L’intervista a Marina Conte
di Giovanni Zucconi
“Oggi non siamo qui a celebrare qualcosa. Non posso dire di essere contenta di essere qui, come non lo è nessuno di noi. Ma certamente sono onorata che Marina e Valerio abbiamo scelto la nostra scuola per un ennesimo gesto d’amore verso Marco.”
Con queste parole, il dirigente scolastico dell’Istituto Enrico Mattei di Cerveteri, Loredana Cherubini, ha aperto la manifestazione che è culminata con il disvelamento di un murales, realizzato all’esterno della scuola, in onore di Marco Vannini.
Il murales, bellissimo ed emozionante, è stato realizzato dall’artista Alessio Gazzola. E sarà visibile non solo a tutti gli studenti del Mattei, ma anche a tutti quelli che percorreranno via Paolo Borsellino a Cerveteri.
La manifestazione di ieri mattina non è stata un inno al Marco che non c’è più. Ma al Marco vivo. Al Marco che passeggiava tra i corridoi della scuola. O a quello che si affacciava dall’aula per mandare un bacetto alla mamma che veniva a parlare con i professori.
Per questo ieri non abbiamo solo vissuto la memoria di Marco, ma abbiamo distintamente percepito la sua presenza. Marco era lì con noi. Proprio come volevano mamma Marina e papà Valerio.
A generare a questo fiume di emozioni che ha travolto tutti i presenti, hanno contribuito sicuramente anche le performance artistiche degli attuali studenti del Mattei. Cominciando dalla prima canzone, interpretata dalla splendida voce di Anna Mariani: “Ovunque sarai” di Irama.
Per raccontare meglio il senso di questa manifestazione, e della genesi del murales che è stato mostrato per la prima volta al pubblico, abbiamo fatto qualche domanda alla mamma di Marco, Marina Conte. Che, nonostante la forte emozione che traspariva dalle sue parole, ci ha gentilmente concesso l’intervista.

In questi anni al nome di Marco sono stati intitolati un teatro, un parco giochi, e adesso un murales nella scuola che ha frequentato. In qualche modo si è donato a suo figlio una sorta di immortalità. Che lo faranno ricordare negli anni, anche quando noi non ci saremo più. Come vive queste attenzioni? Per lei è una cosa importante, o le ripropongono la memoria di suo figlio in modo ingombrante?
“Per noi è fondamentale mantenere vivo il ricordo di Marco. A Ladispoli è stato dedicato a lui il Teatro Marco Vannini, mentre a Cerenova è stato intitolato a suo nome un parco, il Parco Marco Vannini. Questo ci fa molto piacere. Spesso, passeggiando per strada, incontriamo dei genitori che dicono ai loro figli: “Adesso andiamo al Teatro Marco Vannini“. Oppure, andando a Campo di Mare, senti “Andiamo al Parco di Marco“. Ci fa piacere sapere che il suo nome continua a essere presente nella nostra comunità.
Mentre il murales è stato un progetto che io e Valerio desideravamo realizzare da tanto tempo. Perché Marco ha trascorso gli ultimi cinque anni della sua vita in questa scuola. Tra studio, spensieratezza, risate tra i banchi e preoccupazioni per le interrogazioni. Marco era sempre orgoglioso quando parlava di questo istituto che ha frequentato fino alla maturità, avvenuta un anno prima che venisse ucciso a vent’anni. Lui ricordava sempre con affetto i suoi professori. Diceva che quello che era diventato era anche grazie a loro, e alla preparazione ricevuta.”
Quindi l’dea del murales è partita da voi
“Si, per noi era importante che Marco fosse ricordato nella sua scuola, L’idea del murales è partita da me e da Valerio. Appena abbiamo avuto quest’idea, ci siamo subito attivati per ottenere i vari permessi necessari. Tutti ci hanno aiutato. Alla fine, quando Alessio Gazzola ha finalmente completato il murales, la direttrice dell’istituto ha suggerito che si dovesse fare qualcosa di più. E abbiamo organizzato questa cerimonia.”
Che effetto le fa rientrare nella scuola frequentata da Marco?
“Entrare in questa scuola è per me una forte emozione. È come rivivere Marco. Perché rivedo Marco che gira tra i banchi scolastici. Mi fa pensare a lui che segue le lezioni. A quando venivo a parlare con i professori. Sia per risolvere qualche problema che avevano creato, sia per i colloqui della scuola. È quindi come rivederlo camminare nei corridoi. Mi fa ricordare quando venivo a parlare con il professore, e lui si affacciava dalla sua classe e mi tirava un bacetto.”
Qui la voce di mamma Marina si rompe dalla commozione. Quindi per voi questo murales è il modo più importante per ricordare Marco? Più della dedica del teatro o del parco giochi?
“Per me è importante perché qui c’è Marco. In questa scuola c’è ancora Marco. Ma abbiamo voluto fare anche qualcosa di più. Oggi consegnerò, alla dirigente scolastica, il libro che ho scritto insieme a Mauro Valentini, dove si ripercorre tutta la vita di Marco. Quando si parla di mio figlio si parla sempre di quel momento in cui ha perso la vita. E invece Marco ha avuto il suo vissuto. Marco era un ragazzo con delle sue idee. Era motivato a crescere, e a costruire la sua vita. Voleva volare tra le Frecce Tricolori. E forse ci sarebbe anche riuscito, perché lui era molto ambizioso.”
Con questo libro vuole parlare di Marco agli studenti della scuola che ha frequentato
“Sono passati dieci anni dalla morte di Marco, cioè due cicli scolastici. Quindi molti studenti che oggi frequentano la scuola potrebbero non sapere chi fosse Marco. Anche se il suo nome è presente nell’Istituto, non possono conoscerlo bene. Invece, attraverso questo libro e il murales, la memoria di Marco sarà sempre presente nella scuola. Marco sarà sempre qui con loro.”
Chi ha scelto la foto per realizzare il murales?
“L’abbiamo scelta io e Valerio. È una foto che non si era mai vista prima.”
Perché avete scelto proprio quella foto?
“Ho scelto quella immagine, perché, di solito, quando si parla di Marco viene sempre messa la foto di lui che sta al mare. Quella foto è molto bella, e ritrae Marco per quello che era. C’è il sole, il sorriso e il mare che amava tanto. Ma ultimamente mi fa anche male vedere sempre questa foto. E allora abbiamo deciso di utilizzare quest’altra foto. Dove lui è sempre sorridente, ma è più recente.”
Volete che la gente lo ricordi sempre così
“Si, vogliamo che venga ricordato con questo sorriso. Se avessimo messo la solita foto, passando davanti al murales, si sarebbe subito pensato al processo. Invece, con questa foto, Marco è Marco.”







