Lo affermano in due occasione diverse il ministro Boccia e il viceministro Sileri
In Italia escluso lockdown totale come marzo –
“Escludo che si possa fare un lockdown come quello di marzo e aprile. Ma non escludo che ci possano essere misure ulteriormente restrittive, tra l’altro nel mese di novembre che, come è noto, è un mese che si può prestare a interventi restrittivi. Così come si è intervenuti in Calabria, Piemonte, Lombardia e Valle D’Aosta nei giorni scorsi, ci potrebbero essere interventi in altre Regioni”.
Lo ha detto il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, ospite ieri di ‘Carta Bianca’, precisando poi: ”La data del 15 novembre non so dove sia uscita fuori… Non esiste questa data”.
”Oggi non succederà nulla – ha proseguito il ministro. Il monitoraggio è in corso, oggi riparte quello settimanale come concordato con la Conferenza Stato-Regioni”, ha aggiunto Boccia rispondendo a chi gli chiedeva se domani bisognerà aspettarsi qualche cambio di fascia o zona per alcune Regioni.
“Bisogna fare molta attenzione a tutto quello che si fa – puntualizza Boccia. L’unica soluzione è il distanziamento sociale. E’ un problema invece se si entra in casa… Anche qui bisogna essere molto rigorosi”, ha dichiarato ancora il ministro aggiungendo: “”Sulla Campania c’è un approfondimento che il ministero della Sanità” sta facendo. Quando terminerà si tireranno le somme. Vedo un grande senso di responsabilità da parte di Speranza e di De Luca. Poi se ci saranno da fare nuove restrizioni, saranno fatte…”.
A fare eco alle parole del ministro degli affari regionali ci ha pensato il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri che, ospite della trasmissione “DiMartedì”, sempre nella giornata di ieri, ha affermato che “Quello che i miei colleghi” medici “vedono sul campo indirizza verso la necessità di più zone rosse, su questo non ho dubbi. Non possiamo però mettere tutta l’Italia in zona rossa”. Ci sono alcune regioni che hanno lavorato meglio e c’è chi ha lavorato peggio. All’interno di una regione ci sono aree in cui il contagio è molto più basso, all’interno della stessa regione possono esserci diversità. Dobbiamo rispettare queste differenze nella diffusione del contagio e anche la preparazione delle regioni”.
“Dove non c’è un controllo territoriale – dice Sileri, è meglio una ritirata, una zona con restrizioni più forti. Arrivano anche a me le segnalazioni di persone che aspettano 5 giorni per fare un tampone e altri 5 per il risultato: lì è meglio una chiusura preventiva, vuol dire che il sistema non è in grado di reggere a livello territoriale. Se il territorio non sa gestire il paziente o rintracciare il positivo, si arriva in ospedale”.