L’intervista a Renato Orlandini, Presidente del Rione Madonna dei Canneti
di Giovanni Zucconi
Non basta raccontare le cose. Bisogna coglierne l’essenza per capire dove stiamo andando, Per ogni fatto c’è sempre un prima e un dopo da cogliere e mettere insieme. In ogni fatto. Anche in una sfilata di carri di una Sagra dell’Uva a Cerveteri.
Della tradizionale sfilata dei carri di domenica scorsa, spero che non vi siano sfuggiti due elementi molto importanti. Il primo è che la proposta del Rione Madonna dei Canneti era completamente diversa da qualsiasi sfilata si sia vista prima a Cerveteri. Non è stata solo la migliore, ma era proprio su un altro livello. Tutto è stato più che perfetto. La coreografia delle 130 donne in costume, l’impeccabile presentatrice, la suggestiva musica di Einaudi e la voce fuori campo di Benigni, sono riuscite ademozionare i presenti, e creare un’irreale minuto di silenzio assoluto. Per non parlare del carro con il lupo in cartapesta, la cui qualità costruttiva e i suoi movimenti non avevano nulla da invidiare a quelli che siamo soliti vedere nelle più blasonate sfilate di Viareggio. Sembrava quasi che un’astronave aliena fosse scesa a Cerveteri, con tutti i suoi passeggeri,per partecipare alla sfilata dei carri della Sagra dell’uva.
Il secondo elemento da sottolineare, legato al primo, è che l’elevata qualità in termini di proposta tematica e di realizzazione costruttiva che ha caratterizzato anche tutti gli altri carri degli altri Rioni, si è manifestata proprio nell’anno in cui ben treRioni di Cerveteri hanno abbandonato la tradizione competizione, affermando di non essere stati messi nella condizione di poter partecipare con un loro carro. Per mancanza di tempo a disposizione, e per la mancata certezza dei finanziamenti da parte del Comune.
Vorrei evitare di trarre io delle conclusioni partendo da questi due elementi. Ognuno può trarre le sue. Ma prima di trarle, leggetevi prima l’intervista che segue, che il Presidente del Rione Madonna dei Canneti, Renato Orlandini, ci ha gentilmente concesso. Troverete lì altri spunti di riflessione.
A questi spunti di riflessione ci aggiungerei anche quelli derivanti dal ricordare il successo della magnifica sagra organizzata dal Comitato delle Due Casette. Organizzata da una frazione sicuramente più piccola, in termini di persone e di risorse umane e materiali, di tutti i Rioni cerveterani.
Ho incontrato Orlandini in un terreno vicino al cimitero nuovo, proprio mentre stavano smontando il lupo di cartapesta. Naturalmente non c’erano gli alieni, ma dei cerveterani qualsiasi. Meccanici, carpentieri, elettricisti, operai, autistie artisti. Molti nella loro tuta di lavoro. Gente normale che con l’impegno, la volontà e l’inventiva, sono riusciti a compiere un mezzo miracolo. Per la precisione, ma lo ha detto Orlandini, non lo dico io, l’inventiva vera e propria in quel momento non era presente. C’erano solo uomini. Mentre tutto quello che abbiamo ammirato domenica scorsa, o quasi tutto, è stato pensato e immaginato dalle donne del Rione che hanno partecipato alle riunioni organizzative.
A chi, e come, è venuta l’idea del tema di Cappuccetto Rosso?
“L’idea è maturata dopo diverse riunioni del direttivo. Ed è venuto in mente maggiormente alle ragazze. Abbiamo collegato questo tema della violenza sulle donne partendo dal rosso del mantello di Cappuccetto Rosso. Lo stesso rosso delle scarpette e della panchina. Simboli appunto delle violenze sulle donne. Ci abbiamo poi lavorato tutti tanto, per rendere la più perfetta possibile la nostra sfilata. Ma bisogna riconoscere che le ragazze hanno avuto una marcia in più nella definizione del progetto. Loro hanno avuto quel qualcosa in più che ci ha permesso la realizzazione del flashmob.”
