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Cerveteri, alla Banditaccia è andata in scena la memoria e l’arte comica di Totò. L’intervista alla nipote Elena Anticoli De Curtis

Cerveteri, alla Banditaccia è andata in scena la memoria e l’arte comica di Totò – di Giovanni Zucconi

Ieri mattina, all’interno del recinto della Necropoli della Banditaccia, si svolto un interessante evento: “Totò, l’Uomo oltre la Maschera”. Apparentemente nulla di particolarmente nuovo od originale. Il regista e attore Agostino De Angelis, insieme a Desirèe Arlotta, aveva ideato organizzato una delle sue splendide e insuperabili presentazioni-spettacolo del libro “Totò il Principe Poeta”. Scritto dalla nipote di Antonio De Curtis, Elena Anticoli De Curtis. Ma, nella realtà, è stato tutto meno che una presentazione di un libro. È stato invece un riuscitissimo ed emozionante tributo a Totò e alla sua arte comica.

Un’ora e mezza volate via in un attimo. Tra video di vecchi film di Totò, video interviste, musiche suonate al pianoforte da Rosalba Lapresentazione, e toccanti canzoni di Antonio De Curtis cantate dal tenore Fabio Andreotti. Un’emozione dietro l’altra. Con Elena Anticoli De Curtis, la nipote di Totò che, stimolata dalla bravissima giornalista Barbara Pignataro, è stata una fonte inesauribile di aneddoti e di storie poco conosciute su Totò.

Il senso e la ragion d’essere di questo spettacolo è stato ben espresso da Antonio De Curtis nel primo video trasmesso. Ci sono persone che la memoria collettiva rischia di dimenticare, a prescindere dalla sua grandezza e dal suo genio. Anche il geniale Totò, che ha fatto ridere generazioni di Italiani è destinato all’oblio, se non ci adoperiamo a conservare la sua memoria.

In questo video De Curtis dice: “Io penso continuamente. Sono un pensatore. E penso che non siamo niente nessuno. Io, come ogni attore, non lascerò niente agli altri. Un falegname può lasciare una sedia che vivrà nei secoli. Io lascio delle parole, che tra qualche generazione nessuno si ricorderà più. Tra 100 anni chi si ricorderà più di me? Cosa lasciamo? Niente…

È proprio per evitare che questa profezia di Totò si avveri, che sua nipote ha scritto il suo libro. E che, con la scusa di presentarlo al pubblico, rigenera ogni volta la memoria di suo nonno e dalla sua insuperabile arte comica.

Era presente all’evento la vicesindaco Federica Battafarano, fresca reduce dalla Marcia della Pace di Assisi. Per impegni precedenti non era invece presente il padrone di casa, il Direttore Vincenzo Bellelli che, come abbiamo detto più volte, ha finalmente aperto la Necropoli della Banditaccia a eventi culturali di diversa natura.

Alla fine della presentazione, Elena Anticoli De Curtis ci ha gentilmente concesso l’intervista che riportiamo di seguito.

Quando abbiamo visto gli spezzoni dei film di suo nonno, io li potevo praticamente doppiare tutti senza saltare una parola. Ma come me avrebbero potuto farlo forse tutti quella della mia generazione. Totò, Antonio De Curtis, è un personaggio conosciuto ed amato. Il suo libro cosa aggiunge a questa conoscenza così diffusa e radicata di suo nonno?

“In questo libro, è mio nonno che parla. Ci potete trovare le sue emozioni, quello che rappresentava la sua persona. Ho voluto far conoscere quello che c’è dietro alla sua comicità così duratura. Perché la sua è una comicità che dura nel tempo? Perché non è una comicità dove dici la battuta, finisce lì e poi non ne riparli più. Le sue sono delle battute con una riflessione dietro. E che vengono da lui, da Antonio De Curtis.”

Vengono da Totò o da Antonio De Curtis?

“C’è sempre questa dualità delle due persone. Totò ha rappresentato per lui quello che Antonio De Curtis non riusciva forse a dire. Proprio perché lui comunque era una persona timida, e quindi aveva bisogno di un personaggio come Totò per tirare fuori anche quello che lui sentiva. E lo diceva in una chiave ironica, che poi è quella che rimane maggiormente della sua comicità. Quell’ironia che deride ogni potere. Se ne parliamo dopo tanti anni, è anche per questo.”

