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Cerveteri, scuola media: progetto e tanto d’altro

di Angelo Alfani

Negli anni in cui si riteneva la “scuola fatica” e non “fatica sprecata “, nella Cerveteri del post guerra, le Autorità comunali decisero che era giunto il momento di trovare una
collocazione stabile alle decine di ragazzi e ragazze che desideravano fare perlomeno le scuole Medie.

Riporto ampi stralci della delibera comunale del 6/6/1949 Atto N. 25 ed immagini del progetto di seguito approvato. A titolo informativo tutto quanto riportato è stato reperito dal sottoscritto in un ufficio della estrema periferia sud di Roma.

Seguiamo il testo delle delibera:

Il Presidente ricorda all’assemblea, come e dopo quanti anni di aspirazioni la Città di Cerveteri ha ottenuto dal Ministero della Pubblica Istruzione la istituzione di una Scuola
Media Governativa sia pure quale Sezione staccata di quella di Civitavecchia, scuola che ha iniziato il suo funzionamento nel decorso anno scolastico 1947/1948 con la sola I*
classe e che funziona nell’anno scolastico corrente con la I* e 2* classe; che la medesima scuola conterà nel prossimo anno, col funzionamento delle tre classi, una popolazione
scolastica di circa cento alunni; ricorda altresì come si è provveduto all’approntamento di locali di fortuna che già si appalesano insufficienti e non idonei, per cui il Consiglio Comunale, in sede di approvazione di Bilancio Preventivo dell’esercizio 1949, ha previsto all’art. 112 uno stanziamento di lire 3.500.000 per la costruzione di aule per essa scuola media; riferisce che ,per risolvere il problema in maniera integrale occorrerebbe provvedere alla costruzione di un nuovo edificio, ma che avendo provveduto a far redigere dal tecnico comunale ing. Stanislao Alessandri un idoneo progetto, occorre provvedere con urgenza all’esecuzione di una sola parte di esso, e cioè alla costruzione di tre aule, anche e principalmente per rientrare nella spesa prevista in bilancio, riservandosi di far eseguire il resto non appena si potrà provvedere ai mezzi finanziari occorrenti.

Visto il progetto redatto dal tecnico comunale ing. Stanislao Alessandri corredato dalla relazione, i disegni, la stima dei lavori ,limitatamente alla parte da eseguire, le condizioni di esecuzione.

Visto che la spesa ascende a L. 3,551.734, alla quale spesa si può far fronte con i mezzi ordinari di bilancio e precisamente con lo stanziamento di cui all’articolo 112 “ Costruzione scuola media “.

Il Consiglio Comunale ad unanimità di voti espressi a forma di legge Delibera
1. Di approvare il progetto per la costruzione di tre aule per la Scuola Media, redatto dall’ing. Alessandri, autorizzando la esecuzione delle opere e gli adempimenti necessari ai termini della legge 25 giugno 1865 N 2359, sulle espropriazioni per pubblica utilità;
2. Di provvedere all’esecuzione dell’opera mediante appalto ad asta pubblica col metodo dell’offerta a candela vergine; 3Di rimandare il completamento dell’opera progettata a quando il Comune avrà provveduto i mezzi finanziari necessari.

Presenti in aula otto consiglieri: Marini Angelo, Luchetti Nazzareno, Ferretti Adolfo, Lautizi Pasquale, Perciballi Francesco, Costantini Oscar, Temperi Giuseppe ed Alfonsi Pasquale, che, all’unanimità, approvano.

Cerveteri, scuola media: progetto e tanto d’altro
Cerveteri, scuola media: progetto e tanto d’altro

Il nuovo mini edificio venne “impiccato” nel punto più alto dell’antica Agylla, nel pianoro dove i frati agostiniani ci avevano piazzato il loro secondo e più consistente convento.

Con la terribile crisi che colpì l’Ordine dei frati, intorno all’ultima decade dell’Ottocento, tutte le loro proprietà nel territorio cervetrano andarono all’asta: il convento si trasformò in
piccolo ospedale comprensivo di un appartamentino per bisognosi, e altra parte divenne casa delle monache.

La chiesetta vetusta intitolata al Santo Patrono rimase intatta, isolata in alto, fino a quando la costruzione del forte Apache in mattoncini la nascose su due lati alla vista.

Tutt’attorno, fino agli anni cinquanta ,era un enorme spazio che si spingeva fino alle greppe sul Manganello, pieno di ulivi centenari, mandarini, aranci, con sparse due piante
di melette (lazzeruole), attrattiva di ragazzini, e prugnoli, sostituito dal cemento, dall’asilo delle monache di madre Maria Crocifissa Curcio, e con raddoppio di cubatura, la scuola
media si è trasformata negli attuali uffici sanitari.

La mattina decine di ragazzini iniziavano la fatica scolastica inerpicandosi su per la impervia salitella, conosciuta come la “salita dalle suore”. Prologo appropriato alle fatiche
ben più defaticanti scolastica. Una striscia di asfalto nero e lucido, scivoloso, a cui non si era abituati: le strade consuete erano di selci romani dal colore che virava dall’ azzurro forte al nero, dopo intensi sgrulloni, oppure a piazzette e stradine polverose.

Era un’attesa in cui ci si sfogava: schiaffoni, rincorse,pallonate. Chi più prosaicamente “mozzicava” la pizza rossa di Travagliati o quella con gli sfrizzoli di Ilari o di Silvana.
Si aspettava l’ultima campanella in un tripudio chiassoso e confuso ,come i londinesi fuori dal pub per il bicchiere della staffa.

Saliti poi i sei/sette gradini, iniziava la “penitenza”: quattro Interminabili ore che non tutti riuscivano a sopportare.

Aneddoti a ricordo di quanto avveniva in quei primi anni di “prigionia mal sopportata” per i molti, già avanzati negli anni e per gli ancor di più abituati a libertà oggigiorno impensabili ce ne sono tanti da riempire un bloc-notes. Ne voglio ricordare uno tra tanti dell’anno in cui Gagarin guardava, emozionato, la Terra dall’alto dei cieli.

Prima media, classe di una trentina di scolari, esclusivamente maschi. Inizio delle lezioni, normale confusione nel sistemarsi nei consueti banchi.

“Cicola e Giardini: fuori dall’aula!“ urla il professore appena entrato in classe con le labbra ancora annerite dal caffè, avendo appena riempito la sedia dietro la cattedra col
suo considerevole deretano.

“Ma professo’ nun avemo fatto gniente! Semo entrati mo’’” provavano a ribattere i due miei compagni avviandosi verso la porta, non si sa bene se arrabbiati o semplicemente annoiati dalla ripetitività della punizione.

“Avevate intenzione di farlo. Fuori, ho detto“ L’espulsione di altri alunni continuava con velocità ritmica al punto da riempire il corridoio scolastico.

Accadde , raramente ma accadde, che il numero degli espulsi fosse superiore a quelli restanti nell’aula. Ad ogni espulsione corrispondeva un “evviva” dei già “inviati al confine”.
Inutilmente Nicola il bidello provava a riportare ordine tra la marsumaglia:nulla da fare.

Accorreva allora il preside-prete che, abituato ad incantar fedeli, riusciva a riportare una calma apparente.

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