
Quando uno streamer diviene un influencer
Chi ama il live streaming in cui i videogames e gli e-games sono i protagonisti assoluti avrà sicuramente sentito parlare di Twitch, piattaforma nata nel 2011 con lo scopo di permettere a ogni streamer, o gamer, di realizzare video sessioni di gioco che possono essere seguite in tempo reale da qualsiasi follower, o viewer, collegato alla rete. Questo ecosistema dedicato all’entertainment offre anche l’opportunità agli utenti connessi di relazionarsi tra loro grazie all’utilizzo di chat e attraverso communities, vivaci tribù virtuali all’interno delle quali ogni navigante si sente come parte di una grande famiglia con cui condivide interessi e opinioni, che sono divenute con il tempo l’architrave del colosso viola del web. Le comunità risultano fondamentali non solo perché sono luoghi in cui “ritrovarsi insieme” ma anche spazi indispensabili per i più iconici streamers per intercettare specifici segmenti di pubblico con cui stare in contatto e provare a “convertire” in nuovi seguaci aumentando così la propria popolarità. E la popolarità paga eccome su Twitch: più un gamer diventa famoso, più potrà orientare le scelte d’acquisto della sua platea e più i brand delle case produttrici di videogiochi, ma non solo, saranno disposte ad acquistare da lui spazi pubblicitari al fine di autopromuoversi. Abbiamo volutamente esposto questa equazione di social marketing in termini facilmente comprensibili poiché quello che ci preme in questa sede è farvi capire come giocare ai videogames su questa piattaforma di live streaming possa risultare remunerativo ma solo per chi è grado di dedicare quasi l’intera giornata al coltivare il rapporto con i fan. Quello è infatti il punto di partenza per fare marketing con Twitch, che non è per tutti visto e considerato che sono pochi coloro i quali hanno trasformato una passione, quella per i videogames, in un vero e proprio lavoro.
Collaborazioni anche milionarie
Dopo avervi fatto un piccolo riepilogo di cosa sia Twitch e di come funzioni, è giunto il momento di entrare nel vivo della questione. Il colosso viola dell’e-gaming, come detto, oltre a essere uno spazio di entertainment dedicato a tutti gli internauti che possono osservare live le gesta del loro eroico gamer, dialogare con lui in ogni occasione e carpire quei segreti che lo rendono così bravo, è anche un luogo virtuale dove è possibile fare marketing. In che modo? All’interno di questa piattaforma, frequentata da più di 1,2 milioni di utenti aventi tutti la democratica possibilità di beneficiare di quei 15 minuti di celebrità alla Warhol, è possibile “vendere” quel brand con cui un gamer di fatto ha stretto accordi commerciali. Solitamente lo streamer, prima di una diretta, può sponsorizzare un determinato marchio tout court oppure preannunciare l’uscita di un nuovo titolo di quella casa produttrice che grazie all’anteprima potrà beneficiare di un ritorno economico assai importante. Non tutti sanno che gli spazi pubblicitari concessi possono essere acquistati anche da aziende che non per forza hanno a che fare con l’universo dell’e-gaming. Il caso Dr. DisRespect è emblematico: questo famosissimo streamer, grazie a un seguito di oltre 2 milioni di followers, si è trasformato in un vero e proprio influencer collaborando con G-FUEL, Turtle Beach e Gillette, realtà produttive operanti in settori differenti rispetto a quello videoludico. Questo è un tipico esempio di marketing con Twitch, forse il più eclatante della storia, rientrante nella categoria del non endemic partnership, ovvero non collegato all’e-gaming. Anche altre imprese come Budweiser e Uber hanno compreso quanto fosse importante presidiare la piattaforma viola e hanno convinto il gamer Ninja a dedicare loro spazio e tempo preziosissimi. Detto così sembrerebbe tutto estremamente facile: basta avere un seguito e il gioco è fatto! La realtà, tuttavia, è molto più complessa di come appare.
Creare una community
La parte più complicata del fare marketing con Twitch è quella di individuare il tipo di pubblico, definibile in un certo senso come buyer-persona, a cui destinare un determinato messaggio, quello e non un altro. Non solo: gli utenti che seguono uno streamer sono prima di tutto persone e non consumatori, dunque è importante trattarle come tali. Se un giorno si volesse davvero ottenere sponsorizzazioni importanti con talune aziende è necessario che i (tanti) followers non siano passivi, ovvero stiano a osservare ore e ore il loro gioco preferito senza proferire parola, ma partecipino, insieme al gamer, a momenti divertenti a loro dedicati come possono esserlo ad esempio reward moment o contest. Più la platea sentirà di fare parte di una comunità “mediata” dallo streamer, più facilmente le imprese contatteranno quest’ultimo per proporgli di vendere (stavolta per davvero) t-shirt e felpe ma anche offrire sconti e coupon. Il social marketing di Twitch è tutto qui, si fa per dire ovviamente.