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Caso Vannini. Viola Giorgini contro l’odio e i giornalisti

“L’odio mediatico non è nato dal nulla. Tanti hanno messo a rischio la mia famiglia, coinvolgendo mediaticamente anche chi sfortunatamente è legato a me”

Caso Vannini. Viola Giorgini contro l’odio e i giornalisti –

Una lunga lettera quella di Viola Giorgini, unica assolta nel caso Vannini, che ripercorre gli ultimi cinque anni da coimputata in una vicenda dura come quella della morte di Marco.

Viola la invia in esclusiva a TPI e ripercorre tutti i momenti vissuti al centro dell’attenzione mediatica.

Attenzione da lei vissuta subendo l’odio delle persone, spinto dal comportamento dei giornalisti e dal loro modo di raccontare fatti ed eventi.

“È una tragica storia, che giorno dopo giorno è diventata sempre più reale, fino ad essere oggi, la mia vera vita, una battaglia silenziosa che purtroppo combatto ogni giorno” – scrive. Quello di cui parlo è l’immensa valanga d’odio che procede tutt’ora in parallelo con il processo e con la vita, che in ogni caso va avanti e che ha accompagnato questa storia fin dall’inizio”.

Giorgini specifica che non ha mai voluto partecipare a programmi TV e parlare pubblicamente dei fatti di quella sera, pur venendo così accusata di nascondere qualcosa.

“Io, come d’altronde tutta la “famiglia Ciontoli”, vengo costantemente offesa ed insultata su gruppi e pagine social (che dicono esser nate per trasmettere vicinanza alla famiglia Vannini) e minacciata con lettere, chiaramente scritte in anonimato, recapitate presso la mia abitazione” – sottolinea.

E a questo punto specifica che “L’odio mediatico non è nato dal nulla”

“Una volta una “giornalista” mi disse: “Noi raccontiamo i fatti, ma solo quelli in grado di incuriosire, il resto per noi è spazzatura” – aggiunge nel suo racconto.

Viola elenca tutte le azioni che i giornalisti le hanno fatto per impedirle di uscire di casa, andare al lavoro, costringerla a incontrarla e forzarla a rilasciare dichiarazioni, o come abbiano rivelato dove abitasse e i luoghi che frequentava.

Punta il dito con nomi e cognomi di giornalisti de Le Iene e Chi l’ha visto? Raccontando i trucchi per carpirle dichiarazioni.

“Tanti hanno messo a rischio la mia famiglia, coinvolgendo mediaticamente anche chi sfortunatamente è legato a me”, ma come lei specifica, con la vicenda non sono collegate.

Si rivolge anche ai genitori di Marco e si chiede come abbiano potuto accettare che tutto quell’odio si riversasse su di lei, anche se ammette che non sta cercando di paragonare la sua situazione a quella vissuta dai Vannini o alla morte di Marco.

“Mi auguro che questo messaggio possa arrivare almeno a coloro che come me, credono che l’odio sia la via più breve per arrivare a disumanizzare il prossimo ma anche a disumanizzare se stessi” – conclude.

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