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La gloria e la prova di Totò Cascio: “Per me tre parole fondamentali sono fede, consapevolezza e coraggio”

“Nuovo Cinema Paradiso è stata un’esperienza bellissima, personaggi straordinari come Minetti, Bocelli, Zanardi e Bio mi hanno spinto a ripartire dopo la malattia agli occhi” – intervista esclusiva

La gloria e la prova di Totò Cascio: “Per me tre parole fondamentali sono fede, consapevolezza e coraggio” –

di Marco Di Marzio

Totò Cascio in Nuovo Cinema Paradiso e oggi

La gloria e la prova non è soltanto il titolo di un’opera nella quale l’autore ha voluto raccontare i tratti più importanti della propria esperienza di vita, ma è soprattutto una sottolineatura marcata di quanto la vita stessa sia importante. Protagonista di questa storia è Totò Cascio, divenuto una celebrità in tenera età per la partecipazione come attore protagonista, nel ruolo del piccolo Salvatore di Vita, nel film scritto e diretto da Giuseppe Tornatore “Nuovo Cinema Paradiso”, uscito nelle sale sul finire del 1988 e vincitore nel marzo 1990 del Premio Oscar come miglior film straniero. Dopo questa pellicola cinematografica, che nel 1991 gli procurò anche il prestigioso Premio BATFA, Totò ha continuato a lavorare sia con Tornatore che con registi del calibro di Pupi Avati e Duccio Tessari. Tutto ciò fino al 1999, anno in cui firma il suo “ultimo film”. Dopo di che, si può dire che Totò Cascio scompare. Perché? Ai giornalisti che lo incalzano non vuole dire la verità, preferendo far credere che il cinema si sia dimenticato di lui. La verità è un’altra, e a causarne l’allontanamento è stata invece una grave malattia, la retinite pigmentosa con edema maculare, che gli ha procurato una perdita progressiva, irreversibile e quasi totale, della vista, tale da imporgli la rinuncia a quella che era una carriera promettente e radiosa. Ma giunto all’età di 42 anni però Totò Cascio ha trovato la forza e la voglia di raccontare la sua esperienza, e di farlo attraverso un libro che è insieme memoriale cinematografico e racconto di formazione e di rinascita, spingendo da ultimo chi scrive a contattarlo telefonicamente per una breve intervista nella quale ripercorrere la sua vita, fatta di profondi significati.

Come è nata la tua passione per il Cinema?

È nata casualmente, Giuseppe Tornatore infatti, nella costruzione del cast di Nuovo Cinema Paradiso, cercava un bambino con dei requisiti particolari. Tramite una prima selezione fotografica e successivamente una serie di provini venni scelto io, e da lì è partita tutta la mia avventura con il film e poi con il Cinema.

Era il tuo sogno nel cassetto?

No… – sorride all’intervistatore Totò Cascio –, a quell’età avevo il sogno di diventare un calciatore e di giocare a pallone. Quindi non era il mio sogno nel cassetto. Poi man mano crescendo compresi che quello era il percorso professionale da seguire.

A distanza di tanti anni che sensazioni provi ripensando a “Nuovo Cinema Paradiso”?

Lo dico e lo ripeto sempre, quello è stato il mio biglietto da visita e che mi ha dato orgoglio, onore e felicità. È un qualcosa che ormai porto nella mia vita, anche perché ho capito che Nuovo Cinema Paradiso, a prescindere dall’essere un cult, sembra un film che non ha età e che il suo tempo non sia mai passato. E’ molto bello, da esso, ricevere messaggi e attestati di stima da tutto il mondo.

Cosa ricordi di quel set?

È stata un’esperienza bellissima. Si era infatti creato un clima di festa. Mi ricordo che fra tutti gli addetti ai lavori si era costituito un gruppo unito, coeso e di qualità. La cosa bella è che c’era molta passione e tanto divertimento.

Come hai conosciuto Tornatore?

Casualmente, come già anticipato prima, perché la sorella venne a scuola per fare le foto a tutti i bambini. Successivamente Tornatore mi ha voluto incontrare per un provino, è stato il primo incontro a Palazzo Adriano, dove poi è stato girato il film. È nata subito una sintonia, ma soprattutto un’empatia. Tornatore mi ha insegnato tanto, sono molto grato a lui.

