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Conversazione con lo scrittore cerveterano, Roberto Frazzetta. Un nuovo romanzo noir e un caffè letterario che “fa leggere”

Conversazione con lo scrittore cerveterano, Roberto Frazzetta. Un nuovo romanzo noir e un caffè letterario che “fa leggere” – di Giovanni Zucconi

Ci ritroviamo dopo l’intervista che avevamo fatto in occasione dell’uscita del suo romanzo “La strada non aspetta”. Nel frattempo, che cosa è successo?

Conversazione con lo scrittore cerveterano, Roberto Frazzetta. Un nuovo romanzo noir e un caffè letterario che “fa leggere”
Conversazione con lo scrittore cerveterano, Roberto Frazzetta. Un nuovo romanzo noir e un caffè letterario che “fa leggere”

“Tantissime cose. Nel frattempo, ho scritto un altro romanzo, slegato dal precedente, che sta cercando casa: ho un’agenzia letteraria e il manoscritto è passato anche su tavoli importanti come Sperling e Giunti. Ma non hanno trovato, diciamo così, il “filone” dove collocare questo romanzo. Ho diverse proposte, ma vorrei fare il “salto” con una casa editrice importante. È un libro che tocca il tema di una “Norimberga italiano” che, come sappiamo, non c’è mai stata.”

Nel frattempo, avrà sicuramente pubblicato qualcosa

“Naturalmente. Avevo già da tempo iniziato una nuova ricerca durata sei mesi, come quella che le avevo raccontato per La strada non aspetta. Per preparare la scrittura del nuovo romanzo ho effettuato numerose interviste a scrittori e giornalisti, psicologi forensi e maestri d’armi. Ho parlato di nuovo con una genetista forense. Ho avuto anche la fortuna di incontrare un ex infiltrato, oggi anche scrittore, nell’hinterland di Bracciano, suggeritomi dalla mia amica Silvia Staid. Questa persona ha avuto a che fare con CIA, e mi ha raccontato storie preziose. Ho rotto le scatole a Fanpage e a Report. A tante persone disponibili che mi hanno dato spunti. Prezioso anche l’incontro con Leonardo Palmisano, che fa docu libri sulla tratta degli schiavi.”

Sei mesi per raccogliere i dati e le informazioni per il nuovo libro. È già uscito, mi diceva

“Si intitola “Finché non muori”. È il “seguito” ideale, ma lo si può leggere anche senza aver letto, di “La strada non aspetta”. È uscito il 28 maggio, e sta avendo buona eco sui social e nelle presentazioni. Sono già stato a Milano, a Perugia, a Napoli e in tutto il litorale Laziale. Ma ci saranno altre presentazioni. Dopo il tempo per raccogliere le informazioni, ho impiegato otto mesi per la prima stesura. Poi il solito grande lavoro con gli editor. Il direttore di collana è stato entusiasta. Mi ha detto: “pubblichiamolo subito”. L’ho presentato in anteprima al Salone di Torino.

Conversazione con lo scrittore cerveterano, Roberto Frazzetta. Un nuovo romanzo noir e un caffè letterario che “fa leggere”
Conversazione con lo scrittore cerveterano, Roberto Frazzetta. Un nuovo romanzo noir e un caffè letterario che “fa leggere”

Una delle parti più interessanti della prima intervista che le feci, ruotava intorno al pesante lavoro di limatura imposto dagli editor. Anche stavolta le hanno chiesto dei compromessi?

“No. Anzi, stavolta ho ottenuto un ingaggio maggiore e molta più libertà. Sono diventato “bravo” a stare nelle 300 pagine, e l’ho scritto in modo che non si potesse tagliare. Insomma, stavolta ho avuto più carta bianca.”

Parliamo dell’ambientazione del romanzo. “La strada non aspetta”, in parte si svolgeva a Cerveteri

“Stavolta non faccio svolgere la vicenda a Cerveteri. Qui si sviluppano tre linee narrative nello stesso piano temporale. Negli anni della pandemia, tra il 2019 e il 2020. Cioè, quattro anni dopo l’ambientazione de “La strada non aspetta”. Le storie si svolgono tra Acquapendente e Roma. C’è molta Roma. In alcuni passaggi siamo anche a Prato.”

