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Calcio, nel weekend torna la Serie A. Baldieri: “Juve favorita, Atalanta sorpresa e Roma con allenatore di grande personalità”

In occasione dell’inizio del nuovo campionato intervista ad un campione che mosse i suoi primi passi al campo sportivo Martini Marescotti col l’Unione Sportiva Ladispoli

di Marco Di Marzio

Calcio, nel weekend torna la Serie A. Baldieri: “Juve favorita, Atalanta sorpresa e Roma con allenatore di grande personalità”

Esauriti i festeggiamenti per la seconda vittoria degli azzurri all’europeo, attesa dal 1968, in Italia in questo weekend torna il grande calcio per club. Sabato 21, domenica 22 e lunedì 23 agosto infatti scende in campo per la prima giornata di campionato la Serie A. A dare inizio alla stagione 2021/2022 sarà l’Inter, fresca vincitrice dello scudetto, di scena in casa, allo Stadio Giuseppe Meazza in San Siro, contro il Genoa. A caratterizzare l’attesa saranno senza ombra di dubbio gli esordi, perché arrivati dopo un calciomercato, iniziato il 1° luglio e ancora in corso di svolgimento fino al prossimo 31 agosto, comprendente alcuni significativi colpi di campagna acquisti sia in entrata che in uscita. Di tutto questo e non solo la redazione di Baraondanews ne ha voluto parlare con Paolo Baldieri, molto legato alla città di Ladispoli per i suoi trascorsi giovanili nell’Unione Sportiva ed ex attaccante arrivato a disputare la massima serie e autore in carriera di molti gol realizzati con le maglie di Romulea, Roma, Pisa, Empoli, Avellino, Pescara, Lecce, Perugia, Savoia, Civitavecchia, Italia Olimpica e Under 21, quest’ultima con la quale ha vinto anche la medaglia d’argento all’europeo di categoria svoltosi nel 1986 e detiene insieme al compianto Paolo Rossi il record di 5 goal consecutivi.

Caro Paolo, nel ringraziarti per lo spazio concesso, ti chiediamo innanzitutto quali emozioni hai provato nel vedere l’Italia vincere nuovamente l’europeo di calcio dopo quello del 1968?

Grazie mille a voi! Personalmente le emozioni provate sono le stesse a quelle dell’europeo Under 21 del 1986 dove arrivammo, come detto in apertura, a conquistare la medaglia d’argento. Anch’esso era un gruppo meraviglioso che ha segnato comunque pagine importanti di calcio e sport nazionale.

Secondo te, qual è il segreto del successo dell’Italia di Mancini e dove può arrivare ancora questa nazionale?

Quest’Italia è molto solida e può migliorare ancora. Rifacendomi alle emozioni personali, come già anticipato, Mancini è riuscito a ricostruire a livello di squadra e di staff lo stesso entusiasmo, la stessa voglia di giocare e di divertirsi di quella nazionale di categoria allora diretta da Azeglio Vicini.

Parlando di te, qual è il ricordo più bello che hai vissuto in carriera e più in generale quale episodio ti ha segnato di più da quando conosci il gioco del calcio?

Gli episodi belli vissuti in carriera sono molti, come ad esempio le tre promozioni ottenute con le squadre per la quale ho giocato, oppure il primo goal con l’Under 21 che ha permesso a me di poter fare una carriera calcistica al di sopra delle righe. Il calcio io l’ho vissuto sempre allegramente. Momenti brutti quelli legati invece alle retrocessioni.

Appesi gli scarpini al chiodo, come è poi proceduta la tua vita?

Un’odissea, come per tutti i calciatori che terminano l’attività sul campo. Come loro mi sono dovuto reinventare. All’inizio è stato un dramma ma poi ha permesso a me di conoscere molto altro della vita e di imparare cose nuove come ad esempio nel mondo imprenditoriale del gelato, la pesca, oppure, rimanendo in tema, svolgere l’attività di allenatore in qualificate strutture dedicate ai giovani. Lontano dal triangolo verde mi sono dato molto da fare.

Da conoscitore dell’ambiente, sta per tornare la serie A, come giudichi il calciomercato condotto dai club fino a questo momento?

Il calciomercato in Italia è stato condotto seguendo la filosofia del risparmio e guardando soprattutto alle vendite. L’unica squadra che ha speso soldi è la Roma, mentre al di fuori dei confini nazionali è il Paris Saint Germain che ha comprato tutto ciò che poteva prendere. Se i parigini non vincessero la Champions League quest’anno sarebbe per loro davvero un fallimento.

Paolo Baldieri con le maglio di Roma e Lecce

Come giudichi l’arrivo di Josè Mourinho alla Roma?

Mourinho è un allenatore di caratura internazionale e di grande personalità. Sperò che alleni meglio questa squadra che lo scorso anno, pur non giocando male, riusciva a tenere il ritmo degli avversari solo per 60 minuti. Inoltre, i molteplici infortuni avvenuti ai giocatori giallorossi negli ultimi due anni è sintomo, a mio avviso, di una preparazione atletica inadeguata.

Secondo te, chi è il favorito alla vittoria del prossimo scudetto e come spieghi il miracolo sportivo rappresentato dall’Atalanta?

Vedo la Juventus comunque favorita, sia per il tipo di organico che per il ritorno alla sua conduzione di Massimiliano Allegri. Tra le “sorprese”, certamente, mi sento mi mettere l’Atalanta che ormai ha acquisito quell’esperienza tale da poter vivere esperienze ad alto livello.

Il suo gesto ha fatto molto discutere, come giudichi il passaggio di Leo Messi dal Barcellona al Paris Saint Germain?

Il fatto rientra nel momento economico che stiamo vivendo a livello mondiale. Ormai, gli unici che possono investire nel mondo del calcio sono coloro possessori in primo luogo di petrolio e gas. Mi piacerebbe sapere come questi club si sono comportanti e si comporteranno con il fair play finanziario, date le ingenti somme investite.

In tema di attualità, come spieghi il successo del calcio e perché per i giovani è importante praticare questo sport?

Il calcio è uno sport popolare. Ad esempio per giocare a tennis c’è bisogno di una racchetta e con tale strumento può giocarci una sola persona, mentre con un pallone, acquisibile allo stesso prezzo di una racchetta, possono giocarci contemporaneamente 22 persone. Questa è la sua forza primaria. Il calcio è semplice, può essere praticato dappertutto e viene dal popolo. Per i giovani è importante praticarlo perché, come per tutte le altre discipline sportive, aiuta a crescere e vivere meglio la vita.

Caro Paolo, nel ringraziarti per l’intervista, ti chiediamo in conclusione un tuo ricordo di Ladispoli, città che ha segnato la tua infanzia e giovinezza sia umana che sportiva?

Di Ladispoli i ricordi sono molti. Con la mia famiglia abitavamo vicino al campo sportivo Martini Marescotti e proprio lì con l’Unione Sportiva, portato all’età di 5 anni dall’allenatore Sergio Nardocci e da mio padre, iniziai la mia attività calcistica. Nardocci vedendomi ancora piccolino non credeva che potessi subito iniziare ma quando vide con i suoi occhi ciò che ero in grado di fare con il pallone ai piedi prese subito fiducia e mi permise di crescere fino ad arrivare ad oggi. A Ladispoli ho vissuta davvero una bellissima infanzia.