Rivelatasi un successo, quali sono state le ragioni della sua fiducia riposta in te?

Secondo me Tornatore ha capito che avevo del talento. È stato bravo ad utilizzare le mie doti sapendo adoperare “il bastone e la carota”, ad arrabbiarsi quando era giusto farlo e altrettanto a complimentarsi. La cosa importante che mi ha dato Tornatore è la fiducia, ed io penso di averlo ripagato bene. Entrambi ci siamo fidati, io di lui come coach e lui di me come attore coprotagonista insieme al meraviglioso Philippe Noiret.

A quell’età quali emozioni hai provato nel lavorare con registi importanti e con attori come Philippe Noiret?

A quell’età non mi rendevo conto, per me era una novità, l’ho vissuta, come dico sempre, con leggerezza, naturalezza e spontaneità. Crescendo, invece, si. Fa parte del mio curriculum, riempiendomi d’orgoglio e insegnandomi tanto, tutti, in termini di formazione, professionalità, umiltà, disciplina e serietà.

1999 ultima apparizione, quando hai capito che la malattia stava per importi la rinuncia alla carriera?

Proprio nell’ultimo film “Padre Speranza”, diretto da Ruggero Deodato, con il grandissimo Bud Spencer, si capì che il problema agli occhi era più accentuato. Io non ne ho voluto parlare con il regista e quindi, volontariamente, ho deciso di ritirarmi, per poi ripartire con il libro, ma prima di lui, con il cortometraggio “A Occhi Aperti”, per la regia di Mauro Mancini, prodotto da Rai Cinema insieme a Fondazione Telethon dove sono testimonial. Quello è stato per me il ritorno sul set e da lì è stato tutto emozionante. Poi, come detto, è stato pubblicato il libro, accompagnato da molte presentazioni ed incontri. E nel 2023 ho avuto la proposta di girare dei film. Sono molto contento di tutto questo.

Quale è stato poi il fatto che ti ha spinto a raccontare la tua storia?

Ho seguito e seguo personaggi straordinari come Annalisa Minetti, Alex Zanardi, Andrea Bocelli e Bebe Bio, uomini e donne che hanno saputo trasformare il loro dolore e grido di sofferenza in forza e voglia, “contagiandomi” con il loro entusiasmo, voglia di vivere e di comunicare. Li ho presi ad esempio, ammirandoli, e da lì ho cercato di emularli, di imitarli e di cercare di dare il massimo per poter essere d’aiuto anche io a chi vive una prova.

Il libro La Gloria e La Prova

Prodotto dalla casa editrice Baldini&Castoldi, dove è possibile acquistare il libro “La gloria e la prova” e quali considerazioni ha prodotto nei lettori?

La gloria e la prova, naturalmente, si trova in tutte le librerie e sui vari store online. Sta avendo tanto successo, dandomi moltissime soddisfazioni. Il pubblico lo ha accolto bene e questo mi dà gratificazione e fiducia per progetti futuri. Ma soprattutto, il marchio principale è l’affetto delle persone. Temevo in origine la considerazione del “poverino” ed invece ho ricevuto attestati di stima sinceri, e tutto ciò è fondamentale.

Come è nata l’idea del libro?

L’idea l’ha avevo da tanto tempo, solo che non ero pronto per parlare del mio problema agli occhi. Sono stati Andrea Bocelli ed in particolare la moglie Veronica, donna sensibile, a darmi l’input dopo avergli parlato della cosa. Da quel momento nacque fattivamente il libro, scritto a quattro mani con Giorgio De Martino.

Ripensando al capolavoro di Tornatore, cosa ti senti di dire ai giovani che vogliono intraprendere la carriera di attore?

Di divertirsi, di avere tanta passione, di lavorare molto, di non pensare subito al guadagno e al successo, ma soprattutto di studiare perché la formazione è fondamentale.

Da ultimo, per te quale è il senso vero della vita?

Per me tre parole fondamentali sono fede, perché credo in Dio, consapevolezza e coraggio. Siamo noi i capitani della nostra anima, io personalmente seguo il proverbio “Aiutati che Dio ti aiuta”. Non ci si deve vergognare nel chiedere aiuto, anzi tale è un atto nobile, è il primo nel quale si dimostra se una persona ha coraggio a chiedere aiuto.

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