E Cerveteri se l’è dimenticata?

“Tranquilli. Cerveteri tornerà. Ho firmato con il mio editore per una trilogia. E questa si chiuderà proprio a Cerveteri.”

Sono sempre curioso su come si possa scrivere un romanzo. Ha detto che ci ha messo otto mesi per la prima stesura. Mentre lo scriveva, sapeva già come sarebbe andato a finire?

“Più che il finale, avevo chiaro su cosa scrivere. Stavolta ho calcato la mano sulla denuncia sociale. Parlo di tratta degli schiavi e di cosa capita ai migranti che devono affrontare il mostro del deserto. Parlo di “nazisti” libici, e del Mediterraneo da attraversare. E poi, una volta in Italia, mica finisce lì. La situazione spesso peggiora. Ci troviamo prostituzione e traffico di organi. Sappiamo che spariscono molti bambini. Parlo anche delle anomalie nei  CARA, i “Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo”. Alcune cose che mi erano state “imboccate” dai giornalisti, si sono poi avverate due anni dopo. Parlo del distaccamento dei CARA dall’Italia all’Albania, e della faccenda degli spyware realizzati dalla ditta israeliana Paragon, con i quali sono stati spiati vari giornalisti, tra i quali il direttore di Fanpage. E poi c’è l’IA che costruisce o elimina fake news dai social.”

Conversazione con lo scrittore cerveterano, Roberto Frazzetta. Un nuovo romanzo noir e un caffè letterario che “fa leggere”

“Finché non muori” è sempre un noir?

“Sì, senza sconti.”

Senza sconti. Lei non è tra quelli che cercano di etichettare i suoi romanzi in modo personale? Per cercare una nuova classificazione che possa distinguere la sua produzione da quella degli altri scrittori del suo stesso genere?

“Finché non muori” è comunque un noir a modo mio. Si chiama “crossover”, ma non voglio usare parole inglesi. Ci sono tanti stili al suo interno. C’è anche una parte di “romance”, cioè c’è una storia d’amore. C’è il noir, ma anche tanti fatti di denuncia per l’Italia che stiamo vivendo. E c’è azione…”

Perché non si può più parlare di noir e basta?

“Il noir è un filone che è ormai saturo nel panorama italiano. È diventato più un crime. Il noir ha delle tinte particolari. Innanzitutto, i suoi personaggi sono antieroi. Altrimenti, se sono eroi, tipo se è un ispettore buono, allora è un giallo. Nel noir ci sono sempre persone che viaggiano al limite. E i miei personaggi sono tutti quanti al limite. Il mio è un noir perché descrive città reali, e fatti reali che sono realmente successi, anche se romanzati. Mentre il giallo si prende la licenza narrativa di inventare. A volte ci sono i gialli che inventano proprio le città. Paesi tipo quello di Montalbano. Il paese mica esiste, e infatti quello è un po’ più giallo. Però poi a me piacciono molti generi, quindi alla fine scrivi tutti i generi che ti piacciono.

Come ha risposto la critica al tuo romanzo?

“Quello che mi sta tornando indietro dalla critica è finora molto positivo. Le osservazioni di maggior rilievo evidenziano che il mio romanzo è caratterizzato da uno stile di narrazione cinematografico. Dicono che ho scritto dei capitoli molto brevi, quasi secchi. Che sembrano vedere tutto come dietro una cinepresa.”

Parliamo del titolo: “Finché non muori”. Ce lo può spiegare?

“Finché non muori” può suonare “negativo”. Per questo nello slogan ho scritto: “Finché non muori sei sempre in tempo a fare la scelta sbagliata.” In realtà il cuore è: “fino all’ultimo puoi decidere da che parte stare”.

Se non ricordo male, anche in “La strada non aspetta” c’era già l’idea di scelte ambigue che ognuno di noi può fare. Anche lì c’erano personaggi che potevano essere buoni o cattivi

“Amo le sfumature: far apprezzare al lettore anche chi è “bastardo” è un grande e difficile lavoro. Perché tocchi l’ombra che abbiamo tutti, in un momento di frustrazione.”