Nel primo video che è stato visto oggi, suo nonno parlava di come fosse effimera la sua Arte. E che non sarebbe sopravvissuta nel lungo periodo, come invece accade per il lavoro di un falegname. Mi riallaccio a questo osservando che ormai i film di suo nonno si vedono solo d’estate su Rete 4. Non c’è pericolo che si perda troppo presto la sua memoria, e che si sta facendo troppo poco per mantenere il ricordo di Totò?

“Totò ha ancora una sua presenza nella memoria collettiva, grazie all’amore incondizionato del suo pubblico. Il suo pubblico non se lo scorderà mai. Anche se il progresso va avanti e le nuove generazioni si affacciano al mondo dello spettacolo, lui appare sempre sui social e ritorna in qualche maniera. Certo, si potrebbe fare di più per mantenere vivo il suo ricordo. Come realizzare un suo museo a Napoli, che mia madre sognava tanto. Sarebbe un modo meraviglioso per onorare la sua memoria, e permettere alle nuove generazioni di conoscere meglio la sua vita e la sua carriera. Mia madre è morta con questo sogno nel cassetto. Che potrebbe rappresentare un’identità della città di Napoli, ma non solo. Perché è stato uno degli uomini di maggior peso artistico nel Novecento italiano.”

Oltre a questo libro, c’è qualche altra iniziativa per mantenere viva la memoria di Totò?

“Sì, assolutamente. L’ottobre scorso, è uscito un documentario sulla RAI, realizzato insieme a Enzo Decaro, che racconta una parte meno conosciuta della vita di Totò. È stato un progetto molto emozionante e significativo per me. Cerco di fare tutto il possibile per mantenere viva la sua memoria, anche se le istituzioni non mi sono sempre vicine, e non sempre supportano queste iniziative come dovrebbero. È come se Totò, che è stato un personaggio scomodo in vita, continuasse ad esserlo anche dopo morto. Forse perché in Italia non si dà valore alle cose o alle persone. Perché abbiamo troppo di tutto. Di Storia, di Arte, e anche tanti geni. Se fosse cresciuto in Inghilterra, per esempio, avrebbe avuto di tutto e di più.”

I giovani di oggi capirebbero la comicità, l’Arte di Totò?

“Le mie figlie, una di 21 anni e l’altra di 18, stanno scoprendo chi fosse il loro bisnonno. Quando vedono i suoi film con gli amici, rimangono sorprese e incuriosite. E spesso vanno alla ricerca di altri film per conoscerlo meglio. È bello vedere come la curiosità ritorna sempre, anche nelle nuove generazioni. Totò ha un modo unico di far ridere e riflettere allo stesso tempo, e questo è qualcosa che trascende il tempo.”

Non ricordo quale regista ha detto che per fare una parte di Totò, ci vorrebbero cinque attori. Secondo lei c’è oggi un attore che potrebbe essere definito un suo erede? O un lontano erede. O uno che si ispira a lui

“Molti attori si ispirano a lui, come Vincenzo Salemme e Paolo Bonolis. Anche Bonolis, nelle sue trasmissioni, cita spesso le battute di mio nonno. È bello vedere come la sua influenza continui a vivere attraverso il lavoro di altri artisti.”

Antonio De Curtis era una persona molto riservata. Sarebbe d’accordo con lei, o con altri, che raccontano anche aspetti intimi della sua vita?

“Non lo so. Lui amava la riservatezza e, come spesso fanno tutti gli attori, ha sempre cercato di dare una falsa verità delle sue verità. Ma se si guardano attentamente le sue interviste, emerge sempre qualcosa di vero. Un poco alla volta. Sarebbe d’accordo con quello che faccio? Forse sì, forse no. Una via di mezzo… (sorride)”

C’è qualcosa di attuale nelle battute di Totò? Nella sua Arte?

“Sì, molte delle sue battute sono ancora attuali. I problemi di cui parlava, come quelli degli alloggi, o della Politica malata, esistono ancora oggi. Le situazioni non cambiano. Mi nonno era stato lungimirante sotto certi aspetti parlando di tante situazioni ancora attuali. L’umanità non cambierà mai, e le sue osservazioni sulla vita e sulla società sono ancora attuali.”