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Cerveteri, viene alla luce un nuovo sito archeologico a Furbara

Ritrovati resti di un insediamento Etrusco

Si è conclusa la campagna di scavo nei pressi Ex Stazione di Furbara: tale campagna ha portato alla luce un sito pluristratificato che si sviluppa tra l’VIII secolo a.C. e il IV secolo d.C.

“Lo scavo – come spiega la Soprintendenza Archeologica Belle Arti dell’Etruria Meridionale – nato nell’ambito di interventi di archeologia preventiva per la messa in sicurezza idraulica della linea Roma-Pisa per conto di Rfi, Rete Ferroviaria Italiana Spa, ha interessato un’area di circa 1500 mq posti tra la ferrovia e l’area dell’ex stazione ferroviaria. Il complesso tuttavia prosegue oltre l’area di scavo, estendendosi fino alla moderna via Aurelia, come rilevato dalle indagini georadar. Lo scavo stratigrafico del contesto, condotto dalla società Eos Arc S.r.l, ha permesso di individuare, a pochi chilometri da Pyrgi, i resti di un insediamento etrusco costruito sui livelli di bonifica di una preesistente area palustre, composto da diversi ambienti realizzati in materiale deperibile e fondazioni costruite in ciottoli, alternati ad aree aperte”.

“Nato probabilmente con funzione produttiva e commerciale – si legge nella nota – come attesta la presenza di un’iscrizione etrusca sull’ansa di un’anfora vinaria, il complesso era servito da una strada glareata con diverse fasi di utilizzo, che lo connetteva al mare ed alla viabilità principale, utilizzata a partire dal V secolo a.C., in un periodo di particolare vigore economico dell’area cerite”.

“Lo studio del materiale ceramico associato agli strati di terra scavati ha promosso l’ipotesi di una graduale romanizzazione intorno alla seconda metà del III secolo a.C.I nuovi occupanti del sito costruirono, in parte riutilizzando le murature etrusche, un vasto impianto di cui sono stati indagati gli ambienti legati alla produzione e allo stoccaggio delle materie lavorate, organizzati intorno ad un vasto ambiente centrale. Una tesi, quest’ultima, supportata dal rinvenimento di centinaia di frammenti di anfore e dolii, ma soprattutto di tre statuette votive rappresentati dei bovini, animali da sempre legati allo sfruttamento delle risorse agricole”.