I figli del presidente onorario dell’associazione: «Nella storia dell’associazione della sezione di Ladispoli non c’è alcun riferimento all’opera»
«Ladispoli, si ricordi il fondatore dell’Avis: Goffredo Scialanga» –
Ha donato la sua vita agli altri, all’associazionismo, al volontariato, alla solidarietà. Ha dedicato la sua esistenza ai più giovani, costituendo associazioni di calcio e luoghi di ritrovo dove farli divertire per “toglierli dalla strada”. E ora i suoi figli vorrebbero soltanto che il suo nome fosse ricordato con dignità. Per quello che ha fatto. Per quello che ha dato senza mai chiedere nulla in cambio. Solo per onorare la sua memoria e aggiungere un tassello importante nella storia della città balneare.
Il suo nome è Goffredo Scialanga, “papà” dell’Avis di Ladispoli. A raccontare la sua storia sono i suoi figli: Loris, Claudio, Walter e Loredana.
Goffredo Scialanga è stato fondatore dell’Avis di Ladispoli di cui è stato presidente dal 18 gennaio 1976 al 17 febbraio 1980. Nel 1979 l’allora sindaco di Ladispoli, Crescenzo Paliotta, lo volle premiare con un riconoscimento “per la costante opera in favore dei cittadini”.
«Papà aveva montato sulla sua auto – raccontano i figli – una sirena perché trasportava lui stesso il sangue dove c’era bisogno, senza delegare nessuno».
Un amore sconsiderato e senza limiti verso il prossimo che oggi purtroppo da nessuna parte viene ricordato, come evidenzia la sua famiglia. Non una targa, non una citazione nella storia della nascita dell’avis nella città balneare. Nulla.
Ai tempi di Paliotta sindaco, qualche anno fa, si parlava di intitolare un giardino, o un altro luogo della città a Goffredo Scialanga, affinché tutti ricordassero le grandi cose che aveva fatto per la comunità. Ma ad oggi tutto tace. Anche dalla stessa Avis.
«A febbraio 2020 – si legge in una lettera che i figli di Scialanga intendono inviare all’amministrazione comunale per ottenere “giustizia” – Loris Scialanga, primogenito di Goffredo Scialanga, ha più volte avuto modo di parlare con la signora Fiorella Fumini, la quale inizialmente ha mostrato uno spirito collaborativo affinché fossero colmate le lacune sulla storia dell’Avis, proponendo per di più un incontro con tutti noi eredi nella propria abitazione, per poi rimandare e successivamente rifiutare l’incontro, celandosi dietro lo statuto dell’associazione».
Ma per i figli «non è credibile che lo statuto di una associazione possa vietare agli associati di intrattenere relazioni umane con soggetti esterni alla stessa, semmai vieta l’utilizzo dell’appartenenza all’associazione per scopi personali e di lucro».
«Non siamo procacciatori di affari come la signora ha voluto far intendere, non abbiamo mai chiesto soldi e sulla questione non ammettiamo manipolazione verbale o travisamento, semplicemente desideriamo che la memoria di chi ha fondato la sezione Avis di Ladispoli non sia lasciato nel dimenticatoio».
«E’ deludente riscontrare atteggiamenti ostili da parte di chi conosce bene la storia e l’uomo. Parliamo di un fondatore, presidente uscente con nomina di presidente onorario che si definiva “uno qualunque, uno come tanti, come tutti voi”ma che dalla stessa Avis è stato considerato meno di uno qualunque. Un uomo come tanti che ha lottato per la vita altrui, ha difeso quel diritto che in alcuni casi sarebbe stato negato».
«Tanto poco vale la memoria di chi pur avendo fatto tanto non si considerava un “superuomo”?. Lo stesso trattamento riservato ai figli ad anni di distanza dalla sua morte non fa onore a coloro che occupano oggi i vertici dell’associazione. Con l’opera portata avanti da Scialanga è stata data dignità alla vita, la stessa che è stata negata al signor Goffredo. Ebbene,m si anche una semplice omissione può calpestare la dignità».
Nella loro lettera, i figli ricordano le gesta e le opere portate avanti negli anni dal padre. Dal primo editoriale “La vita e il donatore”, il notiziario curato e finanziato dallo stesso fondatore dell’Avis, con il quale si annunciava la nascita dell’associazione, alla disponibilità del dottor Paliotta a ricoprire il ruolo di direttore sanitario della sezione di Ladispoli, quando era difficile trovare un medico per ricoprire quel ruolo.
«Da quanto a noi risulta nella storia dell’associazione della sezione di Ladispoli non c’è alcun riferimento all’opera del signor Scialanga nonché sulla nascita della medesima».
«Questo modus operandi ci ha lasciato a dir poco perplessi e con qualche interrogativo: come è possibile che in una illustrazione storica manchi ogni riferimento alla fondazione e alla persona che ne è stato artefice e promotore? Non crediamo che si sia trattato di semplice errore grossolano dal momento che anche nel sito internet dell’Avis di Ladispoli non vi è neanche un accenno alla persona fondatore ma è solo riportata la data della fondazione quasi per pura casualità».