Che non è stato facile, immagino, realizzarlo nella pratica
“Sfilare con 130 persone, tutte coordinate con lo stesso balletto, e riuscire a fare quel flashmob sotto al palco è stato qualcosa di veramente unico. Forse non l’aveva mai fatto nessun rione. Non si era mai vista a Cerveteri una sfilata del genere. Abbiamo fortemente voluto questo flashmob per cercare di far arrivare a tutta la gente che era presente in piazza, e non solo, questo tema così forte e così importante che è quello di opporsi alla violenza sulle donne. Un tema che abbiamo trattato con rispetto e con educazione. Speriamo che, nel nostro piccolo, siamo riusciti a dare un segnale forte a Cerveteri su questo tema.”
In quanti ci avete lavorato per realizzare la sfilata? Sembravate tantissimi
“Nella sfilata, complessivamente, erano coinvolte circa 160 persone. Per realizzare i carri e i costumi, eravamo venti o trenta di persone. Forse anche di più. Abbiamo lavorato tutti i giorni. Questo terreno dove siamo adesso era diventata quasi la nostra casa. Abbiamo lavorato giorno e sera.Non sapevamo più dove abitavamo. Ci vedevamo dalla mattina. Pranzavamo e cenavamo tutti insieme. E abbiamo aperto le case a tutti quanti. Ci siamo visti anche nei giorni di pioggia, quando abbiamo cominciato a lavorare la cartapesta. Le donne, questi giorni, stanno già recuperando tutti i vestiti. Che ci potranno essere utile nei prossimi anni.”
Come avete fatto a coinvolgere tutte queste persone? Trovare i soldi per fare le cose è difficile. Ma ancora più difficile è trovare le persone giuste, e in numero sufficiente
“Come le dicevo il nostro direttivo è qualcosa di unico. È una grande famiglia. Ognuno portava più gente che poteva. Bisogna dire che il 50% delle persone le ha portate Emanuele Parroccini.”
La vostra speaker sul palco, la bravissima Alice Lopedote, ha rivelato che siete andati ad Orbetello a studiare come si realizzano i grandi carri di cartapesta
“È vero. Ad Orbetello sfilano i carri a Carnevale. Siamo stati lì quattro o cinque volte per farci insegnare come si lavora la cartapesta. E, con i loro insegnamenti e consigli, siamo riusciti a realizzare quello che solo un anno fa sarebbe sembrato impossibile.”
Ma lo avete realizzato tutto voi?
“Loro ci hanno fornito solo i calchi in gesso. Il resto lo abbiamo fatto tutto noi. Compreso il motore che muoveva tutto il lupo. Il motore lo abbiamo realizzato con i nostri quattro meccanici. Il movimento lo dobbiamo a questi ragazzi che ci hanno messo anima e cuore.”
Trovo veramente encomiabile questa vostra voglia di imparare nuove tecniche per produrre un risultato migliore rispetto al passato.Per produrre qualcosa di nuovo, e quindi far crescere il livello di tutta la Sagra dell’Uva. Già solo per questo meritavate di vincere. Vedo che state smontando il lupo di cartapesta. Che fine fara?
“Speriamo di farlo avere a qualche altro rione, o darlo a qualche paese che sfilerà per Carnevale. Sinceramente, mandarlo in malora, sarebbe un vero peccato.”
Quanto ha pesato, per la riuscita della sfilata, la Sagra dei Fiori di Zucca che avete organizzato per autofinanziare la realizzazione dei vostri carri?
“La Sagra è stato il momento in cui tutto è partito, e che ci ha permesso di raggiugere questo risultato. Senza di essa, non so cosa avremmo potuto fare.”
Si può sapere quanto avete raccolto, o è un segreto?
“Abbiamo raccolto una bella somma. Ma non ci è bastata a coprire la spesa complessiva per realizzare i carri. L’incasso della Sagra è stato di circa 15.000euro. Ma la spesa che abbiamo sostenuto è stata superiore. Ma abbiamo preferito non fare pagare a nessun rionale neanche le magliette o i costumi. Quello che chiediamo a loro è solo che ci diano una mano a realizzare le cose, e a raccogliere i fondi necessari con le varie manifestazioni.”
Quindi l’Associazione del Rione ha pagato i costumi a tutti i 130 figuranti della sfilata
“E’ così. Per la precisione, le persone coinvolte nella sfilata, compresi tutti, erano circa 160. Vorrei sottolineare che abbiamo una grossa fetta di bambini che hanno contribuito anche alla realizzazione del carro. E anche nella Sagra dei Fiori di Zucca, dove erano impegnati a pulire i tavoli.”
