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Il silenzio che uccide: il tragico bilancio dei giornalisti morti a Gaza

Il silenzio che uccide: il tragico bilancio dei giornalisti morti a Gaza –

Da quando è iniziata la guerra tra Israele e Hamas il 7 ottobre 2023, Gaza si è tinta del silenzio più tragico: quello delle voci spezzate che cercavano di raccontare la realtà sul terreno nel Mediterraneo orientale. Un recente attacco israeliano contro l’ospedale Nasser a Khan Younis ha strappato la vita ad altri cinque giornalisti, segnando uno degli episodi più cruenti della lunga lista di vittime tra i media locali .

Secondo il Committee to Protect Journalists (CPJ), almeno 192 giornalisti e operatori media sono stati uccisi fino all’11 agosto 2025, rendendo questa guerra il periodo più letale per i professionisti dell’informazione mai registrato dal 1992 . Dati che trovano eco anche nelle cifre diffuse dalle Nazioni Unite: ben 242 giornalisti palestinesi hanno perso la vita dall’inizio del conflitto .

Fonti interne alla Striscia di Gaza, come il Gaza Government Media Office, stimano invece un numero leggermente superiore, arrivando a 226 vittime entro maggio 2025, con un ulteriore incremento fino a circa 237 entro l’11 agosto 2025 . Reporters Without Borders (RSF) nutre stime simili, quantificando la strage nel parallelo all’incalcolabile costo umano della guerra stessa .

Un’altra analisi della Watson Institute del Brown University indica che oltre 232 giornalisti e operatori mediatici sono stati uccisi entro marzo 2025, rappresentando una drammatica conferma della linea tragica intrapresa da questo conflitto .

Le discrepanze nelle cifre sono dovute a diverse metodologie e criteri di registrazione: alcune organizzazioni includono solo giornalisti uccisi in modo direttamente collegabile alla loro professione, mentre altre conteggiano ogni operatore dell’informazione deceduto nel conflitto. Tuttavia, tutte convergono sulla tremenda verità: Gaza è oggi il luogo più pericoloso al mondo per chi cerca di raccontare la guerra .

La recente tragedia all’ospedale Nasser, durante la quale almeno cinque giornalisti sono stati colpiti mentre documentavano i soccorsi, ha suscitato indignazione internazionale. L’Associated Press, Reuters, Al Jazeera e le autorità locali hanno espresso profondo sgomento, rinnovando l’appello a proteggere chi, al prezzo della vita, porta le notizie al mondo .

Oggi più che mai, il sacrificio di queste voci spezzate impone una riflessione urgente sulla sicurezza dei giornalisti e sulla necessità di tutelare l’informazione nei teatri di guerra. Ogni cronista caduto è una perdita irreparabile: non solo per i familiari, ma per l’intera comunità globale che ha diritto di sapere.