Passiamo a parlare di Samsara, il suo caffè letterario. Perché uno scrittore offre una vetrina agli altri scrittori?

“A me la letteratura piace. Mi piace proprio parlare di libri. Parlare di storie e vedere cosa c’è dietro. Abbiamo aperto a febbraio. Sono venuti autori da tutta Italia. Più di noir perché mi conoscono, ma anche di “young adult” e di poesia. Abbiamo già avuto due incontri tra settembre e ottobre. Il prossimo ci sarà il 27 ottobre. Non amo gli incontri passivi. Organizzo sempre degli appuntamenti interattivi, dei laboratori. Leggiamo insieme, a voce alta, dei testi brevi.”

Conversazione con lo scrittore cerveterano, Roberto Frazzetta. Un nuovo romanzo noir e un caffè letterario che “fa leggere”

Il caffè letterario porta nuovi lettori o parla ai già lettori?

“Dipende da come lo fai. Se è solo presentazione passiva, ci si arricchisce fino a un certo punto. Per questo voglio incontri partecipati con una lettura condivisa di testi brevi. Ma voglio organizzare anche percorsi, che chiamo “Wired”, per chi fa fatica ad aprire i libri. Per poi accompagnarli alla lettura dei grandi classici.”

Le faccio una domanda impertinente. Che però vale per molti scrittori. Forse la maggior parte. Perché scrive romanzi se, come dice anche lei, “scrivere non dà da vivere”?

“Scrivere storie è un’esigenza da quando sono piccolo. Scrivere “La strada non aspetta” e “Finché non muori” mi ha cambiato. Intervistando donne che hanno fatto la tratta, ho costruito Aisha. Che ha 15 anni, come mia figlia. Nel raccontare queste storie ti rendi conto di quanto sei fortunato a vivere a Cerveteri. E proprio per questo ho voluto rispettare quelle storie: ho lasciato parlare i fatti, senza “aggiungere crudezza”.”

Continuerà a scrivere sempre noir?

“Sempre non si dice mai. Consideri che in Italia il noir, come il giallo e generi affini, non entrano allo Strega, mentre in Francia ha vinto premi nazionali. È il genere più letto dal pubblico femminile. Però molti autori hanno “ammorbidito” il noir, orientandosi verso narrazioni più leggere e coinvolgenti. Io invece cerco un linguaggio nuovo che non tradisca il noir.”

C’è qualcuno che l’ha influenzato stilisticamente?

“Ce ne sono tanti, Massimo Carlotto mi ispira, anche se a volte filtra tutto con la sua posizione politica. Il suo ultimo romanzo l’ho trovato stupendo! Essendo recensore per Thrillerlife leggo tante novità italiane e internazionali. E poi ci sono periodi in cui mi ispira la letteratura giapponese e la poesia. Mi arrivano molti libri da autori in cerca di recensione, soprattutto di poetesse. Quando la poesia è breve, essenziale, zen, in poche righe, ci vedo immagini, e le porto nel mio mondo.”

Conversazione con lo scrittore cerveterano, Roberto Frazzetta. Un nuovo romanzo noir e un caffè letterario che “fa leggere”

Ci può parlare dei suoi prossimi progetti?

“Ho appena finito la prima stesura di un romanzo a quattro mani con Paola Mezzogori. È ambientato a Cerveteri. Rievoca personaggi storici che mi raccontavano mio padre e mio nonno. S’intitolerà “Non vedere male”. Il tema principale è il pregiudizio. Per il momento siamo alla prima stesura. Spero possa uscire nel 2026.”

Chi legge di solito per primo la prima stesura dei suoi romanzi?

“Mia moglie, che dà un parere personale. Non è lettrice accanita di thriller/noir. Poi ci sono quattro beta-reader. Tutte scrittrici e lettrici che vanno giù pesante, come chiedo io. Una è di Cerveteri, una di Pescara, e due di Milano. È molto importante avere le loro suggestioni”