Per la prima volta, credo, addirittura tre Rioni non hanno partecipato alla sfilata dei carri. E neanche alla gara della pigiatura. Quali sono le colpe dell’attuale Amministrazione per questa situazione?
“Io credo che, per la prima volta, l’Amministrazione ha fatto qualcosa di veramente decente. Innanzitutto,è stato finalmente scritto un regolamento ufficiale, condiviso e sottoscritto da tutti i Rioni.Regolamento che era diventato ancora di più necessario visto che si ritornava ad una competizione tra Rioni. Questo ha permesso di condividere che la giuria che giudicava i carri, composta datre persone scelte da Federica Battafarano,sarebbe rimasta segreta fino alla domenica mattina. Avevamo anche previsto una cosa importante per garantire una corretta competizione. La mattina della domenica, tutti i Rioni hanno potuto incontrare, in Sala Giunta, i giudici. Ai quali abbiamo illustrato il nostro progetto e presentato delle brochure per spiegare meglio cosa intendevamo fare. I giudici poi si sono recati nelle aree dove i Rioni avevano costruito i carri, in modo che potessero vederli con calma, e in tutti i particolari.
Questo ci ha permesso dilavorare in tranquillità, e ci ha permesso, rispetto agli altri anni, di transennare con le corde la piazza. In passato spesso non si capiva chi fossero i figuranti, e potevano nascere delle discussioni. Aggiungo i miei più sinceri complimenti a tutti i Rioni che hanno partecipato. E invito i Rioni che non hanno partecipato, a partecipare alle prossime competizioni.”
Secondo lei, sono condivisibili i motivi per i quali i tre Rioni non hanno partecipato alla sfilata?
“Per noi il Rione è una grande famiglia. E capiamo che ogni rione può avere al suo interno delle situazioni particolari. Magari noi siamo fortunati che possiamo contare su un bel gruppo di persone per fare i lavori. Un bel gruppo di giovani. Disponiamo anche di una struttura, e dei mezzi per fare determinati lavori. Magari altri Rioni, quelli più storici, sono formati da persone più anziane, e non hanno le stesse possibilità di fare le cose. Detto questo, non condividiamo la scelta di non partecipare neanche alle attività che si potevano fare più facilmente. Come la gara della pigiatura, o la fontana del Mascherone. Ma li lasciamo alle loro scelte, e non li giudichiamo.”
Secondo voi, i temi dei carri non sono stati dati troppo tardi?
“Veramente questo è il terzo anno che ci condivide il tema nel giorno dell’otto maggio. Il giorno della festa del Patrono di Cerveteri. Nel passato qualche volta il tema ci era stato dato anche il 25 luglio. Questo ha permesso ai Rioni di presentare il loro progetto entro il 23 giugno. Quindi rispettiamo la scelta di chi non ha partecipato, ma non la condividiamo. In quattro mesi una sfilata si riesce ad organizzare.Una volta abbiamo anche iniziato a lavorare il 10 agosto. Anche se siamo d’accordo che, se avessimo più tempo,sarebbe meglio per tutti. Soprattutto se si devono fare delle strutture di cartapesta.”
Anche il finanziamento del Comune arrivato in ritardo ha pesato sulla decisione dei Rioni a non partecipare
“Il finanziamento è stato di 3.750 euro per Rione. Questo è stato effettivamente comunicato il 22 luglio, ma ogni Rione aveva già organizzato prima un evento. E quindi un budget per partire ce l’avevano. Poi se il finanziamento arrivava o non arrivava doveva essere indifferente. Noi con il finanziamento ci abbiamo costruito il terzo carro. Ma gli altri due li avremmo costruiti lo stesso.”
Non siete preoccupati del fatto che l’anno prossimo dovrete almeno fare un carro almeno bello uguale?
“Questa sfida ci dà lo stimolo a fare qualcosa di ancora superiore, e di più bello rispetto a quanto abbiamo fatto quest’anno. Dopo le nostre visite ad Albinia, abbiamo capito che i veri carri non sono come quelli che facevamo noi. I carri sono veramente un’altra cosa. Noi abbiamo fatto solo il 10% di quello che riescono a fare loro. E vogliamo arrivare al 100%.”
Cosa chiedete all’Amministrazione per facilitare il vostro lavoro?
“Forse di avere il tema un po’ prima. In modo che ci possiamo organizzareper trovare qualche capannone, e cominciare a fare prima i lavori di cartapesta, o a realizzare le strutture che poi verranno montate sul carro.”