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“Il 2 Giugno una tappa fondamentale per l’emancipazione femminile”

Marco Saltamerenda, Rappresentante ANPI Ladispoli-Cerveteri: “Al voto del 2 Giugno 1946 parteciparono l’89,08%. Di questi, 13 milioni di votanti furono donne e 12milioni uomini

“Il 2 Giugno una tappa fondamentale per l’emancipazione femminile” –

Riceviamo e pubblichiamo –

Oggi, 2 giugno 2020, è la Festa della Repubblica italiana, ovvero il giorno in cui l’Italia celebra e ricorda il Referendum istituzionale del 1946 che sancì il passaggio dalla monarchia alla Repubblica. Questo giorno però può e deve essere celebrato anche come una tappa fondamentale per l’emancipazione femminile, infatti al Referendum del 2 giugno 1946 poterono partecipare per la prima volta al voto le donne italiane.

“Il 2 Giugno una tappa fondamentale per l’emancipazione femminile”

A differenza degli uomini, che poterono godere del diritto di voto sin dal 1912, le donne italiane rimasero prive di questo fondamentale diritto per ben 34 anni: prima non considerate dalla monarchia, poi marginalizzate dal fascismo.

Ma ciò non significa che le donne rimasero con le mani in mano, aspettando il giorno in cui fosse concesso loro questo diritto: lottarono per averlo. Diverse furono le suffragette italiane ispirate da quel movimento nato nel Regno Unito e poi diffuso in tutto il mondo, tra cui ricordiamo:  Anna Kuliscioff, Giuditta Brambilla e Carlotta Clerici

Molte furono le donne partigiane che durante la resistenza lottarono armate o disarmate per il crollo del regime fascista e la liberazione d’Italia, tra le quali non possiamo scordare: Carla Capponi, Irma Bandiera, Gisella Floreanini e ovviamente Nilde Iotti.

Facciamo questi nomi solo per ricordare le eroine più celebri, perché tantissime furono le anonime donne che contribuirono alla liberazione d’Italia dal fascismo e al cambiamento radicale che portò il 2 giugno 1946 ad un voto veramente universale. 

Al voto del 2 Giugno 1946 parteciparono l’89,08% degli aventi diritto, numeri stratosferici se paragonati alla magra affluenza oggi si registra alle urne. Ma ancora più impressionante è il fatto che dei votanti circa 13 milioni furono donne e 12 milioni uomini: i quali insieme sancirono il passaggio dalla monarchia alla repubblica e allo stesso tempo iniziarono quel processo tutt’ora in corso che ambisce a costruire un’Italia fondata sull’eguaglianza di genere e sulla parità dei diritti.

A dimostrazione di questo basti leggere la Costituzione, nata dal lavoro di 535 Padri Costituenti e 21 Madri Costituenti, che così sancisce la parità tra uomo e donna:

ARTICOLO 3: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

E` compito della Repubblicarimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

ARTICOLO 37: La donna lavoratrice ha gli stessi dirittie, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore.
Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione. […] 

ARTICOLO 51: Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge.
A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini. […]

Leggendo questi Articoli certo non si può fare a meno di sentire quanto essi stridano con la realtà contemporanea, ancora troppo discriminatoria nei confronti delle donne sia per quanto riguarda i ruoli pubblici che nel caso della parità nel lavoro.

Però questo non significa che essi non siano validi o che la Costituzione sia un’utopia irrealizzabile, al contrario, ciò dimostra quanto sia saggia la voce delle Madri e dei Padri costituenti, che se solo facessimo lo sforzo di ascoltare e realizzare, potremmo costruire un’Italia più giusta, più bella, più libera.
VIVA LA REPUBBLICA ITALIANA,
VIVA L’EMANCIPAZIONE FEMMINILE!

Di Marco Saltamerenda, Rappresentante ANPI Ladispoli-Cerveteri

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