L’obiettivo è quello di formare cittadini consapevoli che il passato è un bene collettivo e che va protetto
Cerveteri, gli studenti del Liceo Classico Statale Paolo Sarpi di Bergamo a scuola di archeologia pratica tra i tumuli della Banditaccia – di Giovanni Zucconi
Non è stata solo una gita. È stata un’esperienza vissuta in una delle più estese e suggestive aree archeologiche del mondo. Stiamo parlando della visita, avvenuta qualche giorno fa, dei ragazzi della 3C del Liceo Classico Statale Paolo Sarpi di Bergamo alla Necropoli della Banditaccia. Sì, proprio di Bergamo. Quando molti ragazzi delle scuole del nostro comprensorio nemmeno sanno dove si trova la Banditaccia.

Da quasi trenta anni, agli studenti del Paolo Sarpi di Bergamo, possono capitare mattine in cui la campanella non suona tra le mura seicentesche del liceo. Stavolta è suonata tra i tumuli coperti d’erba della Necropoli della Banditaccia. È lì che, a fine maggio, quaranta ragazzi di terza sono diventati per sei giorni “archeologi in prova”. Spolverando frammenti di ceramica, prendendo appunti con le mani ancora sporche di terra, e imparando che la storia, nei luoghi in cui si è svolta, sa parlare con voce ancora sorprendentemente viva e chiara.
Come dicevamo, per il liceo Sarpi questa esperienza non è una novità. Il viaggio-laboratorio nasce quasi trent’anni fa da un’idea di Bruno Ippolito, colonna storica dell’istituto. Oggi il testimone l’ha raccolto la docente di latino e greco, Chiara Soldani. L’obiettivo è rimasto sempre lo stesso: trasformare la passione per le civiltà antiche in un’esperienza concreta. Tra scavi, restauro preliminare dei reperti e analisi e misurazioni compiute direttamente sulle aree archeologiche. “L’obiettivo – ha dichiarato la professoressa Soldani – non è quello di formare necessariamente degli archeologi, ma cittadini consapevoli che il passato è un bene collettivo e che va protetto”.

Lo stage non si è limitato alla Necropoli della Banditaccia a Cerveteri. Gli studenti hanno visitato anche Tarquinia, Villa Giulia e l’Ara Pacis a Roma, Villa Adriana a Tivoli e l’area archeologica di Roselle. Costruendo un percorso dal mondo etrusco fino a quello romano imperiale. Ogni tappa ha aggiunto ai ragazzi delle tessere su di un mosaico che, a fine settimana, gli studenti hanno potuto riconoscere e “leggere” con uno sguardo nuovo. Consapevoli di come i reperti dialoghino fra loro, e con il paesaggio che li custodisce.
A rendere possibile l’Archeostage a Cerveteri è stata una rete di istituzioni e professionisti che gli organizzatori ci tengono a ringraziare pubblicamente. In primo luogo, Vincenzo Bellelli, direttore del Parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia. Che ha autorizzato gli scavi e accompagnato gli studenti lungo la Via degli Inferi. Un grazie è andato anche all’archeologo Carmelo Rizzo, guida quotidiana sul campo, e ai suoi colleghi Federico Petetti e Patrizio Fileri, che hanno condiviso competenze e pazienza con i ragazzi.
Che dire. Probabilmente le scuole del nostro comprensorio, e non solo, hanno qualcosa da imparare dal Liceo Classico Statale Paolo Sarpi di Bergamo.
