in un primo momento non sapevano che dalla pistola fosse realmente partito un colpo d’arma da fuoco.

Vicenda di cui vennero a conoscenza, però, successivamente.

Nonostante questo, però, non fecero nulla per attivare i soccorsi.

“Tuttavia – prosegue però il dispositivo – proprio in considerazione degli elementi sopra richiamati, e in particolar modo della non provata consapevolezza circa la natura del colpo esploso, delle rassicurazioni di Antonio Ciontoli e delle caratteristiche della ferita, si deve ritenere non sufficientemente certo che essi si siano rappresentati con la lucidità e la nettezza del padre la possibilità dell’evento mortale. Consegue la conferma, nei loro confronti, dell’appellata sentenza e la reiezione di tutti i motivi d’appello, sia del PM che dei difensori degli stessi a eccezione del motivo relativo all’illegalità delle pene accessorie”.

Per quanto riguarda Viola Giorgini, assolta in primo grado e per cui anche in Appello, i legali dell’accusa, hanno chiesto la conferma dell’assoluzione, i giudici della Corte d’Appello, “come osservato dal primo Giudice, non si poteva pretendere che la giovane ospite, tenuto conto del ruolo predominante di Antonio Ciontoli e delle rassicurazioni che le erano state fornite da Federico, all’epoca suo fidanzato, si rendesse conto della necessità di accedere a modalità più incisive nella richiesta di soccorso”.

Annullate inoltre le pene accessorie (l’interdizione dagli uffici pubblici) inflitte dalla sentenza di primo grado perché “non operano in caso di delitti colposi”.